Spiaggia fascista, la Procura apre inchiesta sulla "cacciata" della turista di colore

Venerdì 23 Agosto 2019 di Nicola Munaro
Gianni Scarpa. Spiaggia fascista, la Procura apre inchiesta sulla "cacciata" della turista di colore
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SOTTOMARINA (CHIOGGIA) - Un'inchiesta a modello 45, senza cioè un reato né tantomeno un indagato, è stata aperta dal procuratore aggiunto di Venezia, Paola Mossa, su quanto successo a Ferragosto alla spiaggia Punta Canna di Sottomarina, dove due donne (di cui una di colore) si sono allontanate per via degli inni al fascismo e a Mussolini lanciati dall'ex gestore della spiaggia, Gianni Scarpa, dalla torretta e dall'altoparlante di Punta Canna.

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Come detto Scarpa al momento non è indagato e non gli viene fatta nessuna contestazione formale.
Il fascicolo aperto dall'aggiunto Mossa ha al suo interno soltanto la relazione dei carabinieri di Chioggia, chiamati a Ferragosto dalle due donne, dopo che avevano abbandonato lo stabilimento - tra i più noti di Sottomarina - dove si  stava svolgendo una festa destinata ai clienti. E proprio durante quella festa Scarpa si era lasciato andare manifestando senza alcuna censura la propria idea politica.
I DUE VIDEOIn procura non ci sono però ancora i due video registrati da uno dei partecipanti alla festa e acquisiti dai carabinieri. Sono le riprese di due momenti della festa: nel primo si vede Gianni Scarpa interrompere la canzone La pelle nera, brano must di fine anni Sessanta, gridando dal microfono: «Io vorrei Benito Mussolini» per poi sciogliersi, emozionarsi e lasciarsi andare - assieme ad altri bagnanti - in un saluto romano sulle note di Faccetta nera, canzone simbolica del ventennio fascista. Nel secondo video invece è Scarpa che passa parola e microfono ad un altro ospite che dalla torretta recita a memoria il discorso di Mussolini pronunciato il 10 giugno 1940 nel dichiarare l'entrata in guerra dell'Italia. Sarebbero state quelle parole a offendere le due donne - una trentenne di colore padovana e una sua amica cinquantenne - che hanno avvicinato Scarpa chiedendo spiegazioni e poi allontanandosi dalla spiaggia, non prima di aver chiamato i carabinieri e aver raccontato i loro ultimi minuti tra le musiche e le parole di Punta Canna. 
«Ho solo detto di votare Salvini e la Meloni», si era giustificato il giorno dopo l'ex gestore dello stabilimento, quando ormai il caso aveva riportato su Punta Canna l'attenzione mediatica. Mentre è di mercoledì la decisione del gestore della spiaggia - che si è scusato con le due donne, esprimendo solidarietà e invitandole a tornare - di impedire ogni comunicazione dall'altoparlante agli ospiti della spiaggia.
IL PRECEDENTEScarpa e Punta Canna erano già balzati agli onori delle cronache nell'estate 2017 quando lo stabilimento si era guadagnato l'appellativo di spiaggia fascista perché Scarpa, all'epoca gestore, reggeva lo stabilimento balneare in un suo personale regime, inneggiante a «ordine, pulizia e disciplina», tra cartelloni osannanti al duce e al ventennio. Gesti che gli costarono la denuncia per apologia del fascismo, poi archiviata.
Nicola Munaro

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