Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

American Animals, giovani e maldestri ladri
Juliet, naked: se il divo si rivela non esser tale

Giovedì 6 Giugno 2019

Com’è noioso studiare, aspettando l’età matura, un lavoro codificato e una vita senza scosse. In quest’epoca dove sembra necessario provare a sfidare, in cento modi, la sorte, rischiando in modo incontrollato per raggiungere traguardi emozionali o economici rilevanti, il furto ha sempre la sua bella attrazione. Lo pensano anche Spencer e Warren, due amiconi cresciuti nel Kentucky: scoperto che la biblioteca universitaria conserva libri rari, in una zona riservata e sorvegliata da una custode non proprio aitante, decidono di tentare il colpo, aggregando altri due amici d’infanzia, per poi piazzare il malloppo, ricavandone una somma sufficiente per vivere meglio gli anni futuri. Essendo ovviamente maldestri e incapaci di gestire qualsiasi contrattempo, si ritrovano ben presto in una situazione tutt’altro che simpatica.
Come già nella sua opera d’esordio, “L’impostore” (2012), Bart Layton si pone in una posizione di confine tra documentario e thriller, anche perché la vicenda comunque è realmente accaduta, trovando un collegamento accattivante tra i ricordi dei reali protagonisti, finiti in carcere per più di 7 anni (la vicenda parte nel 2003) e la ricostruzione finzionale della vicenda, cercando anche di far interagire i due percorsi, ponendo a esempio gli attori, a volte, all’interno della stessa inquadratura con le persone vere, in una specie di corto circuito narrativo.
Ne esce senza dubbio un film di buon intrattenimento, con una regia che sa coniugare le tempistiche dell’azione illegale con l’evidente inadeguatezza dei ladri, inventati sul momento, non dispiacendosi di continui rimandi cinematografici alti, che passano dal Kubrick della “Rapina a mano armata”, visto alla televisione durante i preparativi della rapina, al Tarantino di “Le iene”, con il gioco dei nomi a colori in codice, che si rivela essere una inutile ragazzata; e magari qualche vezzo di troppo, come i paesaggi rovesciati nei titoli di testa.
“American animals” non aspira però a diventare uno sguardo socio-politico sugli States di oggi, tracciando lo smarrimento dei millennials, semmai mira a qualcosa di più universale, come il rimando all’evoluzione della specie darwiniana, citata all’inizio con la migrazione degli animali verso l’interno delle caverne. Cerca insomma di cogliere una frustrazione esistenziale e la fascinazione verso qualcosa che nobiliti, anche in modo illecito, la propria vita, come quando il vero Spencer (nella finzione l’ormai consolidato Barry Keoghan) spiega che fin da piccolo amava disegnare, ma voleva fare un’esperienza radicale, che cambiasse la sua vita, perché le storie dei pittori sono disseminate da sofferenze e tragedie. Voto: 6,5.


JULIET, NAKED-TUTTA UN'ALTRA MUSICA
- Tratto da un romanzo di Nick Hornby, che al mondo musicale ha dedicato alcuni scritti, è inizialmente la storia di una coppia di media età che va avanti per abitudine. Lei, Annie, lavora al museo di una città di provincia inglese affacciata sul mare; lui, Duncan, ha una passione totale per Tucker Crowe (Ethan Hawke), un cantautore scomparso da tempo, del quale si sono perse le tracce. Tuttavia una demo ritrovata per caso scatena l'entusiasmo sul blog dei fan, di cui Duncan è il gestore. Ma Annie non condivide affatto questa euforia e sul blog scrive che invece si tratta di una porcheria. Questa specie di recensione negativa viene letta proprio da Tucker, che parte dall'America per andare a trovare chi ha avuto il coraggio di dire che non si tratta di un capolavoro, critica che lui stesso approva. Ne esce un curioso triangolo semisentimentale, diretto da Jesse Peretz, che mette in discussione la mitologia costruita dai fan sul divo di turno, che in realtà si rivela essere tutt'altro, in una commedia simpatica, leggera, molto anni '90 che spiega come la distorsione provocata dalla devozione dei fan costruisca una specie di figura idealizzata, mistificando la realtà. E che, nel caso, alla luce dei fatti riserva una cocente delusione. Voto: 6.
  Ultimo aggiornamento: 03-03-2020 16:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA