Battisti catturato in Bolivia. C'è l'accordo: «Niente ergastolo»

Domenica 13 Gennaio 2019
Cesare Battisti fermato dall'Interpol in Bolivia: camuffato con barba e baffi (dal sito Wikilao)
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È finita in Bolivia la fuga di Cesare Battisti. Stava camminando per le strade di Santa Cruz de La Sierra, camuffato con barba e baffi, quando è stato fermato dalla polizia. «Per Battisti è già partito un aereo e una volta in Italia sarà portato nel carcere più vicino allo scalo di atterraggio.

Presumibilmente Rebibbia», ha detto al Tg1 il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Ma è già un caso il no all'ergastolo che sarebbe parte dell'accordo con il Brasile per l'estradizione. 
  L'arrivo dell'aereo italiano è previsto per le 17 di oggi (ora italiana). Battisti sarà prima portato in Brasile dalla Bolivia con un aereo brasiliano e poi estradato in Italia. È quanto avrebbe deciso il presidente brasiliano Jair Bolsonaro.

«Si tratta di un atto di giustizia nei confronti degli odiosi crimini del terrorismo, doveroso verso chi fu ucciso o ferito e verso i loro famigliari», ora il lavoro continua affinché l'estradizione in Italia possa avvenire nei tempi più rapidi, ha detto il ministro degli Esteri Enzo Moavero. 
Una volta riportato in Italia, Battisti sarà condotto nel carcere più vicino al luogo di atterraggio. Questo infatti prevede la procedura in situazioni di questo genere. Per quanto riguarda l'iter dell'estradizione, l'Italia non deve formalmente compiere alcun atto, perché l'intera procedura era già del tutto espletata nel dicembre 2018 e su Battisti gravano condanne definitive. 

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IL FERMO
Quando è stato fermato Battisti non ha tentato di fuggire e ha risposto in portoghese. Una volta che i poliziotti, su input dei colleghi italiani, hanno avuto la certezza che si trattasse proprio dell'ex terrorista dei Pac, hanno proceduto a bloccarlo. Gli investigatori italiani erano già da una settimana in Bolivia e dopo aver circoscritto l'area in cui si trovava Battisti hanno iniziato a pedinarlo. Prima di intervenire, però, sono state fatte tutte le attività di comparazione e i riscontri visivi possibili fino a quando si è avuta la ragionevole sicurezza che fosse proprio lui sono stati fatti intervenire i poliziotti boliviani, che lo hanno fermato in mezzo alla strada. Alle richieste degli agenti di fornire i documenti, Battisti ha risposto in portoghese dicendo di non averli e solo quando lo hanno portato negli uffici della polizia ha fornito il suo documento brasiliano.

 
 

TRACCIATO GRAZIE A TABLET E PC
Le indagini condotte dagli investigatori della Digos e coordinate dal sostituto procuratore generale di Milano Antonio Lamanna, grazie a un sistema di controllo sofisticato su una quindicina tra telefoni, tablet e pc intestati a prestanome, hanno consentito di seguire gli spostamenti dell'ex terrorista. Battisti si sarebbe collegato anche ai social durante la sua latitanza. Dai 15 supporti informatici è stata fatta una scrematura e sono stati individuati tre telefoni usati personalmente da Battisti.

LA RETE DI APPOGGI
«C'è stata un rete di protezione che lo ha aiutato e sulla quale stiamo facendo accertamenti», ha detto il capo dell'antiterrorismo Lamberto Giannini ricostruendo i passaggi principali della cattura. «Fare i latitanti implica una serie di spostamenti e contatti, la nostra presenza assidua sul territorio e il monitoraggio costante ci ha consentito di rintracciarlo e di stargli addosso». Ci sono anche alcuni italiani tra le persone che per oltre un mese hanno protetto la latitanza di Cesare Battisti. Secondo quando si apprende da due diverse fonti, per rintracciare l'ex terrorista dei Pac sono state messe sotto controllo le utenze intestate a tre, quattro persone del suo entourage che, a loro volta, erano in contatto con altri soggetti. In tutto una decina di persone, cittadini brasiliani, boliviani e anche qualche italiano.


Gli uomini della Criminalpol e dell'Antiterrorismo hanno seguito una serie di piste che li hanno portati poco prima di Natale a individuare la Bolivia come il paese dove si poteva esser rifugiato Battisti. Pochi giorni fa, dopo un breve ritorno in Italia, gli investigatori hanno avuto le conferme che attendevano: con i colleghi brasiliani e boliviani è stata circoscritta l'area e ieri si è deciso di intervenire. 

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Sarebbero state le indagini disposte e coordinate dalla Procura Generale di Milano a portare a individuare in Bolivia Cesare Battisti. A quanto si è appreso l'avvocato generale Nunzia Gatto, subito dopo la fuga dell'ex terrorista dei Pac dal Brasile ha avviato accertamenti affidati alla Digos. A contribuire alla sua cattura ci sarebbero stati sistema di intercettazioni sofisticati e la collaborazione della polizia boliviana.

Battisti aveva fatto perdere le sue tracce a dicembre dopo che era stato spiccato nei suoi confronti un ordine di cattura. Battisti deve scontare l’ergastolo per quattro omicidi in concorso avvenuti alla fine degli anni Settanta in Italia, nel 1981 era evaso dal carcere di Frosinone e non era più tornato nel nostro Paese.
 

Ultimo aggiornamento: 18:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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