L'infermiera e il bandito: «Ho sbagliato ma voglio solo lui e lo aspetterò»

Domenica 14 Aprile 2019 di Denis Barea
Andrea Viganò e il carcere di Treviso
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TREVISO - «Io lo aspetterò... noi ci aspetteremo perché ci amiamo. E arriverà il giorno in cui saremo finalmente liberi di vivere il nostro amore». Ha gli occhi lucidi l'infermiera 38enne protagonista di una love story dietro le sbarre con Andrea Viganò, il bel detenuto dagli occhi di ghiaccio. Galeotto - è il caso di dirlo - fu il carcere trevigiano di Santa Bona: qui lei prestava servizio e qui lui scontava la pena per una serie di tentati assalti ai bancomat.
Era la primavera dell'anno scorso. Un amore folle al punto che l'avvenente infermiera aveva consegnato all'amante un telefonino con cui i due si tenevano in contatto. Fiumi di sms pieni di tenerezza, voglia di passione e persino di progetti per il futuro. Una relazione pericolosa: scoperta e finita in un'inchiesta della Procura di Treviso e in un fascicolo dell'Usl di Marca. Così, infermiera e detenuto sono stati trasferiti, lei in una struttura ospedaliera della provincia e lui in un altro carcere.
LE LACRIME Quando il legale dell'uomo, l'avvocato trevigiano Roberta Canal, le ha spiegato che dopo il trasferimento nel carcere di Brescia a Viganò è stato proibito di ricevere visite della donna, l'infermiera è stata colta da una crisi di pianto. «Oddio, abbiamo davvero fatto uno sciocchezza, ma quel telefono era solo per noi due, per restare in contatto. Oddio abbiamo rovinato tutto».
Già, perché il loro sogno di stare insieme stava per coronarsi a dispetto della condanna per il 42enne brianzolo, in carcere per dei colpi nella provincia di Pordenone. Nel giugno dell'anno scorso, quando gli amanti clandestini sono stati scoperti, la sentenza (tre anni, di cui una parte gli sarebbe stata scontata calcolando il periodo di custodia cautelare in carcere) era divenuta esecutiva. Viganò era un recluso modello: mai un problema, mai una sanzione disciplinare, ben voluto, uno tranquillo che ogni giorno si occupava delle pulizie. L'avvocato aveva pronta una istanza al tribunale di sorveglianza per farlo uscire anticipatamente, consentirgli di andare a lavorare in una cooperativa della provincia di Treviso che aveva dato la disponibilità ad assumerlo e soprattutto per metterlo in affidamento a lei. Fuori dal gabbio e una vita nuova a casa della donna che ama: troppo bello, verrebbe da dire, per essere vero.
IL CROLLO E infatti la storia a questo punto svolta dall'ipotetico lieto fine alla mezza tragedia. Come in Tristano e Isotta, il mito letterario di cui questa vicenda ha tutti gli ingredienti: un amore proibito e quindi clandestino che si accende quasi per caso, la punizione dopo essere stati scoperti, il cattivo che fa di tutto per svelare il segreto. Nella leggenda a fare la spia è un buffone del Re, qui invece si tratterebbe di un altro carcerato che fa la soffiata alle guardie penitenziarie di Treviso. «Viganò usa un telefono» dice, e racconta dove il 42enne tiene nascosto lo smartphone. Quando avviene la perquisizione in cella i secondini vanno a colpo sicuro perché sanno già dove cercare. È la fine di tutto. Per quella violazione del regolamento penitenziario il bel bandito viene trasferito a Brescia, perde la possibilità di vedersi riconosciuta la libertà anticipata in affidamento e ogni contatto con lei.
BATTAGLIERA È un brutto colpo per l'infermiera, che però non si dà per vinta: «Io lo aspetterò, lui mi aspetterà. È difficile, sarà dura, ma ce la faremo. Abbiamo fatto un grande sbaglio e ora ne paghiamo le conseguenze ma io non mollo. Non è stata una infatuazione, ci siamo innamorati».
Si dice che lontano dagli occhi voglia dire lontano dal cuore: ce la faranno davvero a resistere per più di un anno, il tempo che dovrà passare tra adesso e quando Viganò tornerà fuori? «Ce la faremo» assicura lei sospirando, vestita di una bellezza che toglie parecchi anni all'anagrafe, una avvenenza garbata, un appeal acqua e sapone. Che fa bene il paio con lui, armato del fascino da uomo bello e dannato ma con i modi del ragazzo della porta accanto, altro che un rude delinquente. 
«Quel telefono era solo per noi, per tenerci in contatto, scambiare due parole, sentirci un po' più vicini», racconta la donna. Una leggerezza? Un'ingenuità dettata da quel sentimento reciproco? Comunque - assicurano gli amanti - nessun reato è stato commesso attraverso quel cellulare.
Che Viganò non abbia mai usato il cellulare galeotto per fare altre chiamate o per contattare qualcuno di diverso dalla bella infermiera lo confermerà poi l'esame dell'apparecchio: le conversazioni sono quelle tra due innamorati, tanta tenerezza e qualche scambio, come dire... un po' più intimo. Era così che il 42enne e l'infermiera colmavano i tempi tra una visita e l'altra di lei in carcere. Occasioni in cui lui puntualmente, inventandosi un mal di schiena e qualche bruciore di stomaco di troppo, trovava una scusa per vederla, parlarle, scambiarsi qualche occhiata complice, sfiorarla e farsi sfiorare. Di quella liaison consumata alle spalle della severità dalla Giustizia forse se ne era accorta qualche guardia carceraria, che magari ha chiuso un occhio o tutti e due senza dire niente. Ma nessuno sapeva del telefonino, scoperto per il tradimento del compagno di cella, forse per ripicca o gelosia.

«Cosa vuole che le dica, ci siamo innamorati, è capitato come capita nel mondo fuori dalla galera» ha confessato lei all'avvocato di Viganò che, senza tanti giri di parole, le ha spiegato come il passo falso del telefonino abbia rovinato tutto. «Difficile però stare lontani, impossibile non sentirsi, troppo doloroso vedersi solo raramente in occasione delle visite di routine in carcere» si è giustificata. È una storia che fa quasi tenerezza se non fosse che con i regolamenti penitenziari non si scherza. 
Adesso oltre alla distanza c'è il peso di quel divieto, imposto dal direttore del carcere dove Viganò è stato trasferito. Una pena accessoria che potrebbe sembrare persino troppo dura per due che si amano sul serio. Ma la legge è la legge. «Aspetterò. Aspetteremo e poi saremo finalmente liberi di stare insieme e amarci» insiste la 38enne. Lei come Isotta, lui il bel Tristano. Però questa volta prima o poi il lieto fine potrebbe arrivare davvero. Loro ci credono.

 
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