Dm Elektron, 4. giorno di sciopero ma si tratta sull'operazione Romania

Mercoledì 12 Dicembre 2018 di David Zanirato
la protesta di lunedì

BUJA - Compatti, ancora in sciopero, la trentina di lavoratori della Dm Elektron per il quarto giorno di fila ha continuato la battaglia per avere risposte dall’azienda dopo la decisione di trasferire in Romania alcune linee produttive dello stabilimento di Buja. Anche ieri per tutta la giornata le maestranze hanno mantenuto il presidio all’esterno dello stabilimento con il loro camper, le bandiere e gli striscioni. Dopo la relazione al mattino dell’assessore regionale Alessia Rosolen in Consiglio regionale a Trieste che ha fatto seguita al tavolo aperto lunedì sera in via Sabbadini a Udine, alle 17 di ieri si è aperto un nuovo confronto nello stabilimento bujese tra maestranze, Rsu, sindacati di categoria della Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, vertici aziendali con in testa l’amministratore delegato Dario Melchior e rappresentanti di Confindustria. Chiaro lo scopo: riuscire a trovare un punto di mediazione.
FACCIA A FACCIA
Il faccia a faccia inizialmente era stato subordinato alla sospensione dello sciopero, ma alla fine ha trovato nella proprietà la volontà e la disponibilità a incontrarsi ugualmente, nonostante l’astensione dal lavoro. La trattativa si è protratta per oltre cinque ore, dopo le 22, dando vita a un confronto non privo di tensioni dopo quelle vissute nei giorni scorsi e legate all’intervento delle forze dell’ordine, seguito con apprensione e grande attesa da parte degli stessi operai rimasti in strada. A tarda serata le ultime notizie davano il faccia a faccia in fase di chiusura. Questa mattina il responso verrà portato all’attenzione di un nuovo tavolo regionale convocato a Trieste, nelle stanze dell’assessorato al lavoro guidato da Alessia Rosolen, assieme al collega Sergio Bini delegato alle Attività produttive. Quest’ultimo si era detto fiducioso di riuscire a trovare una mediazione capace di salvaguardare gli interessi dei lavoratori e delle maestranze. Al tavolo, questa volta, avevano spiegato nel pomeriggio Gianpaolo Roccasalva di Fiom Cgil e Fabiano Venuti di Fim Cisl, si sono portate a sedere anche le Rsu e una delegazione di operai. «Sono loro, infatti, le persone che più di altre conoscono la realtà aziendale e l’operatività delle linee in fase di smantellamento, tutte dirette nel nuovo polo produttivo aperto in Romania» avevano dichiarato i sindacalisti. Dal canto suo, il titolare Melchior aveva rimarcato «la strumentalizzazione della protesta», ricordando che, per trenta dipendenti in sciopero, «ce ne sono un centinaio che invece continuano a lavorare all’interno dello stabilimento». Uno stabilimento che continua a innovare con volontà di crescita e con l’arrivo di nuovi macchinari previsto per il 19 del mese.
DESTINI
I lavoratori in mattinata avevano deciso di mantenere attivo il presidio, fino a quando non si chiariranno i destini della struttura, il relativo piano industriale, l’arrivo effettivo dei nuovi macchinari annunciato dalla proprietà e il rispetto dei piani formativi. «Rimaniamo aperti al confronto franco e costruttivo, ma non crediamo alle facili promesse - avevano dichiarato sempre all’esterno dei cancelli -. Vogliamo conoscere le reali volontà di sviluppo dell’azienda e i destini occupazionali per le linee produttive che si stanno dismettendo».

 

Ultimo aggiornamento: 09:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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