Vestiti usati ai poveri, Caritas li manda al macero: scontro col Centro don Vecchi

Lunedì 1 Aprile 2019 di Fulvio Fenzo
Vestiti usati ai poveri, Caritas li manda al macero: scontro col Centro don Vecchi
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MESTRE - Le scorte non sono finite, ma si stanno progressivamente assottigliando. Tutta colpa di quella norma che ha fatto togliere dalle strade i loro cassonetti per la raccolta degli indumenti usati da dare ai poveri, lasciando solo quelli di Caritas che godono di tutte le autorizzazioni. Ma la Caritas non sembra voler mettere a disposizione gli abiti recuperati che invece vengono mandati al macero, venduti un tanto al chilo, e così, anche se con poche speranze, da Carpenedo è partito un appello al sindaco Luigi Brugnaro, affinché riesca a trovare un escamotage per riposizionare i contenitori di Vestire gli ignudi e dei Magazzini San Martino del Centro don Vecchi.
Don Armando Trevisiol è come sempre in prima linea, continuando ad affiancare il lavoro portato avanti dalla presidente suor Teresa del Buffa, dal direttore Danilo Bagaggia e dagli altri volontari: «Dalla scorsa estate siamo stati costretti a togliere dalle strade di Mestre ben sei dei nostri cassonetti dove la cittadinanza riponeva gli indumenti da donare ai poveri, come ci impone la legge regionale del 2016 che qualifica come rifiuti i vestiti depositati nei nostri contenitori. In questi ultimi mesi - prosegue don Armando - abbiamo visto diminuire drasticamente la quantità di merci da distribuire ai bisognosi e non riusciamo più a far fronte alla domanda sempre crescente di aiuto da parte delle persone povere della nostra città e straniere».
 

Da qui l'appello lanciato a Brugnaro, anche se dagli uffici sarebbe già arrivata una risposta che non lascerebbe margini, ed ora si sono ormai ridotti drasticamente i vestiti disponibili. «Abbiamo l'Oviesse che ci aiuta, ma quei cassonetti, in particolare quelli nei pressi del cimitero, erano una garanzia per noi e un punto di riferimento per le persone che volevano donare abiti non più utilizzati, ma in buone condizioni» aggiunge il sacerdote.
LA RISPOSTA DI CARITAS
Sulle strade sono dunque rimasti solo i cassonetti gialli della Caritas veneziana che, come spiega il direttore, il diacono Stefano Enzo, «segue regole e disposizioni ben precise ed avviene perciò sulla base di una specifica convenzione che abbiamo con Veritas. La raccolta di indumenti usati è gestita per conto di Caritas dalla cooperativa Mace che provvede periodicamente agli svuotamenti e poi, in buona sostanza, all'invio al macero di quanto viene lasciato nei cassonetti. La cooperativa ha già illustrato a don Armando Trevisiol modalità e funzionamento di tale sistema». Don Armando aveva infatti tentato di avviare una collaborazione con la Caritas per recuperare e rimettere in circolo quei vestiti: «Confidavamo in una collaborazione, dal momento che lo scopo della Caritas è la promozione della carità all'interno della Chiesa veneziana. Purtroppo invece, ogni tentativo, per motivi a noi inspiegabili, è caduto nel vuoto». «Per lo specifico tipo di servizio svolto da Vestire gli ignudi sarebbe più appropriato pensare ad una forma di raccolta diretta del vestiario usato in buone condizioni, come fa la S. Vincenzo Mestrina a Ca' Letizia», riprende il direttore della Caritas.
È probabile che sia così, ma per i numeri e le necessità dei Magazzini solidali di Carpenedo (che registra 50mila contatti all'anno) serve sicuramente qualcosa in più e, magari, in Comune qualcuno potrebbe dare una mano ad organizzare dei centri di raccolta. «Mi appello anche ai concittadini esortandoli a portare direttamente al Don Vecchi i vestiti che vogliono mettere a disposizione - conclude don Armando -. Qualora la quantità da ritirare giustifichi l'uscita di un furgone, telefonate al numero 0415353210 per prendere accordi».
Fulvio Fenzo
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Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 11:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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