Rivoluzione, i dem veneti: «Da Zaia parole eversive», il leghista: «Sono gandhiano»

Domenica 1 Settembre 2019 di Angela Pederiva
Rivoluzione, i dem veneti: «Da Zaia parole eversive», il leghista: «Sono gandhiano»
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Visto dal vivo alla festa della Lega, a Conselve venerdì sera, Luca Zaia sembrava tutto fuorché un pericoloso sovversivo: gli abbracci con i militanti, le foto con i bambini, gli autografi sulle magliette. Ma le parole hanno un peso, specialmente se lette a distanza, fuori dall'enfasi del comizio. E così la conclusione del suo intervento, dal palco condiviso con il segretario federale Matteo Salvini («Vi aspetto in strada, pronti per la rivoluzione»), ha scatenato ancora nella notte una raffica di reazioni indignate soprattutto in zona Partito Democratico, tanto da indurre ieri il governatore a precisare il senso pacifista delle sue dichiarazioni.
ACCUSE E DIFESA
All'attacco Alessia Rotta, vicepresidente vicaria dei deputati del Pd: «Il presidente Zaia ha perso il controllo. Invita a scendere in strada ed essere pronti alla rivoluzione, parole che sono eversive e lesive di uno stato di diritto». Sulla stessa linea la senatrice dem Daniela Sbrollini: «Sono toni inaccettabili per chi rappresenta le istituzioni e governa una Regione». Zaia ha voluto spiegare cosa intendeva, quando ha chiamato il popolo leghista agli appuntamenti di Pontida del 15 settembre e di Roma del 19 ottobre: «Chi mi conosce sa che quando parlo di rivoluzione io intendo la rivoluzione della democrazia, quel cambiamento, anche epocale, che viene dalla forza delle idee e dall'impegno politico. Se qualcuno pensa che io mi possa riferire alla iconografia e alla pratica della rivoluzione violenta e cruenta, o non conosce la mia storia politica, o è in malafede. A chi mi ascoltava ho detto che è il momento di scaldare i motori per tornare sulle piazze con il gazebo, insieme ai cittadini; la nostra unica forza è sempre stata quella di essere a fianco della gente. Il mio non è un messaggio sovversivo o una chiamata alle armi. Se uso questo termine, intendo una rivoluzione gandhiana, non violenta».
CONTRADDIZIONE
Ma per il Pd, resta la contraddizione politica. Dice il senatore Andrea Ferrazzi: «Zaia vaneggia chiamando tutti in strada per la rivoluzione. Lo fa per evidenti difficoltà che cerca di nascondere con i proclami. La Lega non solo ha fatto saltare il governo per ottenere pieni poteri trovandosi invece con un pugno di mosche, ma in 15 mesi di governo a traino Salvini non ha portato a casa nulla nella direzione dell'autonomia. Zaia lo sa bene e ha paura che i veneti chiedano a lui e al suo capo il conto di questo fallimento». Ironizza il capogruppo regionale Stefano Fracasso: «Ha ragione il superpresidente a prendersela con chi ha spinto (forse) il paese in braccio ai grillo-comunisti, anch'io se trovassi quel tale per strada gli direi che è stato davvero un incosciente, un pazzo scatenato... se non fosse che stava proprio li al suo fianco, stesso palco, stesso tendone, stesso microfono. Il suo super-ex-ministro». Interviene anche Leu con il consigliere regionale Piero Ruzzante: «Dopo 14 mesi di annunci e penultimatum in cui te ne sei stato zitto e buono con il governo amico, ora che capitan Mojito Papeete se ne esce dal governo, solo ora capitan Zaia invochi la rivoluzione?».
NIENTE AVENTINO
Intanto all'interno della Liga Veneta è polemica per il messaggio con cui l'eurodeputato Toni Da Re aveva lanciato l'idea dell'Aventino. «Sarebbe il suicidio della Lega commenta Luca Tollon, segretario del Veneto Orientale . Oggi i militanti ci chiedono di andare in piazza, non di ritirare i nostri parlamentari che, se nascerà il governo Conte, dovranno fare un'opposizione dura ed intransigente».
 
Ultimo aggiornamento: 15:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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