Il tesoro dei nigeriani nascosto in un trolley. Il "cassiere" era un parrucchiere

Sabato 14 Luglio 2018 di Monica Andolfatto
Il tesoro dei nigeriani nascosto in un trolley. Il "cassiere" era un parrucchiere
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MESTRE - I soldi dello spaccio? Venivano consegnati a spalloni, rigorosamente nigeriani, che prendevano l'aereo, spesso dal Marco Polo di Venezia, qualche volta da Marconi di Bologna, con destinazione finale lo stato africano. Di qui l'ipotesi di reato di riciclaggio. I trasferimenti cash calcolati finora ammontano a circa trecentomila euro accertati. Ma il totale è destinato a salire. E per un semplice motivo. Gli investigatori hanno messo mano al registro del banchiere. Al secolo Friday Nosakhare Eduzola, per gli amici Nosa, anni 31, nigeriano, fra gli arrestati nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla pm Paola Tonini, con la quale la polizia ha inferto un colpo durissimo al business dell'eroina gialla. Il suo negozio - una rivendita di prodotti per parrucchieri ed estetisti di cui il questore ha disposto la chiusura - a tutti gli effetti una base logistica per lo smercio di stupefacente, era in particolare pure una banca clandestina.
 
LIBRO MASTROTrenta metri quadrati, due stanze, ingresso e vetrina al civico 46 di via Monte San Michele, a Mestre a pochi metri dalla stazione ferroviaria, sufficientemente vicino alla tangenziale e quindi all'autostrada: uno spazio strategico al cui interno avvenivano scambi di droga e scambi di denaro. Sia per il gruppo che controllava in maniera diretta, sia per i concorrenti amici, il cosiddetto gruppo dei portici. Tutto annotato scrupolosamente nell'arco dell'intera giornata lavorativa, come provato dai filmati delle telecamere installate a sua insaputa: entrate e uscite degli importi delle operazioni economiche illecite riportati nel libro mastro dal quale non si separava mai, lo portava con sé anche quando rincasava, raggiungendo l'abitazione di Padova. Ora, cifre e nomi sono al vaglio degli inquirenti.
BROKER DA STRADAVai da Nosa, ci pensa lui: anticipazioni per l'acquisto delle dosi, deposito dell'incasso quotidiano, e trasferimenti all'estero. È in questa ultima fase che si inseriscono quelli che potremmo definire broker da strada, uomini e donne, cui venivano affidate grosse somme in contanti da portare in Nigeria. Cinque quelli identificati nell'ambito delle indagini, fra cui spicca il regista Monday Atekha Agbonkonkon, detto Sonny classe 1961, residente a Verona, commerciante e punto di riferimento anche degli altri, sempre con casa nella provincia scaligera. La Guardia di Finanza lo ha bloccato a Tessera all'inizio dello scorso marzo. Non è stato un caso: la pm Tonini aveva chiesto alle Fiamme Gialle di intensificare i controlli dei nigeriani in partenza. Intercettazioni telefoniche e riprese video infatti avevano permesso di accertare le duplici attività di Nosa, collocando lo stesso Sonny più volte nel negozio mestrino del connazionale.
EXIT STRATEGYNel trolley con cui si stava imbarcando nascondeva qualcosa come 251.900 euro. E anche venti cellulari. Un arresto, il suo, che ha mandato in tilt l'organizzazione. Tanto che qualcuno ipotizzava che non fosse vero, che si trattasse di uno stratagemma del 57enne per rubare i soldi: i sospetti saranno spazzati via solo quando, come crive la gip Marta Paccagnella nell'ordinanza, la notizia apparirà sul Gazzettino. Quel giorno segna un cambio di strategia negli affidamenti di denaro: cifre meno ingenti, possibilmente sotto la soglia dei 10mila euro consentita dalla dogana, e commissioni più care. È il 27 marzo. Nosa è al telefono con una collega, tale Sandra Okolocha di Bologna che gli dice: «Abbiamo aumentato la commissione di 8 euro per chi manda 100 euro, 6 euro per chi manda 900 euro e voi? Mandare soldi in Nigeria è diventato rischioso». E Nosa risponde: «Io prendo ancora 6 euro». Ma poi aumenterà a 7 euro ogni 100.
Monica Andolfatto
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