Due ricoveri per malaria all'Usl Dolomiti e nove casi di encefalite da zecche

Domenica 21 Luglio 2019 di Alessia Trentin
Due ricoveri per malaria all'Usl Dolomiti e nove casi di encefalite per zecche (Foto di Gianni Crestani da Pixabay)
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BELLUNO - Nove casi di tbe e due di malaria dall’inizio della stagione calda, per l’Usl 1 Dolomiti. Il consiglio del primario del reparto Malattie infettive Ermenegildo Francavilla è per tutti lo stesso: «Fate la profilassi». Insomma, le zecche stanno recuperando il tempo perso. Perso a maggio e ai primi di giugno, quando temperature basse per la media stagionale e piogge hanno fatto abbassare l’allerta dei bellunesi e azzerato, d’altra parte, le escursioni nei boschi. Tra i casi finiti all’ospedale anche due bambini, di cui uno ricoverato e l’altro tenuto sotto controllo con periodiche visite in reparto. «Ma – spiega Francavilla – 9 sono solo i casi notificati, possono essercene stati altri». Dei nove, solo 3 o 4 hanno avuto bisogno del ricovero in reparto. Per gli altri, una volta accertata la presenza del virus mediante i prelievi, è stato sufficiente il monitoraggio in quanto la patologia non interessava il sistema nervoso  centrale e la malattia si manifestava con gli stessi sintomi di una febbre ovvero febbre, nausea, vomito, mal di testa. «Ci sono forme di encefalite da morso da zecca che interessano il sistema nervoso centrale e altre che danno solo febbre e altri sintomi curabili da casa – spiega il primario -. Non esiste una cura specifica, si tratta di un virus e solo pochi virus dispongono di terapie ad hoc». Al momento non ci sono ricoverati, ma il medico si attende nuovi casi da qui a settembre. D’altra parte se maggio e giugno si sono conclusi praticamente senza escursioni e gite per bellunesi e turisti, è da luglio che la stagione delle uscite all’aperto è entrata nel vivo e se il meteo continuerà a essere clemente allora proseguirà per tutto il prossimo mese e oltre. Un tempo più che sufficiente per raggiungere i numeri dello scorso anno, quando i casi diagnosticati erano stati 19 e a metà luglio erano già 13. 
LA DIFFUSIONE
Non ci sono strumenti per sapere con certezza quante siano le zecche nel territorio, naturalmente, e quelli a disposizione dei servizi sanitari sono empirici. Solitamente si stende un panno bianco di un metro quadro e lo si trascina nella zona individuata per qualche metro, per capire alla fine quanti parassiti restano attaccati. Non è chiaro nemmeno dove siano i focolai, anche se ben 4 casi su 9 quest’anno arrivavano dal Cadore. «In passato erano state individuate zone calde nel Longaronese, Nevegal, Quantin e nella zona del Mis – spiega Francavilla -, ma ora non abbiamo dati certi per capire quali siano le attuali. Ci vuole una casistica corposa, per un caso non si può parlare di focolaio». 
LA MALARIA
A tenere occupati i medici del reparto Malattie infettive nelle scorse settimane sono stati anche due pazienti affetti da malaria. Un cittadino di origine nigeriane che, tornata in patria per un periodo ha contratto il virus, e un ingegnere rimasto in Ghana per qualche mese per motivi di lavoro. In entrambi i casi il ricovero è durato tre giorni, poi i pazienti sono stati dimessi. «Il consiglio è di seguire la profilassi se ci si reca in zone dove ci sono zanzare infette – conclude il primario -, mentre per chi si ferma parecchio tempo nel luogo non ci sono prevenzioni ma l’importante è diagnosticare in tempo la malattia e curarla come tale».
Ultimo aggiornamento: 11:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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