Libia, Serraj: «800 mila migranti pronti a invadere l'Italia». L'Onu contro Haftar: «Il suo è un golpe»

Lunedì 15 Aprile 2019
Libia, Serraj: «800mila migranti pronti ad invadere l'Italia». Missili di Haftar su Tripoli
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«Ottocentomila migranti pronti a invadere l'Italia e l'Europa». È un allarme esplosivo quello che, da Tripoli, arriva da Fayez Sarraj. Il premier del governo di accordo di unità nazionale «europeizza» la crisi che sta mettendo a ferro e fuoco la Libia fotografando la conseguenze potenzialmente più drammatiche per un'Ue che, sul dossier flussi, si è già rivelata atomizzata. Sarraj, nel giorno in cui il premier Giuseppe Conte vede il suo vice, Ahmed Maitig, e uno degli esponenti di spicco del principale alleato di Tripoli nel Golfo, il Qatar, fa anche un appello alla comunità internazionale: «Fate presto, il generale Khalifa Haftar ha tradito». Le parole di Sarraj arrivano in un giorno in qualche modo segnato dal Governo libico riconosciuto dall'Onu, sia in Libia, dove sembra che le forze dell'Lna guidate da Haftar perdano terreno, sia in Italia, dove Conte, pur rimarcando la «neutralità» del governo rispetto alle parti libiche, prende per la prima volta nettamente le distanze dall'offensiva dell'uomo forte della Cirenaica. 

Libia, Conte: «Cessate il fuoco, scongiurare crisi umanitaria»


«Auspichiamo un cessate il fuoco immediato e il ritiro delle forze dell'Lna», sottolinea il premier dopo aver visto il vicepremier e ministro degli Esteri qatarino Mohammed Al Thani. E Conte non risparmia una stoccata a chi, fuori dalla Libia, sostiene, anche finanziariamente l'offensiva di Haftar. «Chi pensava che un'opzione militare potesse favorire una soluzione alla stabilità della Libia, viene smentito. Il dialogo politico si rivela ancora una volta l'unica opzione sostenibile», scandisce il capo del governo italiano. Conte non fa riferimento diretto ad alcun Paese ma le sue parole giungono dopo giorni di indiscrezioni sul supporto della Francia all'azione militare dell'Lna e sul sostegno, in decine di migliaia di dollari, dell'Arabia Saudita ad Haftar.

Tutte azioni alle quali Palazzo Chigi oppone la linea di una soluzione politica. «Dobbiamo scongiurare una crisi umanitaria che potrebbe preannunciarsi devastante non solo per le ricadute sull'Italia e dell'Ue ma nell'interesse delle stesse popolazioni libiche», afferma Conte rimarcando un asse con gli Usa sulla necessità di una soluzione politica e mantenendo ferma la sua «regia» sul dossier libico. Non a caso il premier vede Maitig a Palazzo Chigi per circa un'ora affiancato solo dai suoi più stretti consiglieri mentre il vicepremier libico - che nel pomeriggio incontra anche il titolare della Farnesina Enzo Moavero Milanesi - domani mattina vedrà il vicepremier leghista Matteo Salvini, che sulla Libia sembra quasi seguire una «sua» linea autonoma - focalizzata innanzitutto sulla possibile emergenza migranti - dai toni molto duri nei confronti della Francia. «Qualcuno sta giocando sul fuoco, sta giocando alla guerra; e non è mai una buona soluzione quando si gioca alla guerra.

Spero che le potenze occidentali abbiano capito la lezione del passato», è l'attacco di oggi del leader leghista.

Ben diversa la posizione di Antonio Tajani. «Italia e Francia chiudano al stagione del braccio di ferro e arrivino ad una soluzione», è l'appello del presidente del Parlamento europee. La crisi libica irrompe, inoltre, nella campagna per le Europee. Il Pd annuncia un'interrogazione al governo per chiedere la verifica della presenza di consiglieri militari francesi in Libia FI evidenzia, sul dossier «l'irrilevanza dell'Italia». Ma ora, tra le priorità di Conte, c'è quella di risolvere alla radice una potenziale crisi umanitaria. Anticipando una nuova emergenza flussi che rischia di far traballare seriamente l'alleanza giallo-verde.

Khalifa Haftar costretto alla ritirata a sudovest Tripoli dopo il contrattacco dei militari fedeli al governo di unità di Fayez al Sarraj. L'Onu che bolla la sua offensiva come «un colpo di Stato». I missili Grad del maresciallo che piovono sulle periferie della capitale colpendo a casaccio le aree residenziali civili e mietendo vittime tra i civili. 

​Il bilancio dei morti della guerra in Libia sale a quasi 150, con 614 feriti. Gli sfollati si contano in centinaia ogni giorno e sfondano quota 18.000. A 12 giorni dall'inizio delle ostilità il fronte quasi si capovolge e addirittura investe Bengasi, nell'est, dove un'autobomba ha preso di mira il capo dell'antiterrorismo di Haftar, il colonnello Adel Barghati, rimasto miracolosamente illeso. 

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Suani ben Adem, 25km a sudovest di Tripoli, teatro di violenti scontri nei giorni scorsi, è ora sotto il controllo delle forze governative libiche, ha constatato l' ANSA sul posto. Le residue avanguardie di Haftar sono accerchiate e intrappolate in alcuni edifici alla periferia sud della città, nodo nevralgico a 6 km dall'aeroporto internazionale. I soldati del maresciallo sono stati costretti ad arretrare di diversi chilometri verso Aziziya dopo il contrattacco dei Katiba, come vengono chiamate le varie unità militari fedeli al governo Sarraj. 




A Suani ben Adem ci sono quelli di Janzour, di Misurata, delle Forze di mobilitazione centrale ma anche una brigata di Bengasi. Insomma, le forze militari che nel 2011 hanno cacciato Muammar Gheddafi per porre fine alla dittatura e instaurare la democrazia. Un'intera compagnia di Tarhouna che combatteva per Haftar si è arresa: si tratta di una trentina di militari, armati con diversi pick-up e blindati nuovi fiammanti, non certo come i mezzi a disposizione delle forze di Tripoli, che sembrano gli stessi del 2011, ammaccati dai colpi dei gheddafiani. In quello che appare come un estremo atto di sfida, quelli di Haftar hanno lanciato cinque missili Grad nel corso della notte sul quartiere di Abu Slim, a ridosso del centro di Tripoli.

Uno di questi missili 'ciechì - si tratta di vecchi sistemi senza nessun tipo di puntamento - ha centrato un'abitazione, causando almeno tre feriti e distruggendo diverse auto parcheggiate nei pressi. Solo un caso ha evitato la strage: il missile è penetrato nel pieno della notte in un palazzo in cemento armato di almeno dieci piani, che sorge accanto a decine di altri. «Khalifa Haftar non sta compiendo un'operazione anti-terrorismo, ma un colpo di Stato», ha tuonato intanto l'inviato speciale dell'Onu in Libia, Ghassan Salamè.

È la prima volta che le Nazioni Unite accusano direttamente il maresciallo. Dal Palazzo di Vetro si ribadisce «l'appello a tutte le parti a fermare i combattimenti per creare almeno una tregua umanitaria e permetterci di aiutare la gente a Tripoli. La nostra preoccupazione è che non si verifichi un'escalation fuori controllo del conflitto». Haftar «ha tradito la Libia e la comunità internazionale», ha incalzato Sarraj nel giorno in cui una preannunciata sconfitta sembra essere stata scongiurata.



 

Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 10:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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