Montagna, legislazione e fiscalità più elastiche contro lo spopolamento

Mercoledì 20 Febbraio 2019 di Lauredana Marsiglia
Gli Stati generali della montagna con la ministra Erika Stefani
BELLUNO -  Una legislazione differenziata per la montagna dentro alla quale introdurre anche un credito di imposta da utilizzare per investire in ricerca e sviluppo, aggirando le forche caudine di un'Europa che vieta aiuti di Stato alle imprese. La questione risorse, infatti, resta centrale. Sono i passaggi chiave delle richieste presentate ieri, con ben 11 dossier, dagli Stati Generali della montagna convocati a Roma dal ministro per Affari Regionali Erika Stefani. Belluno è in prima linea non solo per la sua montanità, storicamente anoressica di infrastrutture, ma anche per la collocazione di confine e la compressione tra due Regioni a Statuto speciale che rendono difficile fare impresa e quindi sviluppo.
 

NON SIAMO AREE SELVAGGE
Il dossier che maggiormente parla bellunese è quello calato da Confindustria Belluno Dolomiti, associazione che, attraverso la sua rete Terre Alte di cui fa parte anche Unindustria Pordenone, coordina il tavolo numero 4 Innovazione sostenibile e imprese di montagna.
Lo ha consegnato personalmente il direttore Andrea Ferrazzi a nome della neo presidente Lorraine Berton, imprenditrice e moglie di quel Valentino Vascellari che, prima di lei, guidò gli industriali bellunesi, facendo dell'associazione un macchina da guerra. E la Berton non sembra essere da meno. Anzi. Duro l'attacco a chi vorrebbe fare della montagna solo una sorta di riserva alpina dove limitarsi a cogliere fiori e funghi. «La montagna - dice - deve avere un nuovo racconto di se stessa: non più area selvaggia, ma area per l'innovazione tecnologica e sociale».
LE RICHIESTE
Diversi e articolati i punti contenuti nel documento: dagli investimenti nella ricerca e nei ricercatori industriali allo sviluppo del lavoro agile come modalità di lavoro per ridurre le distanze fisiche proprie dei territori di montagna, dall'introduzione di un «credito di imposta» utilizzabile dai beneficiari in compensazione con i propri debiti erariali e contributivi per investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione all'attivazione di bandi interprovinciali e interregionali per permettere la collaborazione tra imprese, centri di ricerca, università, start up che superino i confini amministrativi.
Per Confindustria, innovazione e sostenibilità rappresentano due fattori chiave per favorire il sistema di imprese, soprattutto manifatturiere, che costituisce la leva per lo sviluppo e l'occupazione.
L'OSTILITÀ
«Serve un nuovo immaginario collettivo della montagna - afferma la Berton -. Bisogna uscire dalla rappresentazione di queste aree come regno della natura non contaminata dall'attività umana, dove l'ecologia è possibile in quanto altra rispetto alla dimensione produttiva. Luoghi senza economia, senza lavoro, senza trasformazione della materia da parte dell'uomo e della tecnologia. Un immaginario, questo, tipicamente urbano, di chi non vive in montagna. Un immaginario che rimanda a una visione patrimonialistica dei territori. Un immaginario che mal si concilia, però, con nuove e più incisive politiche di sviluppo delle Terre Alte, con progettualità di vita e di lavoro di nuovi potenziali montanari, con azioni e iniziative per il mantenimento del sistema di imprese, soprattutto manifatturiere. Un immaginario che, in ultima analisi, è ostile alla sopravvivenza stessa delle zone montane».
Lauredana Marsiglia
Ultimo aggiornamento: 13:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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