Giochi 2026 Milano-Cortina. Freddi, misurati e precisi: il rigore nordico dell'Italia

Martedì 25 Giugno 2019 di Alda Vanzan
Giochi 2026 Milano-Cortina. Freddi, misurati e precisi: il rigore nordico dell'Italia
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LOSANNA (SVIZZERA) - Quarantasette voti a trentaquattro non rappresentano una vittoria. Sono una sonora sberla a chi non ha rispettato i tempi fissati dal Cio nella presentazione delle garanzie, arrivando addirittura a sfidare i membri del Comitato olimpico mettendo in dubbio la volontà di applicare sul serio le nuove regole dell'Agenda 2020.
 



Ma, soprattutto, è la risposta a chi crede che il parere dei cittadini non conti: a Stoccolma-Aare lo scorso marzo, quando la commissione valutatrice presieduta dall'ex rugbista Morariu andò in sopralluogo, un abitante su due era contrario ai Giochi invernali. Giusto per fare un confronto: il gradimento in Italia era all'83 per cento. E il Cio, nella sua votazione ha accontentato gli uni e gli altri: le Olimpiadi del 2026 si faranno lì dove  davvero le vogliono. A Milano-Cortina. C'è più di una ragione nella sconfitta svedese rimediata a Losanna, dove a guidare la delegazione si è presentata nientemeno che la principessa Vittoria. La cui presenza non è stata di circostanza: la vigilia del verdetto, dopo la cena di gala, l'erede al trono non ha lesinato corteggiamenti alle teste coronate che fanno parte del Comitato olimpico. Tant'è che tra gli italiani qualche preoccupazione è montata. 
RUOLI INVERTITII caciaroni solitamente sono gli italiani. Simpatici, espansivi, ma con la fama di essere talvolta un po' cialtroni. Mentre la narrazione degli svedesi è di essere precisi. Professionali. Corretti. Ecco, stavolta, per i Giochi del 2026 i ruoli si sono invertiti. Milano-Cortina ha presentato un dossier solido (giudizio di Morariu dopo la visita dello scorso aprile). Ha dato nei tempi prestabiliti dal Cio le garanzie finanziarie. Sì, un po' ha faticato perché inizialmente il M5s non voleva e infatti la prima votazione in Consiglio dei ministri fu una bocciatura. Ma poi tutti hanno capito che i Giochi rappresentano un'opportunità per il Paese. Tutti hanno inteso che bisognava fare gioco di squadra. Senza parlare male degli altri. La Svezia ha fatto tutto quello che non doveva fare. Ha presentato un dossier intitolato Stoccolma-Aare e poi si è scoperto che Stoccolma manco firmava il contratto di città ospitante, limitandosi ad affittare spazi e impianti. A due giorni dalla votazione, il Cio è tornato a chiedere chiarimenti sulle garanzie. Intanto Gunilla Linberg aveva mandato una lettera ai colleghi del Cio non lesinando commenti poco lusinghieri nei confronti dell'Italia. Madame Linberg poi ha messo la classica ciliegina sulla torta, stavolta indigestissima, quando, al termine ieri pomeriggio della presentazione della candidatura svedese, si è rivolta ai grandi elettori provocandoli: «Il Cio è pronto per le nuove regole o sono solo chiacchiere?». Della serie: conta davvero l'Agenda 2020 di cui si vantava Stoccolma-Aare o vi piacciono i bei paesaggi delle Dolomiti con la moda di Milano e la cucina italiana?
L'UNICO TIMORELa Svezia aveva un solo punto di vantaggio sull'Italia. E non è stato certo quando il sindaco di Stoccolma, la biondissima Anna Konig Jerlmyr, si è messa a cantare davanti ai membri del Cio Dancing Queen' degli Abba. Il vero punto di forza della Svezia era di aver rimediato già otto bocciature dal Cio, di cui sette per i Giochi invernali. «È come quando - aveva sintetizzato Franco Carraro - un professore boccia un allievo per otto volte di fila e alla nona, pur sapendo che dovrebbe rimandarlo un'altra volta, lo promuove». Sottinteso: perché non ne può più di trovarselo davanti. Eppure è andata così: Svezia bocciata per la nona volta. Viva l'Italia, così ha deciso il Cio. 
A.
V.© RIPRODUZIONE RISERVATA

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