Carlo, ingegnere inquieto: per la vita in rifugio lasciò il posto sicuro alla Campagnolo

Domenica 15 Settembre 2019 di Barbara Turetta
Carlo, ingegnere inquieto: per la vita in rifugio lasciò il posto sicuro alla Campagnolo

PADOVA/TRENTO Aveva iniziato da poco il nuovo lavoro ben lontano dagli studi in ingegneria  che nel 2013 l'avevano visto conseguire la laurea al Bo di Padova. Da gennaio Carlo Gomiero, 30 anni, si era trasferito in Trentino dove lavorava come chef al rifugio Velo della Madonna. Vicino al punto dove ha trovato la morte con l'amico Michele Chinello. La passione per la montagna era entrata nel cuore di Carlo al punto da fargli cambiare vita: un ragazzo dallo spirito libero sempre alla ricerca di nuovi stimoli. A fine  2018 aveva lasciato l'impiego nella nota azienda Campagnolo di Vicenza, dove si occupava di sviluppo di nuove tecnologie per il ciclismo. Qui Gomiero aveva trovato la sua collocazione da ingegnere, ma la voglia di nuove esperienze lo aveva portato a cambiare strada.

 

Appassionato di arrampicate in montagna, il giovane  aveva anche avuto un passato sportivo di tutto rilievo nel canottaggio alla Canottieri di Padova dove  da ragazzo aveva ottenuto ottimi risultati nelle competizioni nazionali juniores. Praticava questo sport insieme alla sorella Arianna. Nel 2007 i due fratelli di Villafranca Padovana conquistarono il titolo italiano di remoergometro: Arianna conquistò il tricolore nella categoria seniores, Carlo in quella juniores. E sempre con la nazionale junior di canottaggio Carlo si preparò per Olimpiadi di Pechino 2008. La passione per l'attività sportiva lo ha sempre accompagnato nelle varie fasi della sua vita.
Negli ultimi tempi era rifiorito anche l'interesse per la cucina, passione e tradizione familiare. Carlo Gomiero si chiamava come il nonno paterno che nel 1941 aveva preso in gestione l'osteria del paese nella frazione di Taggì di Sopra, diventata nel tempo il noto ristorante Dai Grandi. Il papà Antonio Gomiero e la mamma Leonia Furlan hanno poi dato al locale quell'impronta che fece la sua fortuna. Passarono di lì infatti, in questo piccolo angolo della provincia di Padova, anche volti e nomi noti, soprattutto dall'85 al 95 quando Antonio, che negli anni aveva dato vita alla sua idea di buona cucina e menù con prodotti tipici, inventò, organizzò e lanciò un premio letterario. Di quel periodo sono stati conservati, con tanto di firme e foto, i menù ideati dagli scrittori Mario Rigoni Stern, Jorge Amado, Dino Coltro e dallo psichiatra Vittorino Andreoli. Il ristorante è rimasto aperto fino al 2001, finché la famiglia è riuscita a seguire l'attività per poi concentrare le forze sul bar-tabaccheria che è stato ceduto nel 2017.
 

Ultimo aggiornamento: 16 Settembre, 08:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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