Scomparso in Africa, l'ultimo audio di Luca: «Andiamo in Mali a vendere l'auto» /Ascolta

Mercoledì 16 Gennaio 2019 di Gabriele Pipia
Edith Blais e Luca Tacchetto
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PADOVA - «Invece che andare direttamente dal Burkina al Togo, andiamo a prendere un visto. Potremmo andare in Costa D’Avorio. Poi potremmo tornare in Burkina e andare in Benin. Sarà lunga». Sono le prime parole di un messaggio vocale che dura 48 secondi.
 



L’accento è marcatamente veneto, il tono è squillante, la voce è quella di Luca Tacchetto. Ad un mese dalla scomparsa del trentenne architetto padovano – visto ufficialmente per l’ultima volta da un amico francese la mattina del 16 dicembre - spunta ora un interessante audio inviato ad un gruppo di amici una settimana prima di essere inghiottito da un mistero che sta coinvolgendo tre continenti. Il figlio dell’ex sindaco di Vigonza e la ragazza canadese Edith Blais erano partiti dall’Italia a bordo di una Renault Megane lo scorso 20 novembre.
 
Erano diretti in Togo, dove avrebbero dovuto lavorare per un mese come volontari. Sono spariti nel nulla dopo aver salutato l’amico Robert a Bobo-Dioulasso, la seconda città del Burkina Faso. Abbiamo sempre saputo che il Togo avrebbe rappresentato l’ultima tappa del viaggio, ma questo messaggio vocale spiega altri dettagli del piano studiato da Tacchetto. 

«La macchina la vendo in Togo oppure ritorno in Mali, perché lì mi danno più soldi - racconta Luca agli amici -. Ho dei contatti in Mali, vediamo. Mi hanno detto che qui in Togo posso venderla dai 1.500 ai 2.000 euro, in Mali forse di più. Sarebbe un affare, in Italia neanche a cinquecento euro la venderei». Dalla voce si percepisce pure un accenno di risata.

Non sappiamo se questo fosse il piano definitivo del giovane architetto, ma senza dubbio il messaggio dimostra come il programma venisse aggiornato giorno dopo giorno in base alle opportunità che si creavano e ai consigli ricevuti sul posto. L’ultimo contatto concreto resta il video inviato al gruppo WhatsApp della famiglia alle 23.57 del 15 dicembre, mentre passava la serata in un ristorante. 

I PERICOLI
Il piano originario prevedeva di guidare per diecimila chilometri per poi arrivare in Togo e lavorare un mese ad un progetto di ecosostenibilità ambientale chiamato Zion’Gaia. La coppia avrebbe potuto prendere comodamente un aereo dall’Italia, ma questa soluzione cozzava con lo spirito avventuriero alla base del viaggio. Edith e Luca volevano scoprire il cuore dell’Africa, dormire nel deserto accarezzando un cielo mozzafiato, immortalare tappa dopo tappa la loro impresa “on the road”. Va ricordato, però, che la Farnesina sul proprio sito internet mette nero su bianco ogni rischio: in quell’area il banditismo è un serio pericolo e gli occidentali sono considerati obiettivi terroristici. 

LE IPOTESI 
In questi trenta giorni sono state fatte le ipotesi più disparate. Una rapina finita nel sangue? Un incidente in un luogo isolato? Un rapimento? Nessuna pista è stata esclusa a priori. I funzionari della Farnesina e gli uomini dell’Interpol sono impegnati nelle ricerche dalla vigilia di Natale, quando la famiglia Tacchetto ha presentato formale denuncia di scomparsa ai carabinieri. I funzionari del Ministero degli Esteri lavorano in silenzio in costante contatto con l’Interpol e allo stesso modo procede il governo canadese. Potrebbero esserci elementi che gli investigatori tengono riservati, per non vanificare ricerche ed eventuali trattative. 

Un fascicolo è aperto sul tavolo del pm della Procura di Roma Sergio Colaiocco, lo stesso magistrato che ha indagato sulla morte in Egitto del ricercatore friulano Giulio Regeni (2016) e sul rapimento in Libia del tecnico veneto Gianluca Salviato (2014). Intanto due famiglie attendono, divise dall’oceano ma unite dall’angoscia. Si chiedono che fine abbiano fatto le facce sorridenti dei loro ragazzi e dove sia sparita la loro auto. Proprio quell’auto che intendevano vendere. 
Gabriele Pipia
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Ultimo aggiornamento: 17 Gennaio, 13:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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