Morto Marenco, Renzo Arbore: «Un genio, il miglior umorista che abbia conosciuto»

Domenica 17 Marzo 2019
Morto Marenco, Renzo Arbore: «Un genio, il miglior umorista che abbia conosciuto»
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Mario Marenco «è il migliore umorista che abbia mai conosciuto, un intellettuale finissimo, un personaggio che svettava per la sua originalità e per la straordinaria indipendenza». Renzo Arbore ricorda così il suo «amico storico», compagno di scorribande in radio e in tv, scomparso oggi all'età di 85 anni. «Sono molto colpito - confessa, la voce incrinata dall'emozione - anche perché avevamo una sorta di accordo tacito: fra noi non c'è mai stato un momento di crisi, una parola fuori posto». 

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A legarli, innanzi tutto, le origini: «Era nato a Foggia come me - ricorda Arbore in una conversazione - e poi aveva studiato a Napoli.

Abbiamo iniziato giovanissimi a fare la radio, esperienza che è andata avanti per quindici anni, poi abbiamo condiviso due film e diversi programmi tv, dall'Altra domenica a Indietro tutta. Una stagione importantissima della mia vita, con Gianni Boncompagni (morto nel 2017, ndr) e Giorgio Bracardi». Marenco «era ineguagliabile - continua Arbore - perché non era assimilabile ad alcuna scuola: la sua unica scuola era l'originalità a tutti i costi, con cui creava i suoi personaggi o inventava tic assolutamente fuori dall'ordinanza, dando prova di un umorismo vario, curiosissimo, surreale, praticamente unico». La sua cifra erano «l'educazione silenziosa e la modestia: non si vantava, non era innamorato della popolarità come spesso accade ai personaggi dello spettacolo, non subiva il fascino del successo, pur avendo numerose occasioni nella vita. Fellini, per esempio, lo corteggiò a lungo: capiva che aveva davanti un talento assolutamente straordinario, era affascinato dalla sua voce e dalla sua personalità, ma poi si arrese davanti alla sua imprevedibilità non domabile». 

Marenco, sottolinea ancora Renzo Arbore, «è stato un inventore pazzo e straordinario», anche nel suo «lavoro di designer e architetto. Mi piace ricordare il divano Marenco, fatto di soli cuscini, che creò negli anni '70, imitatissimo e per anni modello più venduto in Italia». Tra le tante maschere interpretate dall'attore, ad Arbore piace ricordare il colonnello Buttiglione di Alto gradimento: «Finì nel mirino del vero colonnello Buttiglione (zio di Rocco, ndr): dopo varie telefonate di protesta, nelle quali il telefono veniva puntualmente riattaccato perché si pensava a uno scherzo, il capo ufficio stampa del ministero della Difesa ci pregò di cambiare il cognome. E così fu promosso a generale Damigiani». Una citazione merita anche «Mister Ramengo, inviato dell'Altra domenica, con le sue corrispondenze da posti improbabili e le telecronache di imprese fantasmagoriche che facevano il verso agli inviati speciali della tv. Alcuni di questi sketch sono ancora visibili su Renzo Arbore Channel, testimonianze preziose di quell'epoca».

Marenco «era un irregolare che non aveva ambizioni di successo, eppure il successo gli arrideva perché trasudava intelligenza: ecco - dice Arbore tra un sospiro e un sorriso - questa definizione gli sarebbe piaciuta, perché si vedeva che dietro il sorriso c'era sempre un dispetto che faceva a se stesso come persona seria e alle istituzioni che lo registravano. Se gli chiedevo 'Mario, perché lavori?', rispondeva "Per sfregio". E l'ultima volta che, in ospedale, gli ho chiesto 'Come staì, mi ha risposto: "Una catastrofe"». «Oggi tutti noi amici lo rimpiangiamo - conclude Arbore - ma spero venga ricordato non solo dal pubblico dei coetanei, ma venga scoperto anche da coloro che vogliono imparare come si fa a ridere in maniera intelligente». 

Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 18:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA