Sequestrato in Libia, ma per lo Stato non è una vittima del terrorismo

Mercoledì 12 Giugno 2019 di Olivia Bonetti
Sequestrato in Libia, ma per lo Stato non è una vittima del terrorismo
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IL CASO - «Non era terrorismo». Quarantasette giorni di prigionia in Libia, in mano a una banda armata di kalashnikov che era costantemente puntato sulla sua testa. Carcerieri che minacciavano di venderli all’Isis. L’unica certezza la morte. Ma non era terrorismo. Non sarà risarcito dalla Stato italiano Danilo Calonego, 71 anni del Peron di Sedico, rapito in Libia il 19 settembre 2016 e rilasciato la notte del 5 novembre 2016. Nessun beneficio per lui dal fondo vittime di terrorismo, come comunicato con un documento a firma del capo di Gabinetto della Prefettura, Andrea Celsi, notificato il 14 aprile scorso al pensionato sedicense. Previsti per le vittime di terrorismo anche benefici non economici, come medaglie o altri riconoscimenti. Ma per Danilo non ci sarà nulla di tutto questo. «Viene rilevata - scrive la Prefettura - la carenza del requisito oggettivo della riconducibilità dell’evento criminoso a una matrice di terrorismo». Il 71enne di Sedico ha chiesto aiuto al suo legale, l’avvocato Giorgio Azzalini, che ieri, in una conferenza stampa che si è svolta nello studio legale in via Fantuzzi ha dato voce alla protesta del pensionato. Presente anche Danilo, che preso dallo sconforto a un certo punto ha detto: «Mi vergogno di essere italiano». 
LA SCONFITTA
«C’è un fondo - ha spiegato ieri l’avvocato Azzalini - alimentato da tutti e mi si dice che Danilo non lo merita perché non ci sono elementi certi della matrice della terroristica. La Procura di Roma ha aperto delle indagini per quello che è successo, ma noi, parte offesa, al momento non abbiamo idea di cosa c’è dentro». La Procura aveva comunicato: «Dalle indagini effettuate dalla polizia giudiziaria non sono emersi elementi certi della matrice terroristica del sequestro». «Come faremo noi a provare che è terrorismo - si chiede il legale - Torneremo a Gat insieme? Abbiamo fatto la domanda ci dicono: manca la prova del requisito oggettivo. Quali sono le indagini fatte dalla polizia giudiziaria? Dubito che siano andati a Gat in cerca dei terroristi. E ci domandiamo quali indagini avrebbero potuto accertare la matrice terroristica del sequestro? Che invece per noi è un atto notorio». Un atto notorio e vissuto sulla propria pelle da Danilo, che dopo giorni a pane e acqua con la minaccia costante della morte, oggi non riesce più a dormire. «Ora soffro di insonnia - spiega - L’incubo di quei giorni non mi lascerà più. Sette giorni passati a pane e acqua, trasferimenti continui e le minacce: “O pagano o vi vendiamo all’Isis”». «Che si sia trattato di un atto terroristico è evidente - prosegue l’avvocato Azzalini - anche perché quando vengono rapiti si parla di due italiani sequestrati in Libia». E infatti nei giorni del sequestro agenzie nazionali e internazionali diffusero la notizia che per il governo libico c’era la mano di Al Qaeda. Sempre in quei giorni, però, il ministro italiano ha invece spiegava la pista della «criminalità comune» «O era un sequestro a scopo di estorsione o è una violenza privata. Ma in Libia? Vuoi che la matrice terroristica non sia certa?», chiosa l’avvocato. 
LA PRATICA
«I termini per impugnare l’atto sono persi», spiega l’avvocato Azzalini. Infatti la risposta era stata notificata a Calonego dai carabinieri il 14 aprile scorso, ma lui se l’è tenuta in tasca fino all’altro giorno. «È venuto a salutarmi prima di partire per il Marocco - racconta il legale - e mi ha fatto vedere quell’atto. Purtroppo era tardi. Noi comunque faremo due righe di considerazioni, di nostro buon senso: è inimmaginabile che all’aeroporto di Gat si portino via un lavoratore italiano per 47 giorni, sette dei quali a pane e acqua e non sia considerato terrorismo». La battaglia quindi continuerà, d’altronde la “volpe del deserto” come è ormai conosciuto Danilo per le sue lunghe esperienze di lavoro all’estero non si lascia abbattere facilmente. Lo ha dimostrato.
Ultimo aggiornamento: 17:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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