Badante fa sparire 250mila euro tra gioielli e pezzi d'antiquariato

Sabato 20 Aprile 2019 di Gianluca Amadori
Badante accompagna un anziano al parco
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VENEZIA - È accusato di aver messo a segno un furto da oltre 250 mila euro, approfittando del rapporto di confidenza instauratosi con la famiglia presso la quale aveva prestato attività di badante per un anziano, e con la quale aveva continuato a risiedere anche dopo la sua morte. Un trentaquattrenne originario del Bangladesh, Sahabeddin Ahiadbox, è finito sotto processo per furto aggravato e, ieri mattina, il dibattimento si è aperto con la deposizione della denunciante, una signora cinquantanovenne, figlia di antiquari. La donna, costituitasi parte civile con l’avvocato Paolo Rizzo, ha raccontato al giudice Alberto Ciampaglia di come, nel corso degli anni, Ahiadbox fosse diventato uno di famiglia, tant’è che alla morte del padre, per il quale aveva lavorato in qualità di badante, era rimasto ad abitare nell’abitazione di Dorsoduro, dove aveva la residenza. Un giorno, però, improvvisamente il giovane scomparve, trafugando un computer, tutti i gioielli di famiglia, comprese le fedi degli anziani genitori, ma anche tagliando dalle cornici alcuni dipinti del Settecento, tra cui una pala d’altare del valore stimato in circa 50mila euro, che la padrona di casa possedeva grazie al genitore che in passato aveva svolto attività di  antiquario. La sorpresa fu totale, così come la profonda delusione per aver ospitato in casa una persona a cui avevano dato piena fiducia. La mattina il trentaquattrenne era tranquillamente a casa; nel pomeriggio, al suo rientro, la cinquantanovenne non lo trovò più e si accorse subito che era accaduto qualcosa quando vide le cornice della pala d’altare e di alcuni quadri senza le tele.
Nel corso dell’udienza la donna ha raccontato di aver successivamente ricevuto dei messaggi al cellulare dal numero appartenente ad Ahiadbox, nei quali l’ex badante ammetteva di essersi appropriato di quadri e gioielli e si scusava, sostenendo di non poter restituire nulla, però, in quanto a sua volta era stato derubato, dopo essere stato picchiato. Versione alla quale la cinquantanovenne non ha mai creduto: in una fotografia che il giovane le inviò, infatti, era ritratta la moglie, la quale indossava al dito proprio uno degli anelli che le erano stati in precedenza rubati. Il furto risale al giugno del 2013. Il processo proseguirà con l’audizione di altri testimoni. L’imputato ieri era difesa dall’avvocatessa Roberta Carraro.
Gianluca Amadori
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Ultimo aggiornamento: 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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