Nuovi concorrenti sul mercato: pericolo Australia e Brasile per il Prosecco

Giovedì 20 Dicembre 2018 di Elena Filini
Nuovi concorrenti sul mercato: pericolo Australia e Brasile per il Prosecco

TREVISO - Prosecco made in Italy, la vera minaccia arriva dal mercato australiano. La più grande denominazione del mondo deve fare quadrato per contrastare l'aggressività di nuove filiere produttive come quella australiana, che stanno iniziando ad immettere prosecco nel mercato indiano e cinese. Un'urgenza che ha motivato i due viaggi a Canberra e New Delhi del consorzio della Doc per trovare strade di collaborazione politica, in attesa che la questione venga normata. Se nel 2013 doc e Docg riuscirono a mettere in cassaforte il brand prosecco attraverso la registrazione del marchio Prosecco in Ue e attraverso accordi bilaterali per il riconoscimento del nome nei Paesi terzi, resta ancora aperta la partita di Australia e Brasile. Un mercato in crescita che inizia a preoccupare  l'Italia. In Australia si importa, ma da oltre una decina d'anni si produce anche, e con volumi in forte crescita. La patria del Prosecco australiano si trova nello stato di Victoria, nel Sud Est del Paese, che ha per capitale la città di Melbourne. Il pioniere è stato un italiano, Otto Dal Zotto, originario di Valdobbiadene e proprietario insieme alla moglie Elena della Dal Zotto Wines, che nel 1999 impiantò le prime vigne a Prosecco nella King Valley, una valle con condizioni climatiche ideali per produrre questa varietà di uva. Dal Zotto produce Champenoise per l'etichetta L'immigrante e metodo Charmat per il grosso della produzione, che riguarda il Vintage Pucino Prosecco e NV Pucino Prosecco. Ma Dal Zotto non è l'unico. Proprio per questo tra le missioni più importanti c'è stata quella della Doc a Canberra e Nuova Delhi. «Abbiamo voluto chiarire all'ambasciatore italiano in Australia la necessità di farsi portavoce delle istanze del Prosecco doc italiano, prodotto che ha caratteristiche diverse rispetto al vino australiano. È un prodotto da tutelare, rispetto alla produzione locale, che sta aprendosi ai mercati cinese e orientale».
I DATILa questione è stata sollevata da Stefano Zanetta durante l'annuale conferenza con l'anticipazione dei dati del 2018. I volumi presentati confermano il rilievo delle bollicine made in Treviso. Un più 10% sulla vendemmia e un incremento a valore del 13% complessivo delle vendite al consumo: se vengono immesse sul mercato circa 550 milioni di bottiglie di Prosecco, 460 milioni provengono dalla Doc. La vendemmia 2018 ha prodotto 3 milioni e 600mila ettolitri, registrando un incremento del 10,8% con una riserva vendemmiale di 550mila ettolitri. Le bottiglie che saranno immesse sul mercato sono 466 milioni, 26 milioni in più rispetto all'anno precedente.
IL PRIMO MERCATOL'Italia resta il primo mercato con 116 milioni di bottiglie vendute, subito dopo seconda è l'Inghilterra con 109 e a sorpresa cresce il prodotto venduto in Francia con un interessante 14% che la fa diventare quarta area di esportazione.

Ora la sfida è l'affermazione del brand aziendale. Perchè la partita oggi si gioca sui mercati globali. E la minaccia arriva dal prosecco australiano e, in successione, da quello brasiliano. La tutela sui mercati globali è stata sottolineata anche dal Governatore del Veneto. «Chiediamo per questo -preme Zaia- il supporto del WTO (world trade organization) l'organizzazione mondiale del mercato, per consolidare la tutela del made in Italy. Deve essere chiaro che quando imbottigli del vino prosecco stai parlando di un certo vino che è un patrimonio del nostro territorio». Intanto la Doc si prepara al 2019. Dallo studio sulla fertilità delle gemme, l'annata 2019 si annuncia generosa. «La Doc svolgerà un'attività di controllo sui vigneti per vedere quante gemme sono state lasciate sulla vite -annuncia Zanette- la media è di 55/60 mila gemme e comunque non oltre le 80mila». L'ultima questione riguarda i nuovi 1200 ettari della Doc. «Stiamo parlando - -chiude Zaia- di vigneti già esistenti».

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