Autonomia, domani la bozza Stefani, ma l'intesa fiscale è lontana

Mercoledì 13 Febbraio 2019
La ministra Erika Stefani e il governatore Luca Zaia
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VENEZIA - Entro il 15 febbraio s'era detto ed entro il 15 sarà. Il ministro agli Affari regionali, la leghista vicentina Erika Stefani, è determinata a consegnare nei termini previsti la bozza di intesa sull'autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna al premier Giuseppe Conte. Anche se in ambienti romani si ipotizzano ulteriori rinvii, Stefani è decisa a presentare le carte, pur suscettibili di ulteriori modifiche. Quando lo farà? Il Consiglio dei ministri dovrebbe essere convocato per domani sera, ma all'ordine del giorno non dovrebbe esserci il tema delle intese. Del resto, la scaletta fissata prima di Natale prevedeva la presentazione della bozza per il 15 febbraio ed entro l'inverno la firma. Il punto, però, è che la bozza è ancora suscettibile di modifiche perché dopo sette mesi di trattative e 85 riunioni («Alcune durate anche cinque ore», ha sottolineato Stefani) non si è ancora trovata la quadra.
 
I NODI POLITICI Alcuni ministeri - Ambiente, Sanità, Cultura, Infrastrutture, tutti a guida M5s - hanno opposto secchi rifiuti alle richieste avanzate principalmente da Veneto e Lombardia, che hanno chiesto tutte le 23 materie a differenza dell'Emilia Romagna che si è limitata a 15.
Anche gli ultimi tentativi di mediazione sono naufragati, basti pensare che l'ultimo tavolo tecnico in tema di salute si è rotto venerdì scorso. Per non dire del muro eretto dal ministero dell'Economia e delle Finanze di Giovanni Tria, i cui tecnici avrebbero sostenuto di non essere a conoscenza della pre-intesa di un anno con l'allora Governo Gentiloni, quando già si parlò di spesa storica da superare nell'arco di un quinquennio per arrivare ai costi storici e di compartecipazione al gettito di imposte e tributi. Dunque, la data del 15 febbraio, pur anticipata forse di ventiquattr'ore, è destinata a registrare la sola consegna del documento da parte del ministro Stefani al premier Conte. Con la sottolineatura che si tratta ancora di una bozza perché alcuni nodi non sono stati sciolti. E siccome, dopo 85 riunioni da luglio a oggi, è impensabile che a livello ministeriale si trovi una mediazione, la soluzione non potrà che essere politica. Spetterà cioè al presidente Conte e alla sua maggioranza gialloverde decidere, indipendentemente da quel che dicono i tecnici. GLI OSTACOLI «È la settimana decisiva - ha detto ieri il ministro Stefani a Zapping su Rai Radio 1 - Abbiamo alle spalle mesi e mesi di lavoro, un percorso molto articolato. Presenterò un testo con una proposta evidenziando i nodi politici sui quali occorre prendere decisamente una posizione». I nodi sono quelli delle concessioni ferroviarie e autostradali che Toninelli non vuole mollare e quelli delle Sovrintendenze che Bonisoli vuole mantenere in capo allo Stato. Una vecchia pre-bozza di intesa riguardante il Veneto è circolata in questi giorni e, pur se superata, mostra chiaramente la distanza tra le richieste di Luca Zaia e le posizioni dei ministeri. In quella bozza di 56 articoli mancavano, tra l'altro, le osservazioni del ministero dell'Economia e delle Finanze, deciso a far restare di esclusiva competenza statale la tassa sull'auto, l'Irap, l'addizionale Irpef. Tra i nodi c'è anche quello della spesa storica: se una Regione è stata virtuosa e ha speso poco - dice il Veneto - con il criterio della spesa storica ci rimette, quindi serve una media nazionale. È l'esempio citato dal costituzionalista Mario Bertolissi di chi ha sempre cenato ad aragoste e chi a tonno in scatola: chiaro che il criterio della spesa storica non può essere sempre aragoste per il primo e sempre tonno per il secondo. Ma cosa succederà dopo la presentazione del documento da parte di Stefani? Sciolti politicamente i nodi - ed è tutto da vedere che sarà così - il premier chiederà al Consiglio dei ministri il mandato a firmare l'intesa con le Regioni. Quando? Salvini aveva detto entro l'inverno, sabato scorso ha aggiornato il termine alla primavera, ma in ambienti vicini al M5s si dà per certo un rinvio. Ci sarà anche da decidere il coinvolgimento del Parlamento, visto che l'intesa una volta firmata non sarà emendabile e le Camere dovranno approvarla (col 50% più uno dei voti) o bocciarla. Stefani ha detto che «il coinvolgimento del Parlamento sarà doveroso», ma ha escluso affossamenti dell'intesa: «È nel contratto di governo. E non è vero che l'autonomia è un tema del Nord, l'autonomia non ha confini geografici. Chiedere più competenze non è solo risorse, ma maggiore responsabilizzazione». Alda Vanzan
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