Accordo con il Pd, parlamentari e base M5S si spaccano. Giovedì l'assemblea dei gruppi

Martedì 24 Aprile 2018
Accordo con il Pd, parlamentari e base M5S si spaccano. Giovedì l'assemblea dei gruppi
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Tra parlamentari e base Cinquestelle si discute animatamente di quel che sta accadendo dopo la chiusura con la Lega e l'avvio del confronto con il Partito Democratico, salutato con favore dalle frange più a sinistra del Movimento ma visto come fumo negli occhi dai più. Si terrà giovedì alle 19,30 l'assemblea congiunta dei gruppi M5S di Camera e Senato.

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La chat tace, anche perché - viene spiegato - quella della XVIII Legislatura non è mai partita, e in molti hanno abbandonato le chat preesistenti stufi delle continue fughe di notizie. Ma sulle chat dei meet-up e dei gruppi locali, racconta più di un parlamentare, c'è grande fermento, tra chi giura di dire addio al Movimento in caso di accordo coi dem e chi invece invita a mantenere i nervi saldi e a lasciar fare Di Maio. Fatto sta che un'eventuale intesa col Pd potrebbe far esplodere il gruppo. Letteralmente. «So per certo - dice un parlamentare di peso molto vicino a Di Maio - che decine e decine di colleghi lascerebbero: diversi si dicono sin da ora pronti a passare al gruppo Misto in caso di accordo. E stavolta non temono nemmeno gli insulti della base che hanno contraddistinto gli addii avuti in passato, vedi Currò e gli altri: quale miglior motivo per dire addio al Movimento l'alleanza con il nemico giurato di sempre?».

Insomma, Di Maio dovrà tener conto anche del dissenso interno, a maggior ragione considerando che i numeri su cui potrebbe contare la maggioranza, in caso di eventuale intesa col Pd, al Senato sarebbero risicatissimi: 161, con una manciata di voti in più in caso di convergenza dei senatori di Liberi e Uguali (+4).
Eventuali addii, dunque, peserebbero molto più del passato, mettendo in discussione la sopravvivenza stessa di un eventuale esecutivo. Altro elemento da considerare è se il Pd, come da rumors, dovesse chiedere un passo indietro di Di Maio in caso di intesa. A quel punto, si aprirebbe una nuova grana per i vertici grillini che, fino a stamattina, assicuravano che la premiership di Di Maio non sarà in alcun modo messa in discussione: «non abbiamo ceduto alla Lega - spiegano - tanto meno non lo faremo col Pd». Ma a questo punto bisognerà anche vedere quanto il gruppo parlamentare grillino resterà coeso.
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