L'ultimo messaggio di Leo: «Mamma sto tornando», poi il silenzio /Foto

Martedì 16 Luglio 2019 di Davide De Bortoli e Fabrizio Cibin
Leonardo GIrardi ed Eleonora Frasson. L'ultimo messaggio di Leo: «Mamma sto tornando», poi il silenzio
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SAN DONÀ-MUSILE (VENEZIA) -  E adesso si faccia giustizia. Questo chiedono i genitori dei quattro ragazzi morti a Jesolo senza colpe, a causa di un'auto che li ha speronati. E questo chiede anche il padre di Giorgia Diral, l'unica superstite. Che è ovviamente felice di poter ancora abbracciare la figlia, ma ancora sotto choc per la sorte toccata agli amici della ragazza. Tanto da sentirsi come un papà che ha perso quattro figli.




«Mi auguro - ha detto ieri ai giornalisti Paolo Diral, il papà di Giorgia - che la giustizia faccia la sua parte nei confronti della persona che ha provocato l'incidente. Ed ora vorrei incontrare quei due giovani che si sono tuffati nel tentativo di salvare i nostri ragazzi: è memorabile sapere che ci sono persone che non si girano dall'altra parte quando vedono qualcuno in difficoltà».
 
Diral ha accettato di parlare ai giornalisti, per ringraziare e per poi chiedere il silenzio, ovvero il rispetto del dolore di queste famiglie, dei genitori di Riccardo, Eleonora, Giovanni e Leonardo che non ci sono più. «Per la nostra comunità sono giorni difficili. Ho però accettato di incontrarvi perché voglio pubblicamente ringraziare tutti quelli che sono intervenuti per cercare di aiutare i nostri figli: le forze dell'ordine, i vigili urbani, i pompieri, il personale medico e infermieristico intervenuti, che sono stati umani, ma anche altre persone che non conosco e che hanno cercato di essere vicini ad aiutare anche Giorgia. In particolar modo la signora che ha dato il telefono a mia figlia per potermi chiamare nel pieno della notte. A quel ragazzo che ha agganciato la macchina nel tentativo di tirarla fuori dal canale che però gli si è rotta e per questo non ha potuto fare altro, ma lo ringrazio tantissimo. Ai due giovani che si sono gettati in acqua per cercare di aiutare i nostri ragazzi. Alla ragazza che ha segnalato la presenza di una macchina che zigzagava già da qualche chilometro prima. E le persone che ci sono state vicine in modo discreto. Sono fortunato oggi, perché Giorgia è qui. Ma è come se avessi perso quattro figli, gli amici di una vita di Giorgia. Ho accettato di parlarvi perché vorrei chiedervi un aiuto: abbiamo bisogno di sedimentare quanto è successo e che venga rispettato il nostro immenso dolore; vi chiedo, pertanto, di lasciarci tranquilli, per avere modo di ritrovare una tranquillità che in questo momento che le nostre famiglie stanno cerando». 

LE FAMIGLIE
Le famiglie di chi non ce l'ha fatta vivono momenti di vera disperazione. Milena Smaniotto è la madre di Leonardo Girardi. Il giorno dopo la tragedia indossa una maglia Calvin Klein che le ha regalato il suo Leonardo. Cerca di farsi forza ma non è facile, troppi pensieri affollano la sua mente ma di una cosa è certa: «Voglio giustizia - spiega frastornata - Era il mio unico figlio, vivevo per lui. Domenica all'1.15 mi aveva scritto: Mamma sto tornando, perché doveva aprire il negozio all'Outlet alle 8.30. Gli ho risposto: Ok dai movete ma vedevo che non visualizzava il messaggio. Alle 2 doveva ancora tornare e ho iniziato a cercare gli altri amici che erano con lui non ottenendo risposta. Poi ho aperto una pagina facebook con la foto dei Vigili del fuoco che avevano tirato su una macchina. Mi è crollato il mondo addosso. Ho contattato Letizia, mamma di Eleonora, e siamo partite. Ma sul canale non ci hanno fatto avvicinare. Il cuore mi scoppiava. Leonardo era un ragazzo educato e coscienzioso, per lui era importante il lavoro, la famiglia, la fidanzata. In cielo ci sono quattro angeli, ragazzi d'altri tempi». 

Il giorno dopo la tragedia è unanime la richiesta di giustizia dei familiari delle vittime dell'incidente stradale di Jesolo. E tutti tengono a sottolineare che quei quattro giovani avevano la testa sulle spalle: «Non correvano in auto, non avevano l'abitudine di bere, erano ragazzi attaccati a dei valori». Erano amici da sempre: da quando frequentavano l'asilo a Musile, passando negli stessi banchi di scuola, le superiori all'Alberti, poi ognuno aveva seguito la sua strada ma la vita non li aveva divisi, anzi aveva cementato quei rapporti, facendo sbocciare sentimenti d'amore».
Davide De Bortoli
Fabrizio Cibin

Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 00:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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