Roma, la casa dei festini del boss Casamonica riconsegnata al proprietario: in cassaforte trovati profilattici e manette di peluche

Giovedì 9 Agosto 2018
Roma, la casa dei festini del boss Casamonica riconsegnata al proprietario: in cassaforte trovati profilattici e manette di peluche
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Buttato fuori a calci dalla sua stessa casa, con un figlio morto misteriosamente, e costretto a vagabondare per undici anni dopo che i Casamonica si erano presi con la violenza il suo appartamento e lo avevano trasformato in un privè, luogo dei festini del boss Guerino.

Ma di fronte alla tenacia del 74enne Ernesto Sanità, ora anche il potente clan di Roma ha dovuto cedere: l'anziano oggi è rientrato nella sua abitazione, un alloggio popolare, dopo aver vinto una battaglia che non ha mai smesso di combattere.
 
 

«Una vittoria della legalità», dice il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Ora tutti parlano di lui nel quartiere di Pietralata a Roma, ma undici anni fa Ernesto era da solo di fronte all'arroganza di Giuseppe Casamonica, che dopo avergli infilato una pistola in bocca - racconta - «mi ricordava che avrebbe potuto uccidermi in qualsiasi momento mimando il gesto di uno sgozzamento». I Casamonica entrarono nella sua casa, di edilizia popolare e della quale Ernesto era legittimo assegnatario, quando nel 2007 il figlio adottivo di Sanità scappò per un debito di droga di 200mila euro. Il giovane, quasi 30enne, era diventato un pusher al servizio del clan, ma a causa dei suoi debiti arrivò la ritorsione sul padre Ernesto e i Casamonica si appropriarono della casa: serrature cambiate, minacce di morte a Sanità e nuova residenza anagrafica per Tamara Aceti e Concetta Casamonica. Alcune settimane dopo il figlio di Sanità fu trovato morto in strada per le ferite causate da un pestaggio, i cui responsabili non sono mai stati individuati.
 


Ernesto, che all'epoca era già vedovo, aveva 63 anni e fin da piccolo aveva lavorato come macellaio: si ritrovò improvvisamente a vagare per strada cercando ripari di fortuna, dormendo in un sottoscala oppure ospite di qualche amico. Ma non esitò a denunciare gli aguzzini in commissariato. Una denuncia regolarmente protocollata ma, come ricostruito poi dagli accertamenti, mai trasmessa in procura. Sanità ha sempre rivendicato il diritto a quella casa e cinque anni fa scrisse una lettera all'Ater, l'Azienda Territoriale per l'Edilizia Residenziale a Roma, che si è adoperata per superare cavilli e procedure burocratiche.

Poi il sequestro della casa da parte dei carabinieri lo scorso luglio, nel corso della maxi operazione «Gramigna» contro la cosca romana, e oggi la riconsegna al legittimo assegnatario. E quando Ernesto oggi è rientrato, dopo undici anni, ha trovato una casa molto diversa. La camera da letto era nel frattempo diventata lo spazio comodo di un sontuoso loft per i festini del clan, in particolare quelli del boss Guerino Casamonica. «La rimetterò a posto per farla tornare la mia casa», dice Ernesto, un uomo esile, acciaccato dagli stenti, che riesce a sorreggersi a stento con un bastone. Ma con lo sguardo orgoglioso: «E ora da qui non mi muovo - dice fiero - Questa è casa mia e non ho paura di nessuno».(

Ultimo aggiornamento: 20:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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