Palazzo Chigi frena l'autonomia:
muro M5S, scontro sulle Camere

Mercoledì 26 Giugno 2019 di Diodato Pirone
Matteo Salvini
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 «Le cose vanno fatte bene». Così, a sera, Matteo Salvini risponde centellinando le parole in diretta tv alla domanda se l'intesa sull'autonomia differenziata andrà oggi davvero in Consiglio dei ministri come la Lega chiede da giorni. «Lavori in corso», spiega ancor più cauto il vicepremier, riferendosi al vertice notturno in corso a palazzo Chigi, «c'è ancora qualche discussione a livello di burocrati ministeriali che la riforma non la vorrebbero, ma noi pensiamo che decentrando a livello locale le cose si fanno meglio». Cautela, appunto. A tarda notte esce un'altra versione: l'intesa non sarà in Cdm oggi. Una fumata nera: la prossima riunione tecnica è prevista tra una settimana. Dal Carroccio se la prendono «con i burocrati», dietro ai quali, secondo i leghisti, si nasconde «il M5S che fa muro». Il Movimento fa trapelare subito questa risposta: «Le riunioni servono per far condividere le cose. Quando si governa in due le cose si fanno in due. Quindi nessun blocco».

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Non proprio i toni con cui si era aperta la giornata. Di prima mattina, ancora di ottimo umore per gli esiti del comitato Olimpico di Losanna, Salvini assicurava che l'Autonomia regionale cara alla Lega - lo spacca-Italia a sentire invece gli alleati 5Stelle - era in dirittura d'arrivo già domani. «A Roma tutta si ingolfa, meglio se corrono gli enti locali».
Ed effettivamente in serata, Salvini, con Luigi Di Maio, la ministra per gli Affari regionali Erika Stefani, il viceministro all'Economia Massimo Garavaglia, il ministro ai Rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro, e il sottosegretario agli Affari Regionali Stefano Buffagni, si sono riuniti a Palazzo Chigi per fare un punto con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

L'obiettivo della Lega è tesaurizzare lo slancio olimpico e portare oggi in Consiglio dei ministri l'intesa con le Regioni tanto cara proprio ai governatori vincitori della partita sportiva, Luca Zaia e Attilio Fontana. I 5Stelle, al contrario, anche ieri sera hanno frenato.

PRIMO PASSAGGIO
Il vertice politico convocato per ieri sera serviva a sciogliere i nodi di merito sui singoli capitoli degli accordi con Veneto, Lombardia, Emilia Romagna. Ma resta centrale anche il ruolo del Parlamento. I leghisti, spiegano fonti governative, spingono perché il passaggio alle Camere sia snello, magari con un'informativa del premier Conte. I Cinque stelle chiedono invece un passaggio più corposo e con tempi più distesi, con il parere di tutte le commissioni parlamentari e la possibilità di emendare gli accordi.

Il fronte del Sud, intanto, segue con apprensione l'evolversi della trattativa giallo-verde. «La Regione Campania - fa sapere il governatore della Campania, Vincenzo De Luca - ha combattuto con i denti per bloccare il 12 febbraio scorso un accordo che stavano firmando governo nazionale e governo della Regione Veneto che avrebbe spostato nel Veneto 6 miliardi di euro a danno del Sud». Secondo De Luca «il sistema universitario rischia di essere spaccato in due dai processi di federalismo spinto che tendono a valorizzare realtà del Nord e tendono ad affermare il principio che chi ha più soldi ha più servizi».

Il governatore sottolinea l'importanza di «combattere per evitare che ci siano università di serie A e di serie B» in quanto «abbiamo dimostrato che pur avendo risorse limitate offriamo servizi di qualità superiore». Per De Luca, però, «c'è un limite oltre il quale ti devi misurare con le risorse. Noi siamo pronti alla sfida dell'efficienza ma a condizione che parliamo chiaro e che ci sia per tutte le regioni lo stesso trasferimento di risorse pro-capite. A queste condizioni non temiamo nessuno. Siamo pronti a qualsiasi sfida». Nel frattempo, però, Salvini morde il freno: la promessa di portare oggi l'Autonomia in Consiglio dei ministri non è stata mantenuta.
 

Ultimo aggiornamento: 14:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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