Madre musulmana minacciò di gettare acido sulle assistenti, condannata

Sabato 29 Giugno 2019
Madre musulmana minacciò di gettare acido sulle assistenti, condannata
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PORDENONE - «Guarda che noi siamo musulmani, vi taglio la gola, vi uccido, vi taglio la testa..». Era furibonda la madre tunisina di 45 anni che nel settembre 2014 minacciò gravemente il fidanzatino della figlia e la stessa madre. Se la prese anche con un'assistente sociale del Comune di Spilimbergo, ma in quel caso le minacce verbale si sono trasformate in resistenza a pubblico ufficiale. La donna ieri è stata condannata dal giudice onorario Andrea Scorsolini (vpo Patrizia Cau) a 1 anno e 2 mesi di reclusione.
 
La vicenda si inquadra in un contesto di forti tensioni familiari, sottolineato anche dalla difesa, ieri rappresentata dall'avvocato Ivan Cesaratto. La donna, preoccupata per le frequentazioni e i comportamenti della figlia, aveva cercato di impedirle di frequentare un fidanzatino. Era convinta che la figlia potesse entrare nel tunnel della droga per colpa del ragazzo. L'intervento dei Servizi sociali e la sospensione della responsabilità genitoriale da parte del Tribunale per i minorenni di Trieste, aveva scatenato le sue violente reazioni. «Digli a tuo figlio che mi fratello lo sta cercando - aveva detto a una delle vittime telefonicamente - Aspetta ad andare dai carabinieri perchè così fai tutto insieme, c'è mio fratello ed altri che cercano tuo figlio e ti faccio trovare la testa da una parte e il corpo dall'altra, vi stiamo cercando, vi faremo a pezzi».
Secondo la difesa a parlare era una madre esasperata, che si era scagliata anche contro due assistenti sociali che aveva seguito il caso: «Se succede qualcosa a mia figlia - era stata la minaccia rivolta durante un incontro negli uffici comunali - questa volta arriva l'acido».
Dopo quegli episodi, la donna aveva adottato comportamenti più accorti e rispettosi nell'intento di ricucire il rapporto con la figlia. Anche il Tribunale per i minorenni ne aveva tenuto conto, tanto da revocare la sospensione della potestà genitoriale. «Questo fa pensare che abbia riflettuto sull'accaduto e ripensato al suo atteggiamento», ha rimarcato la difesa chiedendo l'assoluzione o, in caso di condanna, che fossero concesse le generiche. La pubblica accusa aveva concluso per nove mesi di reclusione, pena che il giudice ha ritenuto di aggravare.
C.A.© RIPRODUZIONE RISERVATA
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