Treviso. Scandalo alloggi popolari. «In 1400 senza casa è il vero problema»

Venerdì 9 Agosto 2019 di Paolo Calia
Treviso. Scandalo alloggi popolari. «In 1400 senza casa è il vero problema»

TREVISO - «Ci stiamo concentrando troppo sui canoni tralasciando tutti gli aspetti positivi di questa legge». Luca Barattin presidente dell'Ater provinciale, sta tentando di mantenere la rotta in questi giorni di burrasca e polemiche. E tenta anche di allargare lo sguardo tratteggiando una situazione molto complicata, quella di chi è in attesa di una alloggio: «Nel 2017 avevamo una graduatoria di 1600 famiglie in lista di attesa. In due anni siamo riusciti a soddisfare solo il 10% delle domande, ne restano ancora 1400 nella sola provincia di Treviso».
Barattin, ci indichi gli aspetti di questa legge fino a oggi ignorati.
«Per esempio le assegnazioni. È stata creata una piattaforma regionale che prenderà domande e assegnatari e farà gli abbinamenti in modo molto trasparente: a tot persone, tot metri quadri, con criterio». 
Resta comunque la questione dei canoni, più alti. 
«Sono canoni ponderati sulle capacità di ogni inquilino. Un algoritmo tira fuori due canoni: il primo personalizzato e il secondo definito sopportabile. Il primo incrocia la situazione reddituale e l'appartamento attualmente occupato e si comporta come la legge vecchia; Il secondo, quello sopportabile, tiene conto dell'Isee Erp basato sul reddito e sul 20% del patrimonio, di questo totale l'Isee Erp equivale a massimo il 25%. Per stabilire l'affitto viene sempre scelto il minore tra i due canoni».
Zeno Giuliato afferma che con la nuova legge le case popolari diverranno inaccessibili per gli operai.
«Non è così. Prendiamo il caso di un operaio con un reddito di 1300 euro netti al mese, con moglie e figlio a carico. In questo caso verrebbe fuori un Isee Erp di 10.500 euro, quindi sotto i 20mila euro richiesti per accedere agli alloggi. Se la famiglia ha più figli, l'Isee Erp è ancora più basso».
Manca il conteggio della casa.
«La famiglia con questo Isee Erp ha diritto a una casa tra i 65 e i 75 metri quadrati. Prendiamo quindi un alloggio da 70 metri quadri: il canone sostenibile sarà di 245 euro al mese, quello personalizzato 130 euro al mese, il 10% dello stipendio. Sul libero mercato, per un appartamento analogo, sono 500 euro al mese».
Morale?
«Che una famiglia normale nelle case popolari ci entra». 
La vostra lista d'attesa è però molto lunga.
«Negli ultimi cinque anni ai bandi hanno partecipato persone con un Isee Erp medio di 5500 euro, che vuol dire canoni d'affitto sotto i 100 euro mensili. Quello dei canoni alti è il problema di chi c'è dentro adesso».
Intanto ci sono anche i furbetti che pagano affitti minimi con conti in baca corposi. Farete delle azioni?
«La prima cosa sarà valutare i canoni caso per caso. Sicuramente si tratta di nuclei familiari presenti negli alloggi da tanto tempo, altrimenti non sarebbero potuti entrare. Pagavano un canone irrisorio perchè calcolato sullo stipendio. Segnaleremo tutto alla Regione che poi valuterà». 
Altro tema: i contratti a tempo determinato. 
«La nuova legge limita la durata dei contratti a cinque anni, poi la situazione viene rivista. Prima andavi in decadenza solo quando superavi i 34mila euro di reddito o non pagavi quattro mesi di bollette. E abbiamo avuto casi di inquilini che non pagavano nemmeno 10,4 euro al mese». 
Avete già provveduto a introdurli?
«Al momento non sono stati fatti contratti nuovi, ma solo adeguati quelli esistenti con i nuovi canoni ».
Secondo lei cosa porta in più la nuova legge?
«È una legge che apre spazi a chi fa domanda per un alloggio avendo poco o niente. La casa popolare non è a tempo indeterminato: quando finisce lo stato di disagio si fa spazio a chi ha bisogno». 
Resta la questione di tanti anziani che temono di perdere il proprio alloggio.
«La Regione ci ha chiesto di valutare tutti i casi, poi farà le scelte per tutelare gli anziani e per capire quanto incide il patrimonio sul canone».
Intanto che direttive avete?
«Di applicare i nuovi canoni. Non è prevista nessuna sospensione, poi ci potranno essere eventuali rimborsi dopo l'esame dei singoli casi».
Quante sono le situazioni a rischio?
«Su 4300 contratti attivi, duecento sono risultati non corrispondenti alla legge. L'85% di questo ha un Isee Erp sotto i 20mila euro e il 15% sopra i 20mila euro: questi sono quelli che hanno i famosi 24 mesi per mettersi in regola, poi la loro situazione verrà rivista. Però tra gli assegnatari il 15% ha avuto delle riduzioni di canone, anche importanti».
Paolo Calia

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