Pause pranzo troppo lunghe, i giudici: «Licenziamento giusto»

Domenica 25 Agosto 2019 di Vincenzo Caramadre
Pause pranzo troppo lunghe, i giudici: «Licenziamento giusto»
Dilungarsi troppo nella pausa pranzo può essere uno motivo più che fondato per essere licenziato. Lo ha stabilito la Cassazione pronunciandosi, dopo cinque anche di battaglia giudiziaria, sul caso di un postino ciociaro.
I giudici hanno respinto il ricorso del portalettere contro Poste Italiane. La società lo aveva licenziato per giusta causa perché, stando agli accertamenti svolti, si era intrattenuto al ristorante «in due occasioni assieme ad altre persone ben oltre l'orario di pranzo previsto, lasciando nel contempo incustodita la posta assegnatagli e il mezzo in dotazione. Il tutto senza aver completato il suo lavoro per non aver consegnato due plichi».

LA BATTAGLIA IN AULA
La querelle giudiziaria risale al 2014 davanti al tribunale del lavoro di Cassino al quale chiese l'annullamento del licenziamento per giusta causa e il reintegro. In sostanza, dalla difesa dell'uomo, fu sostenuto che, per l'atteggiamento avuto, sarebbe bastata una sanzione disciplinare, ma non certo il licenziamento. Dopo il tira e molla, tra citazione, testimonianze e deduzioni varie, il 5 aprile 2017 il Tribunale di Cassino ha confermato il licenziamento. La questione è finta poi dinanzi alla Corte d'Appello di Roma, stesso esito con sentenza pronunciata il 2 novembre 2017.

LE MOTIVAZIONI
L'ultimo atto qualche giorno fa, quando la Corte di Cassazione, ha confermato i due pronunciamenti del Tribunale di Cassino e della Corte d'appello di Roma. Secondo i supremi giudici l'atteggiamento di chi non si reca a lavoro è omologabile al comportamento di chi si reca a lavoro ma si «sottrae all'adempimento della prestazioni». Insomma, anche se si va per le lunghe a pranzo, si può essere considerati degli assenteisti.
Una sentenza, quella del 22 agosto scorso, che conferma la consolidata giurisprudenza in tema di garanzia della prestazione dei portalettere i quali devono rispettare alla lettera gli orari previsti dal contratto di lavoro per la pausa pranzo.

IL PRECEDENTE
Pochi giorni fa un'altra postina di 26 anni del Cassinate è finita nei guai mentre lavorava per una questione altrettanto singolare. La portalettere è rimasta coinvolta in un incidente stradale ad Atina e dai controlli dei carabinieri intervenuti sul posto è emerso che assieme a lei c'era la madre, ex postina, presente in quella circostanza forse perché stava aiutando la figlia ad orientarsi nella consegna della corrispondenza in una zona non facile come la Valle di Comino.
Una giustificazione che non ha fatto venire meno le responsabilità della giovane postina, almeno secondo i carabinieri che l'hanno denunciata per peculato per aver utilizzato un bene destinato a un servizio pubblico (l'auto delle Poste) per fini privati (il trasporto della madre).

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA