«Venite a vivere da noi in Agordino: qui c'è lavoro per tutti... e avrete una vita dai ritmi umani»

Domenica 20 Gennaio 2019 di Raffaella Gabrieli
La sindaca di Selva di Cadore Silvia Cestaro
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SELVA DI CADORE - «Venite a vivere a Selva di Cadore in Agordino: troverete lavoro e avrete una vita dai ritmi assolutamente umani. Al contempo, il nostro Comune potrà contare su maggiori residenti e quindi su più entrate». E' un appello-sfogo quello che lancia il sindaco Silvia Cestaro nei confronti di quanti amano la montagna e in particolare di coloro che in Val Fiorentina posseggono già una seconda casa.

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«Sì perché ora - sottolinea - siamo "becchi e bastonati": pochi cittadini e quindi pochi introiti e di conseguenza servizi limitati. Un circuito vizioso da cui a trarne vantaggio sono solo gli enti poco virtuosi nelle cui casse lo Stato, con spirito "solidaristico", destina molti dei fondi di noi più integerrimi. E quel che è peggio è che la nostra gente, residenti o turisti, difficilmente comprende  questi meccanismi e si lamenta perché manca questo o quello pur pagando le tasse». «Tutto gira attorno ai numeri - afferma la prima cittadina - Se si ha una popolazione limitata non si ha diritto, ad esempio, a un medico titolare o a un segretario comunale fisso o a tanti altri servizi.

Lo Stato si trattiene i soldi dell'Imu per darli a Comuni con più residenti anche se, spesso, essi sono meno virtuosi. Se volete aiutarci, trasferite la vostra residenza a Selva di Cadore o investite nel locale settore turistico. Il mio è un appello a coloro che hanno le seconde case e sono in pensione o hanno figli e nipoti che cercano lavoro: qui se ne trova eccome, assieme a panorami meravigliosi, aria buona e serenità». Non sta scherzando il sindaco nell'illustrare la situazione del suo Comune che se non cambierà rotta «è destinato a morire. Perché le casse sono vuote. Ai residenti, giustamente per agevolarli, non facciamo pagare né Imu né addizionale Irpef. Mentre il gettito di quest'ultima relativo alle seconde case, pari a circa 800mila euro, ci viene rigirato dallo Stato solo per la metà, in quanto Roma ritiene che avendo solo 517 residenti siano troppi soldi. Peccato che quel denaro che ci concede, circa 400mila euro, basti poco più che a reggere le sorti del municipio con il suo personale. Tolto questo resta poco altro: i trasferimenti statali sono sempre più risicati e tra l'altro noi, a differenza dei nostri "vicini di casa", non godiamo neppure dei fondi di confine che alcuni sindaci, invece, si permettono quasi di scialacquare da tanti ne hanno. A questo punto, per fare cassa, io posso decidere di posizionare un autovelox ogni centimetro del territorio; oppure iniziare ad alzare la voce con Roma e cercare di farmi sentire».  Nelle condizioni di Selva di Cadore ci sono altri Comuni, tant'è che da qualche tempo è nata una "cordata" di sindaci per dar voce alla situazione. Tra questi ad esempio, restando in zona, Alleghe e Val di Zoldo. «Sul paradosso del "fondo di solidarietà" - sottolinea Cestaro - ci si sta confrontando tra sindaci anche a livello nazionale. Dopo essere stati silenziosi e collaborativi per decenni, sinceramente è ora di dire basta. La prospettiva deve cambiare il prima possibile». In attesa che Roma ascolti le istanze dei sindaci, Cestaro rilancia la proposta: «Rinnovo l'invito a prendere la residenza a Selva di Cadore: i giovani troverebbero subito un impiego negli alberghi, nei negozi o negli impianti di risalita. Mentre gli anziani potrebbero dedicarsi, oltre a bellissime passeggiate sia in estate che in inverno, a quel volontariato che qua in montagna è una vera colonna portante della comunità».

Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 16:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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