Decreto sicurezza e agricoltura: «Il rischio è creare un esercito di lavoratori in nero»

Martedì 12 Febbraio 2019 di Francesco Campi
Decreto sicurezza e agricoltura: «Il rischio è creare un esercito di lavoratori in nero»
ROVIGO - «Il rischio è quello che migliaia di persone, senza diritti né prospettive, ma già integrati nelle nostre città, andranno a ingrossare le fila dei lavoratori irregolari e ad alimentare il caporalato e il lavoro nero».
Una bocciatura netta al Decreto sicurezza, varato il 24 settembre scorso e chiamato anche col nome di Decreto Salvini, nel suo primo titolo, quello che contiene la riforma del diritto d'asilo, arriva da Pieralberto Colombo, segretario della Cgil Rovigo, da Francesca Pizzo, segretaria della Cisl di Padova e Rovigo, e da Riccardo Dal Lago, segretario della Uil di Padova e Rovigo, a margine di un incontro in Questura incentrato sul tema dell'immigrazione.
A loro avviso, infatti, il Decreto sicurezza si presenta come «una legge che allo stato attuale sembra destinata a causare più problemi di quanto dica di risolverne. Irregolarità, lavoro nero, insicurezza: saranno questi gli effetti, in Italia e in Polesine in particolare»
 
Le nuove norme, spiegano i vertici di Cgil, Cisl e Uil, «prevedono il rispetto di requisiti alquanto rigidi per ottenere la conversione o il rinnovo del permesso di soggiorno rilasciato per motivi umanitari. Nella sola provincia di Rovigo, i permessi rilasciati per motivi umanitari sono stati 178 nel 2018 e 145 nel 2017».
GLI EFFETTII tre sindacalisti aggiungono che «l'abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, parzialmente sostituito da permessi speciali per casi particolari, avrà in Polesine effetti particolarmente gravi. Non essendo espressamente prevista, ma nemmeno vietata, la possibilità di conversione in permesso per attesa di occupazione, tutti i lavoratori stagionali che da anni vivono nel nostro territorio si trovano esclusi da ogni forma di tutela, essendo temporaneamente privi di un contratto di lavoro nel momento della scadenza del permesso. Ciò metterebbe in forte difficoltà non solo questi lavoratori, ma le stesse imprese che da tempo ricorrono all'utilizzo di questa manodopera stagionale. Per la stessa Questura di Rovigo, che non ha avuto indicazioni precise, allo stato attuale la richiesta per conversione del permesso di soggiorno in permesso rilasciato per attesa occupazione, è considerata irricevibile».
CIRCOLO VIZIOSOUn cane che si morde la coda, sottolineano i sindacati. «Senza contratto di lavoro, nessun permesso nuovo, senza permesso di soggiorno nessun nuovo contratto di lavoro: la situazione di questi lavoratori, attualmente inoccupati a causa della stagionalità del lavoro agricolo o turistico, che si vedono impossibilitati a convertire il proprio permesso di soggiorno, diventa quindi insostenibile. Coloro che non rientreranno nei casi speciali e non potranno convertire il proprio permesso per assenza temporanea di un contratto di lavoro, perderanno il diritto di risiedere legalmente sul territorio italiano».
I NUMERIIn provincia di Rovigo, la terza a livello regionale per quota di lavoratori in agricoltura, sono occupati nel settore primario quasi diecimila lavoratori e il 22 per cento sono stranieri. Nel 2017 le assunzioni di italiani in Polesine sono state 4.200, quelle di lavoratori stranieri 4.605. Per entrambe la categorie si è trattato quasi unicamente lavoro a tempo determinato, il 96 per cento del totale.
IL RISCHIOÈ a queste dinamiche che guardano con maggiore preoccupazione i sindacati. «Rimane l'incertezza per quello che accadrà ai lavoratori stagionali: il rischio è quello che migliaia di persone, senza diritti né prospettive, ma già integrati nelle nostre città, andranno ad ingrossare le fila dei lavoratori irregolari e ad alimentare il caporalato e il lavoro nero. Infatti, nell'impossibilità di ottenere un titolo regolare di soggiorno e un'accoglienza dedicata, i richiedenti asilo con le loro famiglie saranno esposti al lavoro irregolare, ai ricatti e allo sfruttamento, con conseguenze pericolose anche sul piano della sicurezza».
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