Il caso di Andrea, per la scienza
dovrebbe già essere morto di cancro

Martedì 30 Aprile 2019 di Vittorio Pierobon
Andrea Spinelli
33
Per la scienza dovrebbe essere già morto da almeno un anno. Il tumore che lo ha colpito nel 2013 non dà una sopravvivenza superiore ai 5 anni, dicono le statistiche. Ma lui se ne infischia delle statistiche e del cancro che lo ha aggredito al pancreas. La sua terapia si chiama cammino. Quando ha concluso i 16 cicli di chemioterapia, che lo avevano devastato fisicamente, ha deciso che per il suo corpo non era tempo di riposare. L'aspettativa di vita che aveva davanti non era molta, meglio muoversi per vedere il mondo. E si è messo in cammino.



Andrea Spinelli, un passato da fotoreporter e sottufficiale in Aeronautica
, siciliano di Catania, ma ormai pordenonese di adozione, dove vive a Fiume Veneto dal 2000 con Sally, la moglie filippina, è diventato un caso che viene presentato ai congressi di oncologia. La scienza non capisce, cosa sia successo al suo cancro che non avanza. Come sempre, quando la ragione non arriva a spiegare, c'è anche chi parla di evento miracoloso. La diagnosi è dell'ottobre 2013. La sentenza arriva un mese dopo, quando uscì dalla sala operatoria senza che  l'intervento di rimozione fosse stato eseguito, perché considerato troppo rischioso per la sua sopravvivenza. Dieci parole che cambiano la vita: Adenocarcinoma alla testa del pancreas in stato avanzato. Non operabile. «Non c'era niente da fare, mi hanno mandato a casa per morire - racconta serenamente Andrea Spinelli, mentre sorseggia un caffè in un locale di piazza Cavour a Pordenone - Invece la storia è andata diversamente. Non posso dire di essere guarito, perché il cancro c'è e si fa sentire, ma intanto ho già guadagnato più di 5 anni di vita e ora il mio corpo sarebbe nuovamente in grado di sopportare la chemio se ce ne fosse bisogno». Parla con la massima tranquillità, non usa giri di parole, chiama il male con il suo nome: «Non sopporto sentir parlare di male incurabile o malattia che non perdona. Si chiama cancro, o tumore. E si può sconfiggere». 
LA FORZA DI SPIROLa storia di Spinelli, Spiro per gli amici è ben sintetizzata dal titolo del libro che ha scritto per raccontarsi Se cammino vivo, pubblicato da Ediciclo. Non c'è nessuna connessione scientifica tra il cammino e la guarigione, o perlomeno l'arresto dell'avanzare della malattia. «Se sono vivo lo devo soltanto ai medici - taglia corto - anzi dirò di più, lo devo ai medici del Cro, il Centro di riferimento oncologico di Aviano. Se il male mi avesse attaccato quando vivevo in Sicilia ora non sarei qui a raccontarlo. Amo l'Italia, ma bisogna ammettere che lassistenza sanitaria non è uguale in tutta la penisola. Io devo la vita ai medici che hanno combattuto al mio fianco contro il cancro. Giordano Bruno Chiara, il chirurgo che mi ha aperto senza asportare il tumore, perché si è reso conto che sarebbe stato peggio, e Giovanni Lo Re, l'oncologo che mi ha sempre seguito. Oltre naturalmente a tutto il personale medico e paramedico che mi ha assistito con professionalità e grande umanità. Con la mia testimonianza non voglio assolutamente alimentare illusioni: si guarisce con la medicina, il cammino può solo essere un aiuto, un modo di reagire».
E la reazione di Spiro è stata straordinaria. In meno di tre anni ha percorso più di 13mila chilometri a piedi, dapprima girando in lungo e in largo i sentieri del Friuli e del Nordest, poi, seguendo il Cammino fino a Capo Finisterre, oltre Santiago di Compostela e percorrendo il tratto italiano della via Francigena. All'inizio è stata durissima, perché il fisico debilitato non reggeva nemmeno a poche centinaia di metri. Poi con l'allenamento e la forza di volontà le distanze percorse si sono molto allungate. «Quando cammino sto meglio. Il dolore si attenua e poi addirittura passa. È l'effetto analgesico provocato dalle endorfine prodotte sotto sforzo. Io sto male se sto fermo, non devo dare tregua al cancro». Ora è diventato un atleta, fisico asciutto e muscoloso, però deve stare attento a non esagerare con gli sforzi: cammino costante ma lento, alimentazione controllata, senza eccessi. Insomma una vita sana. L'opposto di quello che faceva prima di ammalarsi, come lui ammette: «Pesavo 97 chili, mangiavo in abbondanza, fumavo due pacchetti di sigarette al giorno e quanto a movimento ero quasi a zero. Un modo di vivere sbagliato, che certamente ha contributo a farmi ammalare. L'ho capito a mie spese e cerco di spiegarlo a chi incontro». 
A CONFRONTO CON GLI ALTRIQuello di spiegare che dal cancro si può guarire è diventato il mantra di Spinelli: partecipa a conferenze, viene invitato a raccontare la sua storia in incontri pubblici e riceve continue richieste di consigli da parte di altri ammalati. «Io cerco di essere chiaro con tutti. Questo è quanto è accaduto a me, ma non è detto che il camminare abbia gli stessi effetti su tutti. In ogni caso, prima di imitarmi chi è malato deve assolutamente chiedere l'autorizzazione del medico. E poi, lo ripeto sempre, questo non sostituisce le cure mediche. Io sono vivo grazie alla chemioterapia e tutte le terapie decise dallo staff medico di Pordenone». La fede di Spiro nel cammino, porta a chiedersi se non ci sia anche una componente mistica in questa sua scelta di sopravvivenza.
RELIGIOSITÀ FRANCESCANA«Prima di ammalarmi ero molto lontano dalla religione. Mia moglie, che in questi anni è stata il mio angelo custode, è cattolica praticante, io avevo un atteggiamento abbastanza distaccato. Non penso che quanto mi sta accadendo abbia del miracoloso, l'ho già detto è merito dei medici. Però il camminare mi ha cambiato dentro, fare la vita del pellegrino, come faccio io che chiedo ospitalità nei conventi, e trascorrere molte ore in cammino soli con se stessi, aiuta molto a riflettere. Sento di non essere solo. Mi sono avvicinato molto a San Francesco, capisco la sua scelta di vita. Un giorno ho incontrato un frate di San Vito al Tagliamento, padre Leone Tagliaferro che mi ha detto: Cammina e tutto accadrà. Non ho capito cosa volesse dire: lui non sapeva che avevo il cancro, ma aveva ragione. Tutto è accaduto. Ma io non parlo mai di miracolo. Altri lo dicono».
Vittorio Pierobon
(vittorio.pierobon@libero.it) 
Ultimo aggiornamento: 1 Maggio, 10:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci