Alpinisti "caparbi" salvati dopo 3 giorni: il conto sale a 22.500 euro

Martedì 3 Settembre 2019 di Andrea Zambenedetti
Alpinisti "caparbi" salvati dopo 3 giorni: il conto sale a 22.500 euro
19

BELLUNO Sono le due di domenica notte quando il cellulare di Giuseppe Zandegiacomo suona. Il capostazione del Soccorso alpino di Auronzo è di turno e il 118 gli chiede di prendere contatto con due alpinisti spagnoli bloccati mentre provano a scalare le Tre Cime di Lavaredo. Comincia con un messaggio Whatsapp l'infinita due giorni dei soccorritori di Veneto e Pusteria che invano hanno più volte provato ad aiutare due spagnoli in difficoltà: la coppia ha rifiutato un passaggio dell'elicottero domenica mattina e lo ha fatto di nuovo lunedì, trascorrendo 72 ore in parete e due notti all'addiaccio. 
IL CONTO Finirà con un conto, per i due, da quasi 22.500 euro. Il massimo fissato dalla giunta regionale è, infatti, di settemila cinquecento euro per ogni intervento non sanitario. Non era la prima volta che la coppia finiva nei guai: martedì era stata soccorsa di rientro dalla normale che porta alla Cima Grande. «Una sequenza che forse può anche rivelare dei profili penali per procurato allarme» ipotizza Fabio Rufus Bristot, delegato nazionale del Soccorso alpino. Nel primo pomeriggio di ieri la situazione si è sbloccata: i soccorritori hanno inviato ai due una relazione dettagliata spiegando ai due di dove si trovassero, aggiungendo che era l'ora di tornare con i piedi per terra. 
LA VIA CASSIN David Crespo Martinez, 45 anni, spagnolo di Barcellona, la compagna Susana Delhom e i genitori di lui erano al rifugio Auronzo con due camper da qualche tempo. Sabato, a 2320 metri sul livello del mare, la comitiva si divide. Il 45enne e la donna, che di anni ne ha 36, prendono l'attrezzatura e iniziano a salire. Nel cuore della notte, non vedendoli rientrare, la madre settantenne si preoccupa e chiede aiuto. 
Zandegiacomo invia il messaggio: «what's your name, David mi ha risposto, e da quel momento non abbiamo smesso di scriverci, anche io sono stato sveglio due notti. Rare le telefonate, per risparmiare la batteria». Si allacciano i contatti e il capostazione «usando Google translate, perché io non parlo spagnolo» prova a localizzarli. Quelle montagne, lui, le conosce come le sue tasche. Quando sorge il sole l'elicottero dell'Air service center, imbarca il personale del Soccorso alpino e della finanza e si avvicina alle pareti per una ricognizione. Prima delle otto del mattino l'allarme è cessato: la coppia si trova a metà della via Cassin sulla Ovest, dove ha trascorso la notte. Dopo neppure un'ora è l'elicottero di Pieve di Cadore a tornare alla piazzola del rifugio Auronzo. La madre dell'alpinista, terrorizzata per la sorte del figlio, si sente male. L'equipe medica viene sbarcata e la assiste.
L'ESAME DELLE FOTO La giornata di domenica scorre ma prima che i due riescano a raggiungere la vetta cala di nuovo il sole. Inutile anche l'invio delle dettagliate relazioni del soccorso alpino: «Gli ho praticamente scritto siete qui, dovete andare qui» ricostruisce Zandegiacomo. A quel punto un solo consiglio: «Aspettate il sole, non mettetevi in pericolo, siete stanchi». Siamo a lunedì mattina, le comunicazioni si fanno complicatissime. I familiari della coppia non riescono a darsi pace e richiedono un nuovo intervento dell'elicottero, tocca a Leone 1 che si alza in volo dal Ca' Foncello, a Treviso. La coppia rifiuta ancora il soccorso. Il meteo non promette nulla di buono: «Ancora pochi minuti - spiega Luca Facciotti del Soccorso Avs della Pusteria - e sarebbe stato complicato aiutarli, arrivare da terra non era possibile a causa delle precipitazioni». Gli abbiamo spiegato la situazione. Alle 16 (è la quarta volta che un elicottero arriva in zona tre volte per la coppia, una per soccorre la 70enne) il velivolo dell'Aiut Alpin Dolomites di Bolzano si avvicina a Cima Ovest. 
Il tecnico del soccorso viene sbarcato sulla cengia. La coppia viene fatta spostare e aiutata a salire. «Pensavamo di essere quasi in cima» è l'unica cosa che riescono a dire quando vengono recuperati. «Vorrei proprio conoscerli» è l'unica cosa che riesce a dire Zandegiacomo.


    

Ultimo aggiornamento: 13:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci