«Vi raccontiamo com'è Alessandro Del Piero presidente della squadra americana»

Martedì 5 Marzo 2019 di Angela Pederiva
Immagine della fotografa Carol Wroblewski
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SAN VENDEMIANO - L'abbiamo visto conquistare scudetti e coppe, parlare con gli uccellini, guidare aziende di merchandising, analizzare partite in tivù. Ma dopo il giocatore, il testimonial, l'imprenditore e il commentatore, com'è ora il Del Piero presidente (o, per dirla a stelle e strisce, owner, proprietario)? A una settimana dalla notizia dell'acquisto della squadra statunitense LA 10, l'abbiamo chiesto a due giovani italiani d'America quali sono il capitano Duncan Bochicchio e il veneto (a dispetto dei nomi e del cognome) Johnny Kevin McBride: «Quando non è in viaggio, Alessandro è in ufficio e al campo, comportandosi da grande motivatore. Come quella volta che è entrato in spogliatoio con un pennarello e una lavagnetta...».
LA PASSIONE E LE RADICI
È una storia di «passione pura», per citare il motto della società, che in questi giorni di inevitabile notorietà planetaria ha visto impennarsi il numero dei sostenitori. «Le presenze sui social media del nostro club, che gestisco io, sono cresciute di oltre 15.000 follower, non appena Del Piero ha finalmente ha dato l'annuncio pubblico, dopo che per mesi avevamo dovuto mantenere il segreto», spiega il 24enne Bochicchio, italoamericano di quinta generazione. «I miei avi, originari di Avigliano in provincia di Potenza racconta arrivarono a Ellis Island all'inizio del ventesimo secolo. Oggi la nostra è una grande famiglia meravigliosamente allargata fra Los Angeles e New York e culturalmente si identifica ancora come italiana: siamo molto attaccati alle nostre radici».
Lo è pure il 26enne McBride, emigrante al tempo dei cervelli in fuga: «So che sembra strano ma sono italianissimo. Papà è italoamericano e mamma è italiana. Sono nato e cresciuto a Vicenza. Mi sono trasferito a Los Angeles un anno e mezzo fa, perché volevo sfruttare la mia doppia cittadinanza ed inseguire il sogno americano».
L'INCONTRO
Per entrambi i centrocampisti, l'approdo a quella che definiscono dreamland, la loro terra dei sogni, risale proprio all'incontro con Del Piero. Rammenta Duncan: «All'incirca un anno fa, ho giocato in amichevole accanto a lui. Dire che ero abbagliato dalla celebrità è un eufemismo. Uno dei miei primi ricordi calcistici è stato vedere l'Italia vincere la Coppa del Mondo nel 2006 e naturalmente Alessandro era un componente-chiave di quella squadra. Essendo un italoamericano, sapevo che figura importante e speciale era ed è sia nel calcio italiano che sul palcoscenico mondiale. Da allora ho condiviso una relazione speciale con lui, di cui posso solo dire le cose più belle. È la persona più cordiale e accogliente che conosca, sa vedere il meglio nella gente. Non a caso ha voluto che la nostra squadra rappresentasse la diversità della città, con giocatori dai 18 ai 40 anni provenienti da tutto il globo: America centrale, Italia, Israele, Brasile, Colombia, Inghilterra, Francia, Germania, Armenia e perfino Siria. Le nostre differenze sono ciò che ci rende così speciali». 
Aggiunge Johnny Kevin: «All'inizio è stato molto strano, Del Piero fa parte di quella categoria di calciatori che vedi giocare sin da piccolo e che speri di incontrare da qualche parte per una foto o un autografo. Ho avuto la fortuna di incontrare Alessandro appena sono arrivato a Los Angeles ed è stato emozionante poter interagire con una bandiera italiana e juventina come lui, anche se io sono di grandissima fede interista... Poi quando ho saputo di questa nuova squadra di cui sarebbe stato il co-owner, mi sono detto: perché non ci provo io che sono italiano e oltretutto conterraneo suo?». 
IL GOL
Attualmente LA 10 milita nella United Premier Soccer League, la terza Lega americana, a cui è stata promossa al termine di una stagione da imbattuta, ma all'ultima giornata. Rievoca Bochicchio: «Alla fine del primo tempo eravamo sullo 0 a 0, in un match strenuamente combattuto. Si stava mettendo male. Alessandro è entrato in spogliatoio con un pennarello e una lavagna bianca e ci ha fatto lezione per l'intero intervallo. Cosa c'è di meglio del campione del mondo Del Piero per motivare un giovane gruppo di giocatori? Infatti siamo tornati in campo e abbiamo vinto». 
Concorda McBride: «Non era di certo la finale della Coppa del Mondo, eppure il campione era lì con i suoi figli che tifava per noi. In spogliatoio ha praticamente parlato solo lui, dandoci consigli e motivazioni, poi prima di rientrare in campo mi ha preso da parte e mi ha detto: Rischia di più!. Sono un po' un tuttofare, la maggior parte della manovra di costruzione e anche di interdizione parte da me, ma di solito non mi spingo molto in avanti con spregiudicatezza per cercare qualche spunto personale. Invece grazie a quel suggerimento, dopo un corner ho stoppato fuori dall'area e calciato direttamente in porta con il sinistro, io che sono destro di piede: palla sotto all'incrocio e gol, 1 a 0, vittoria della partita e del titolo. Alessandro ha gioito e festeggiato con noi sia in campo che al suo ristorante, è stato veramente emozionante». 
Il video girato appunto fra i tavoli del N°10 mostra Del Piero che solleva il trofeo e, da capitano a capitano, lo consegna a Bochicchio: «Congratulations».
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Ultimo aggiornamento: 18:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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