Nervi tesi nel Pd, renziani accusano Gentiloni: «Non vuole accordo di governo con M5s»

Venerdì 23 Agosto 2019
Renzi e Gentiloni
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Lezione a porte chiuse su Machiavelli al corso di politica di Matteo Renzi, la tiene il professor Gianluca Briguglia. Alla fine il senatore prende il microfono e spiega agli allievi under 30 come Paolo Gentiloni ha secondo lui tentato di far fallire la trattativa Pd con i M5S, ponendo diktat a mezzo stampa.

Qualcuno registra l'audio, ieri, e lo manda a Repubblica.it e Huffington Post, che lo mettono online. Così le opinioni di Renzi, già circolate, prendono maggiore corpo. «Una vicenda piccolina, non come la lezione su Machiavelli - dice Renzi nella registrazione -, ma insomma evitiamo di 'ingaglioffircì anche noi».
 


Difficile mentre il Pd sta per mettersi al tavolo con il nemico giurato degli ultimi anni per tentare di formare una nuova, clamorosa maggioranza di governo. Un esito auspicato a dir poco dall'ex Rottamatore, che per primo ha proposto l'intesa, scavalcando il segretario Nicola Zingaretti. Il quale, di fronte al fatto che Renzi insista ancora oggi con i suoi di aver sventato il presunto sabotaggio, interviene duro: «Non è mai esistita ovviamente nessuna manovra del Presidente Gentiloni per far fallire l'ipotesi di un nuovo Governo - scrive in una nota il leader dem - e sostenerlo è ridicolo e offensivo».

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«Stiamo nel pieno di consultazioni delicatissime e stiamo lavorando tutti insieme per raggiungere un obiettivo difficile: quello di dare vita a un Governo di svolta per cambiare l'Italia - afferma ancora Zingaretti -; e questo passa per uno spirito unitario, per difendere contenuti storia e valori del Pd».

Gli dà manforte il vicesegretario vicario Andrea Orlando: Facciamo tutti un po' silenzio. Nel partito gli esponenti della maggioranza stigmatizzano l'uscita di Renzi, da Francesco Boccia a Gianni Cuperlo. A difenderlo Ettore Rosato, vicepresidente della Camera: Non c'è nessuna minaccia, solo la fedele ricostruzione di ciò che è successo ieri. E la difesa della linea espressa uscendo dalle consultazioni dal segretario Zingaretti con cui Renzi è in costante contatto. 

La guerriglia strisciante nel partito che avvia il dialogo con il MoVimento sembra spegnersi nelle ore pomeridiane e serali, quando arrivano i primi esiti positivi dell'incontro tra le due delegazioni. Renzi è chiuso di nuovo in sessione a porte chiuse al Ciocco con i suoi allievi, nel resort sulle colline sfilano parlamentari Pd per i tavoli tematici con i ragazzi in stile Leopolda. Ma prima della tregua il senatore ai suoi - e non solo a loro - affida altri messaggi. Ragiona su possibili premier - il nome nuovo è l'ex ministro Massimo Bray -, poi su Zingaretti dice: »Nicola deve decidere se vuole dare il colpo di grazia a Salvini, che mi sembra un pugile suonato, formando un governo che lo tenga lontano dal potere - avrebbe detto Renzi -, oppure dargli l'opportunità di rialzarsi con le elezioni. Ha più interesse a liberarsi di lui o dei renziani in Parlamento (attraverso il voto, ndr)?.

Sullo sfondo, la pistola sempre carica della scissione. Non è detto che il Pd arrivi tutto insieme alle elezioni, dice nell'audio rubato. E stasera, al Ciocco, karaoke.

Ultimo aggiornamento: 20:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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