Usura, l'arresto del "re della movida" divide la città e la sorella attacca sui social

Lunedì 18 Marzo 2019 di Francesco Campi
Usura, l'arresto del "re della movida" divide la città e la sorella attacca sui social

ROVIGO «Tutti bravi a parlare, ma vi ricordo che dietro al personaggio pubblico, mio fratello, c'è anche una famiglia...». La sorella di Rubens Pizzo cerca di frenare la marea montante dei commenti social alla notizia dei domiciliari per il 45enne noto gestore di locali e organizzatore di eventi, insieme a un pescatore di Goro, in misura cautelare per un'inchiesta sul reato di usura. Un'indagine ancora in corso sulla quale, in rete, si fronteggiano innocentisti e colpevolisti. Tutto è ancora nelle fasi preliminari, le perquisizioni domiciliari sono state eseguite contestualmente all'arresto. E se c'è chi la butta sull'ironia, a fronte della definizione di re della movida, sottolineando come «la vera notizia è che a Rovigo c'è la movida», l'arresto di Pizzo, nell'ambito di un'indagine evocativamente chiamata Costrictor, come il boa che soffoca le proprie vittime, non lascia indifferente la città.

Pizzo, infatti, è l'anima della pizzeria Vesuvio, in via Silvestri, ha gestito in passato il Piccolo bar di via Angeli, ha collaborato al successo dell'ex Tempi moderni in Area Tosi, è stato titolare del locale El Borrachito in vale Porta Po, ed è fra i gestori del neonato Corsopolitan in corso del Popolo, la cui proprietà è in capo a una società di cui fanno parte sua madre e l'ex consigliere comunale di Forza Italia Giacomo Sguotti, padre dell'ex assessore alla Cultura. Pizzo, che ha riempito piazza Garibaldi con gli aperitivi del giovedì, è stato nominato vicepresidente della Pro Loco e ha avuto in mano le redini dell'organizzazione degli eventi come la Notte bianca e le manifestazioni natalizie.

LO SCONTRO Più volte contro di lui ha puntato il dito l'ex consigliere Alberto Borella, con interrogazioni sull'organizzazione delle serate, che era stato anche denunciato per diffamazione dallo stesso Pizzo: su un cartello a disposizione di clienti e passanti durante le aperture serali del negozio di Borella, poi, era stato esposto in vetrina, qualcuno aveva scritto: «Roma aveva il Libanese, Rovigo ha Rubens».

Il riferimento al personaggio, di Romanzo criminale, il libro ispirato alla vera storia della banda della Magliana, non era andato giù a Pizzo, che aveva denunciato Borella, anche se a dicembre tutto è stato archiviato. «Con tutte le cautele dovute al fatto che si tratta di un'indagine in corso - commenta lo stesso Borella - mi sarei aspettato una presa di distanze almeno formale da parte di chi, amministrazione e commercianti, lo ha messo al centro dell'organizzazione degli eventi in città, affidandosi mani e piedi a lui. Spero che le indagini facciano piena chiarezza su tutto».

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