La marcia per l'accoglienza del professor Calò e le "riflessioni" di un magistrato sull'immigrazione

Martedì 26 Febbraio 2019
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Gentile Direttore,
sono la dr.ssa Maria Teresa Cusumano, giudice presso il Tribunale di Treviso. Sul Gazzettino di domenica 24 febbraio, nel fascicolo di Treviso, sono state riportate alcune mie parole rivolte al professor Antonio Calò sulla sua pagina Facebook. Le mie espressioni certamente testimoniavano apprezzamento per il suo impegno ad aprire una dialettica pacifica e pluralista sul tema caldo dell'immigrazione, ma presentavano soprattutto considerazioni di filosofia politica finalizzate ad aiutare la riflessione di tutti. Non senza premettere e precisare come non si possa avallare un moto migratorio che contravvenga alle regole del diritto internazionale, finendo con il favorire implicitamente la condotta di coloro che, per l'opinione collettiva, altro non sono che ignobili trafficanti di vite umane. Purtroppo l'articolo, per presumibili ragioni di efficacia giornalistica (visto l'attuale impatto dirompente della questione migranti), fa apparire il mio intervento quasi come una presa di posizione latamente politica; ma ciò contraddice il mio pensiero e le mie intenzioni. Inoltre i riferimenti all'adesione di un magistrato sono del tutto sovrabbondanti, giacché nel mio rivolgermi al professor Calò - di cui mi è nota l'onestà intellettuale di docente e di uomo - mi sono qualificata solo per ricordargli l'occasione in cui ci eravamo conosciuti: un incontro di educazione alla legalità e di orientamento, tenutosi al Liceo Classico Canova circa due anni fa, in cui lui accompagnava, come insegnante, alcune classi. Sono rimasta molto sorpresa dal fatto che sia stato pubblicato su un giornale un post scritto su Facebook, senza nemmeno sentirne l'autore (se non altro per una questione di cortesia). Se fossi stata sentita prima, avrei almeno potuto meglio esplicitare il mio pensiero, soprattutto dopo aver menzionato Kant e le radici filosofiche del pensiero pacifista e della politica morale. Il fenomeno migratorio odierno, uno dei più gravi che debbano essere affrontati, può essere avviato a soluzione solo con il dialogo e ispirandosi alla kantiana politica morale. Solo il dialogo può, a lungo andare, garantire la cooperazione tra i paesi europei, con assunzione di pari responsabilità. Se, come a me sembra, il Prof. Calò sta suggerendo un atteggiamento di dialogo e confronto in un'ottica di cooperazione europea, questa posizione merita apprezzamento. A nulla più che a questo era finalizzato il mio post.

Maria Teresa Cusumano

Cara dottoressa,
noi siamo un po' meno sorpresi di lei. In tempi di social capita spesso che qualcuno consegni via Internet proprie riflessioni o stati d'animo, salvo poi pentirsene e cercare di mitigarne senso e valore. Lei ha espresso il suo apprezzamento per il professor Antonio Calò, probabile candidato per il Pd alle prossime elezione europee e ha scritto su Facebook che cercherà di «essere presente il 16 marzo» alla marcia per l'accoglienza che Calò ha deciso di organizzare quel giorno a Venezia. La sua adesione alla marcia (di cui in questa lettera non vedo più traccia) era corredata da una articolata riflessione di cui noi abbiamo dato conto, pubblicando testualmente ciò che lei ha scritto. Se la sue parole fossero «una presa di posizione latamente politica» o un «esercizio di filosofia» starà ai lettori deciderlo. Per quanto ci riguarda lei è un magistrato noto, svolge un ruolo pubblico importante e la sua adesione alla marcia di Calò, annunciata attraverso un profilo pubblico di Facebook, era ed è senza dubbio una notizia. E i giornali di questo si occupano. Anche se capisco che ciò, talvolta, disturba.

    
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