MODI E MODA di
Luciana Boccardi
I "fiori" di Issey Miyake confermano
l'avanzata di un new-romanticismo
Sabato 1 Dicembre 2018
di Luciana Boccardi
Dopo la veemenza del secolo dei lumi che sfociò nella Rivoluzione francese, il movimento romantico si impose come necessità onirica, come voglia di evasione, di leggerezza con tutte quelle componenti che arte, letteratura, cultura mettono a disposizione. Dire “Romanticismo”, Foscolo, Schiller, una rosa, una poesia , oggi anche una mostra di grande interesse, al Museo Poldi Pezzoli di Milano, un invito a farci apprezzare schegge sognanti legate all’arte ma anche al costume che va dalla fine del Settecento al nostro tempo. Anche la moda ha registrato movimenti singolari che, dalla classicità protratta fino alla metà dell’Ottocento hanno assunto propaggini che possiamo riscontrare nella lettura di modelli che interpretano quella voglia di conoscere, di evadere, abbandonare il rigore “illuminista” (anche se ora così male “illuminato” ) per concedersi a un gioco senza fine. Il sogno romantico nasce così’ anche in guardaroba, affidato a elementi che aiutino il viaggio immaginifico che non si conclude mai, la voglia di cambiare senza tradire ciò che è nel ricordo. Dai languori dei primi decenni del Novecento, alla svagatezza superba di Fortuny, fino al fluire liquido di abiti senza corsetti di supporto, che scivolano su corpi femminili non più impegnati a nascondersi, la moda è arrivata all’esaltazione pop, alla scoperta della libertà sessuale implicita in alcune fogge osèes che hanno caratterizzato gli anni Settanta. Fino al nostro tempo in cui la “libertà” di svestire , la cosiddetta conquista del nudo, ha toccato limiti pesanti che oggi però restano residui assolutamente ininfluenti , male interpretati da esplosioni di falsa libertà : gli estremi alla Gucci, la sciarpa “vulva”di Fendi e subito dopo” ( forse in omaggio alle pari opportunità?) , come bijou à la page nel catalogo di accessori moda Yves Saint Laurent, l’altra metà del cielo, il “penis “ proposto come pendentif , un “walter-nature” con gancio in metallo dorato da appendere a una collana o a un filo complice. E’ questa la moda? No: questo è basso mercato. La moda invece, per chi sappia leggerla con anticipo, sta dicendo molto di più di quanto possono lasciar supporre certe volgarità invocate a soccorso di assenza di idee. La moda vera ci sta proponendo in silenzio, quasi in sordina una voglia matta di romanticismo. Ne è prova la bellissima sfilata che Raffaella Curiel ha dedicato a interpretazioni che ripassano con eleganza estrema il tempo di Klimt, o il bellissimo, difficile “delphos” di Fortuny, l’abito che D’Annunzio – raccontando la bellezza che questo modello insolito sapeva infondere a donne d’arte del suo tempo come Eleonora Duse o Isadora Duncan – volle chiamare così perché ricordava il costume dell’auriga di Delfi : l’ha ricostruito e proposto per il 2019 , Giuliana Cella. Persino griffes estreme come Yamamay cercano conforto in repechages dai toni dolci regalati ai nuovi reggiseni, o ai pigiami – famiglia , per papà, mamma,bambino, proposti come “acquisto per Natale”, mentre l’etno-fantasy di Malìparmi gioca per il 2019 su proposte fluide affidate a velluti brillanti, a “romantici” soprabiti lunghi su pantaloni morbidi. C’è voglia di romanticismo? Ditelo con una rosa sembra affermare Issey Miyake che ha presentato in questi giorni la sua collezione “Floriography” dedicata al linguaggio dei fiori da riproporre - raccomanda lo stilista giapponese - anche per comunicare. Un corsage floreale è realizzato nello splendido tessuto plissettato di Miyake. Fiori e parole : è il messaggio che il grande stilista affida al linguaggio dei fiori piccoli oggetti ,spille, elastici per capelli, elaborati con la tecnica di riscaldamento del tessuto che consente di riprodurre rose, peonie, camelie nei colori che Miyake considera il top per la sua tavolozza fin dal lontano 1968 quando debuttò a Parigi con i toni cupi del giallo, del rosa, dell’azzurro, del verde. Scampato al bombardamento fatale di Hyroshima , lo stilista Issey Miyake, oggi ottantenne, continua a progettare bellezza. In questo momento di particolare attenzione per la moda (…e non solo) in cui sembra che la “geometria” non sia più un aiuto, e lo stesso “pop” è diventato “classico”, ci salverà forse un rigurgito romantico . Anche raccontato con la “Floriography” del grande giapponese.
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