«Sono tua», cellulare al detenuto per i video sexy: infermiera indagata

Giovedì 4 Aprile 2019 di Valentina Dal Zilio
foto di repertorio
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TREVISO - Bello e dannato. Con quegli occhi di ghiaccio che la guardavano da dietro le sbarre e a cui lei, infermiera in servizio nella casa circondariale di Santa Bona a Treviso, non ha saputo resistere. L’operatrice, trevigiana di 38 anni, non solo ha ceduto a quell’infatuazione pericolosa. Ha anche fornito al bel detenuto un telefono cellulare per poter restare in contatto ed entrare in intimità con lui anche al di fuori dell’orario di lavoro, oltre quelle sbarre. Gesto questo che, se pur mosso dalla passione amorosa, viola le leggi del codice penale: il nome dell’infermiera è così finito in un’inchiesta della Procura.
I PROTAGONISTI 
A dare vita alla pericolosa liaison un’infermiera trevigiana di 38 anni e Andrea Viganò coetaneo, finito in carcere per reati contro il patrimonio tra cui- ultimi in ordine cronologico- dei tentati assalti ai bancomat. Avvenente lei, intrigante lui. Si incontrano, dalle parti opposte della barricata, nella casa circondariale di Santa Bona dove lei lavora come operatrice. Lui, di origine brianzola, è lì da due anni e non è costretto a stare sempre chiuso in cella. Svolge anche dei lavoretti, partecipa alle pulizie ed è in uno di questi momenti che si imbatte nell’infermiera trevigiana. E scatta la scintilla. Una passione che dura un mese (ma che probabilmente sarebbe proseguita a lungo) tra maggio e giugno dello scorso anno. Prima le occhiate, poi i fugaci incontri, fino all’audace gesto dell’infermiera di lasciare al detenuto un telefono con una Sim per contatti e video. Da questo momento tra i due intercorrono ore e ore di telefonate: scambi appassionati soprattutto nelle ore notturne. Un gioco pericoloso che però dura poco. Perché gli agenti della polizia penitenziaria della casa circondariale guidate da Andrea Zema capiscono che tra i due c’è qualcosa che sfugge alle normali regole del carcere.
I SOSPETTI
Iniziano così le indagini interne. I due amanti vengono monitorati e una notte al Viganò viene trovato il telefono “bollente”. Dall’altra parte c’era la bella infermiera che non ha potuto che confessare tutto l’accaduto. Il nome della 38enne è così rimbalzato dalla casa circondariale al palazzo di giustizia. La procura l’ha indagata per inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. «Chiunque - recita il codice penale - non osserva un provvedimento legalmente dato dall’autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica o d’ordine pubblico o d’igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda». Ma prima ancora del decorso della giustizia penale, la scure amministrativa si è abbattuta sulla operatrice che è stata subito trasferita in un presidio ospedaliero della provincia. Cambio di carcere anche per Viganò che è finito dietro le sbarre a Brescia.
PASSATO TORMENTATO
L’uomo era stato arrestato nel 2016 per un assalto con l’esplosivo al bancomat della Friul Ovest Banca di Zoppola. Il colpo era fallito solo perché era scattato il sistema d’allarme. Con i complici aveva tentato la fuga ma i tre non avevano fatto in tempo a scendere dalla macchina che avevano decine di Carabinieri addosso. Viganò, originario di Seregno (Milano) e residente Meda, in Brianza, era così stato arrestato per furto aggravato, tentato furto aggravato, porto e detenzione di ordigni esplosivi. Accompagnato subito nel carcere di Treviso, a Santa Bona, dopo due anni l’amore proibito e poco tempo fa il trasferimento a Brescia, a chilometri di distanza dalla bella infermiera trevigiana. 

 
Ultimo aggiornamento: 21:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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