Suicida nella notte di Halloween:
era ricattato da una prostituta

Mercoledì 30 Gennaio 2019 di Gianni Colucci
Suicida nella notte di Halloween: era ricattato da una prostituta
Scelse la notte di Halloween per suicidarsi. Andò in un capannone dismesso vicino casa e si impiccò. Un messaggio ai familiari per chiedere scusa e poi niente altro. Il giallo di Ariano Irpino, quel suicidio che non convinceva nessuno, è stato risolto dalla procura di Benevento.

Il camionista di 47 anni che si era tolto la vita senza un perché, in realtà, era finito nella morsa di un ricatto. Quello di una prostituta romena di 42 anni, Sonia Matei, residente a San Giorgio del Sannio, ora in carcere con l'accusa di estorsione e induzione al suicidio, e del suo protettore, Francesco Festa, 63 anni di Benevento, ai domiciliari per favoreggiamento della prostituzione.
 
Una notte d'amore fasullo era bastata per trasformare la diafana prostituta in una spietata ricattatrice. Quando al termine dell'inchiesta coordinata dal procuratore di Benevento, Aldo Policastro, il gip Gelsomina Palmieri ha emesso il provvedimento di arresto per i due, i carabinieri di Ariano Irpino, sono passati a sirene spiegate davanti all'abitazione arianese della famiglia del suicida.

Nelle auto dei carabinieri, la donna che lo aveva indotto al suicidio e colui che gestiva il giro di prostituzione. Giustizia era fatta.

Un modo per sancire un patto tra i familiari, distrutti da quella morte atroce, e le forze dell'ordine che per un anno e più avevano pervicacemente seguito uno spunto investigativo labile, come quello contenuto nella lettera di addio del suicida. Quelle parole scarne, quella richiesta di perdono nascondevano qualcos'altro. Coltivando quella scintilla di verità che emergeva da parole accorate, i magistrati hanno ricostruito il ricatto e le ragioni del suicidio.

Una vicenda dolorosa per il nucleo familiare di Ariano Irpino che. Ma dopo lo choc della morte del capofamiglia, considerato dagli amici un persona seria e perbene, proprio i parenti dello scomparso avevano man mano ricostruito, insieme agli inquirenti, la rete di ricatti in cui era caduto il loro congiunto.

Una vicenda che l'aveva sconvolto fino a portarlo all'estrema decisione. L'uomo, dipendente di una ditta di trasporti, di era suicidato il 31 ottobre del 2017. Da quel momento il pm della procura sannita, Marcella Pizzillo, aveva scandagliato giorno per giorno i mesi che avevano preceduto il giorno del terribile gesto. Dall'analisi delle conversazioni telefoniche, ma sopratutto dalle chat di whatsapp tra la donna e la sua vittima, si comprendeva il tenore del rapporto. L'uomo cercava di tenere nascosta la relazione, lei lo soggiogava con richieste estorsive sotto la minaccia di rivelare tutto alla famiglia. Una volta gli scrisse di essere incinta.

A ogni richiesta di tacere la donna, come una Mantide, si appropriava di un pezzetto di vita della sua vittima. La procura dopo un primo arresto della donna proseguì con le intercettazioni per ricostruire la a complessa trama di relazioni. Tutte improntate, da quanto verificato con le intercettazioni telefoniche, al medesimo cliché. Così come faceva con l'uomo di Ariano, anche con altri clienti costruiva una morbosa relazione per estorcere loro, di volta in volta, denaro. Ma forse quell'uomo di Ariano, magari invaghitosi, magari più debole di altri, non era riuscito a sostenere la pressione psicologica. Ad ogni messaggio, «Dico tutto a tua moglie», lui sprofondava sempre di più nella depressione, nella paura di essere scoperto, nell'incubo di chi distrugge la propria famiglia. La scappatella di una volta, il cedimento alla trasgressione di un momento, diventava un incubo, un abisso da cui sarebbe stato impossibile uscire.

E quale sarebbe stata la soluzione per lui, per uscire di scena e allontanare definitivamente ogni vergogna dai propri cari? Togliersi la vita, mettere da parte la propria dignità barattando la felicità presunta dei suoi con la propria morte.

Difficile credere che la ricattatrice romena avesse spinto l'uomo al suicidio, come nella canzone di De Andrè, perché innamorato. La cupidigia, in questa storia di periferia, ha preso il sopravvento sulla vanità di una donna. Il suicida terrorizzato dalla a carnefice, si è ucciso per amore della propria famiglia. Luca Cavuoto e Vincenzo Sguera, gli avvocati della Matei e di Festa, oggi proveranno a costruire una verità alternativa durante gli interrogatori di garanzia dei loro assistiti.
Ultimo aggiornamento: 09:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA