Migranti, Moavero: «Su arrivi e rimpatri Salvini ha ragione, la competenza è sua»

Domenica 12 Maggio 2019 di Alberto Gentili
Migranti, Moavero: «Su arrivi e rimpatri Salvini ha ragione, la competenza è sua»

Ministro Moavero, ha ricevuto la lettera di Salvini con cui a lei e al premier Conte chiede di fare di più per i rimpatri dei migranti?
«Sì, naturalmente e ho anche risposto. Non ho obiezioni di fondo a quanto scrive Matteo Salvini. E’ corretto rendere più efficace il meccanismo dei rimpatri, oggettivamente complesso, in quanto di solito chi arriva non ha documenti e nessuno sa da dove effettivamente venga. Dunque è giusto richiamare a una cura maggiore degli accordi bilaterali con i Paesi da cui partono i migranti, per rendere piu’ veloci i rimpatri di coloro che non hanno diritto all’asilo. Sono anche d’accordo sull’opportunità di un maggiore coordinamento, perché le migrazioni rilevano delle competenze di diversi ministeri».

Non si sente messo in mora?
«Proprio no, con Salvini ci sentiamo spesso per coordinarci. Piuttosto siamo tutti in mora come Europa, perché i rimpatri dovrebbero basarsi su accordi europei, con meccanismi e fondi Ue. Ci vorrebbero delle premialità speciali, nei finanziamenti per la cooperazione, per quei Paesi d’origine che collaborano nel riaccogliere rapidamente i loro cittadini emigrati in Italia e negli altri stati europei».

Salvini ha presentato un decreto sicurezza-bis in cui avoca a sé tutte le competenze per il controllo dei confini e delle acque territoriali per fermare gli sbarchi. Condivide questa linea?
«Credo che il ministro degli Interni abbia una responsabilità primaria rispetto alla questione della sicurezza. Ma è anche vero che si interseca con le competenze del presidente del Consiglio, dei ministri di Difesa, Infrastrutture ed Esteri. Dunque, è utile un chiarimento, al fine di dare maggiore univocità di direzione e decisione e possiamo farlo in occasione della discussione della proposta di decreto».

Sta dicendo che Salvini ha ragione?
«Ha ragione a porre la questione e per me la sua proposta ha una logica. In sede di approvazione del decreto, potremo discutere se il luogo migliore per l’attribuzione di questa responsabilità sia il ministero degli Interni».

Ma si può con un decreto scippare le competenze di altri ministeri? Oppure è incostituzionale, come sostengono i 5Stelle che si appellano a Mattarella?
«Non parlerei di scippo, perché il decreto verrà discusso collegialmente dal governo. Valuteremo i dettagli. In teoria, le strade sono due: un continuo coordinamento tra ministeri, oppure accentrare la competenza e, perché no, al Viminale che ha già la responsabilità maggiore».

A rendere la situazione più allarmante e complessa sono le minacce che arrivano dalla Libia. Il governo di Tripoli continua a far balenare il rischio di una massiccia partenza di migranti dalle coste libiche...
«Si è parlato di 800 mila persone: cifra inverosimile, che si riferisce al totale delle persone non cittadine libiche attualmente presenti in Libia, mentre i migranti nei centri di raccolta sono circa 5-6 mila. Tuttavia, gli scontri armati hanno riacceso i timori di un’emergenza umanitaria ed è per questo che ho scritto alla Commissione europea chiedendo di predisporre proposte ad hoc per aiutare, se del caso, gli Stati Ue di primo arrivo, come prescrive il trattato Ue».

La risposta non è stata incoraggiante...
«Lei usa un eufemismo. La risposta ha parlato d’altro, in particolare della riforma del regolamento di Dublino sull’asilo. Però, se dobbiamo discutere di azioni più ampie, penso che vada varata una vera politica Ue per l’immigrazione: con ingenti aiuti economici ai Paesi di origine dei migranti per ridurre la partenze, con dei canali umanitari per chi ha davvero diritto all’asilo, con strumenti per una lotta dura ai trafficanti di esseri umani, con un’equa divisione fra gli Stati Ue degli oneri relativi a chi arriva in Europa».

Dopo le elezioni con l’avanzata dei sovranisti sarà ancora più difficile una condivisione e una solidarietà europea?
«Per la redistribuzione dei migranti forse sì, ma per la lotta ai trafficanti e per gli investimenti nei Paesi di origine e di transito sono ottimista: i cosiddetti sovranisti si sono detti disponibili».

Il premier libico Al Serraj è venuto a Roma per chiedere sostegno diplomatico e armi. Cosa gli avete risposto?
«Il suo governo è riconosciuto dall’Onu e lo sosteniamo. Al contrario, per le armi, la legge italiana è chiara: non si possono vendere armi a Paesi in guerra o a parti belligeranti. L’Italia è per un dialogo pacifico inclusivo, l’unica strada sensata».

Però finora non ha funzionato: dialogate anche con Haftar, ma Haftar continua la sua offensiva contro Al Serraj...
«Bisogna parlare con tutti, conciliare, credere nella forza della ragione. Sarà lungo e faticoso, ma non vedo alternative».

C’è un altro dossier delicato: il Venezuela. L’Italia ha finalmente deciso da che parte stare? Finora la politica estera su questo Paese sembra averla fatta Di Battista...
«Il punto non è decidere se stare con Guaidò o con Maduro. Personalizzando, si acuisce la conflittualità. Noi cerchiamo di favorire una qualche intesa fra le parti, sola via per arrivare - senza derive militari - a nuove elezioni presidenziali libere e democratiche. Non siamo equidistanti o neutrali: ho detto con chiarezza che non riconosciamo la legittimità dell’elezione a presidente di Nicolas Maduro e dunque, non lo riteniamo il presidente legittimo. Con altrettanta chiarezza ho detto che sono state legittime le elezioni per l’Assemblea nazionale, il cui presidente legittimo è Juan Guaidò. Coerentemente abbiamo accolto nella tutela diplomatica della nostra ambasciata a Caracas chi è illegalmente perseguitato».

Torniamo all’Europa. Tra 15 giorni si vota per il rinnovo del Parlamento. Pensa che sovranisti e populisti possano far saltare la costruzione europea?
«No, ma all’Ue serve un tagliando di revisione. Servono riforme, molte possibili anche senza modificare i trattati, per rendere l’attuale un’Unione che ha quasi 70 anni, più rispondente alle aspettative dei cittadini, senza mai scordare che ci ha garantito la pace e un diffuso benessere».

A quali riforme pensa?
«Ad esempio bisogna dare al Parlamento europeo il potere di iniziativa legislativa, con un accordo ad hoc con la Commissione Ue. Occorre poi una vera politica dell’immigrazione ed è indispensabile aumentare il bilancio dell’Unione con nuove fonti di entrata, come l’emissione di titoli per finanziare gli investimenti e delle tasse europee che gravino sulle multinazionali che, oggi, riescono a eludere i sistemi fiscali nazionali perché nella Ue non c’è armonizzazione fiscale».

Entro l’autunno cambierà il governo dell’Unione. Quanti commissari avrà l’Italia? E anche a lei è arrivata la voce della Merkel tentata di diventare presidente del Consiglio europeo?
«L’Italia come ogni Stato ha diritto a un commissario.

Vedremo quale, c’è una riflessione in atto. Quanto ad Angela Merkel, finora lei non ha detto una sola parola, ma oggettivamente sarebbe un’ottima candidata».

Ultimo aggiornamento: 18:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA