Il tunisino spacca-vetrine viveva nella casa popolare della sorella (che non c'è)

Venerdì 12 Ottobre 2018 di Gabriele Pipia
Amor Ben Lazhar Torch e le case popolari
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PADOVA - L'uomo più ricercato di Padova si nascondeva in una casa popolare assegnata alla sorella, che però ora vive in Tunisia. L'incubo di baristi e negozianti, responsabile di almeno quattro spaccate ma sospettato di averne messo a segno molte di più, abitava infatti in un appartamento di proprietà dell'Ater e gestito dal Comune. Qui, in via Varese alle porte del centro, martedì notte i poliziotti della Squadra Mobile hanno fatto scattare la perquisizione decisiva che ha portato all'arresto di Amor Ben Lazhar Torch e alla scoperta di parte della refurtiva. 
 

 

Prima che le indagini portassero gli agenti in questo covo, però, nessuno sapeva che qui viveva stabilmente un tunisino pregiudicato e irregolare di 39 anni, scarcerato tre mesi fa e già espulso dall'Italia senza esito l'anno scorso. L'alloggio viene assegnato in base ad una graduatoria destinata a chi non riesce a permettersi una casa. Una graduatoria che per molti rappresenta l'unica speranza per arrivare a fine mese. Il caso, quindi, merita di essere approfondito. 
 
L'appartamento risulta assegnato alla sorella, 51 anni, che però, come ha ammesso l'arrestato, ora vive in Tunisia. «Non ne sappiamo nulla - risponde secco il presidente dell'Ater di Padova, Gianluca Zaramella -. Noi non abbiamo potere giuridico di fare verifiche sugli alloggi». Chi ha questo potere è invece l'amministrazione comunale, che a Padova gestisce attraverso una graduatoria ben 1.600 alloggi popolari di proprietà comunale e 3.500 di proprietà dell'Ater.

«Noi facciamo le verifiche in base alle segnalazioni che riceviamo - spiega l'assessore al Sociale Marta Nalin - In questo caso specifico, parliamo di una casa assegnata nel 2015 ad una donna che aveva tutti i requisiti per essere in graduatoria. Nessuno ci aveva chiesto di intervenire. Di questo uomo non sappiamo nulla, ma siamo felici che si sia risolto un problema che stava preoccupando tutti». 

LE INDAGINII poliziotti erano sulle tracce del tunisino da almeno un mese. Nel pieno dell'ondata di spaccate in centro città (colpiti anche locali illustri a partire dal caffè Pedrocchi), lui era quindi già uno dei grandi sospettati. 
Gli agenti in borghese hanno appurato che Amor Ben Lazhar aveva solidi punti di riferimento nel mondo dello spaccio. Usciva sempre alla sera tardi e andava a colpo sicuro: prima la droga (probabilmente crack) per sentirsi invincibile, poi gli assalti alle attività. 

Attualmente gli sono attribuiti quattro colpi (un bar, due negozi di abbigliamento e una tabaccheria) con bottini che variano da pochi spiccioli a diverse migliaia di euro, ma in realtà i furti messi a segno dal tunisino sarebbero ben di più. Gli uomini della Squadra Mobile lo ritengono infatti legato di quasi tutti i furti messi a segno in centro tra l'estate e l'inizio dell'autunno. Le indagini di polizia e carabinieri proseguono perché gli investigatori sono convinti che in città abbiano agito negli ultimi mesi anche altri ladri seriali. Gli uomini dell'Arma attendono la risposta dal Ris di Parma per quanto riguarda altri sei sospettati a cui sono stati prelevati i campioni da comparare con le tracce biologiche rilevate nei locali che hanno subito le spaccate. Tra loro, quindi, potrebbero nascondersi altri ladri. 
LA DIFESAIeri l'arresto di Amor Ben Lazhar Torchè è stato convalidato per pericolo di reiterazione del reato. «Ma quali spaccate, sono innocente»: così ha esordito lui davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia. L'uomo, difeso dall'avvocato Luca Deiana, ha tentato di smontare tutte le accuse. «Non ho rubato nulla, sono tutte cose che ho regolarmente acquistato. Molte anche al mercatino dell'antiquariato».

Dalle indagini, però, emerge che gran parte di quella merce fosse rubata. E poi nascosta proprio nella casa popolare.
Gabriele Pipia

Ultimo aggiornamento: 15:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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