Famiglia uccisa dal tallio: omicidio ​premeditato, arrestato il nipote

Giovedì 7 Dicembre 2017
Le vittime del tallio
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FRIULI e MONZA - I carabinieri di Desio (Monza) hanno arrestato Mattia Del Zotto, 27 anni, su disposizione del Gip del Tribunale di Monza per omicidio volontario e tentato omicidio. Il giovane è accusato di aver ucciso i nonni e una zia, mediante somministrazione premeditata di tallio

Dalle indagini è emerso che il tallio, definito il "veleno degli avvelenatori" per la sua difficile tracciabilità, era stato messo in una tisana artigianale trovata nella casa della famiglia. «Abbiamo proceduto all'arresto per scongiurare altre possibili vittime»: in questi termini i carabinieri hanno spiegato l'arresto di Mattia Del Zotto. Gli investigatori sono risaliti a Mattia Del Zotto seguendo le tracce di un account di posta elettronica col nome falso "Davide Galimberti" e i tabulati telefonici del suo cellulare. Grazie a queste indagini è stata ricostruita la trattativa con una azienda chimica di Padova per l'acquisto del solfato di tallio. I carabinieri hanno trovato in casa sua a Nova Milanese cinque confezioni di solfato di tallio. Trovate anche le ricevute del relativo acquisto.

I carabinieri hanno trovato anche sul cellulare del giovane conversazioni in cui lui fa riferimento alle ricevute dell'acquisto.

«PUNIRE GLI IMPURI»: ECCO COSA HA DETTO IL NIPOTE KILLER
«L'ho fatto per punire soggetti impuri e non voglio collaborare»: così Mattia Del Zotto si è rivolto ai carabinieri che lo hanno arrestato a casa sua a Nova Milanese. Il procuratore della Repubblica di Monza, Luisa Zanetti, in conferenza stampa lo ha definito «una persona introversa». 

Mattia Del Zotto ha raccontato agli investigatori di «avere avviato un percorso di conversione alla fede ebraica da circa tre anni». Il ragazzo, che ieri sera ai carabinieri che lo stavano arrestando ha detto di aver agito «per punire persone impure», interrogato circa un mese fa, aveva spiegato: «Io solitamente non avevo rapporti con i mie nonni, né paterni né materni, a volte quelli materni venivano a trovarci e io li notavo perché vivo lì. Ritengo che, per il semplice fatto che siano parenti, io non debba necessariamente avere un rapporto di affetto così approfondito con loro». A proposito della sua presunta conversione alla «fede ebraica» o al timore che avesse abbracciato una «setta», la madre Cristina, sempre lo scorso novembre, ha messo a verbale che Mattia ad un certo punto avrebbe «incominciato ad assumere» un «atteggiamento particolare» come quello di cambiare canale quando in tv andavano in onda spot pubblicitari. E per far ciò usava direttamente il pulsante del televisore perché «è contro l'utilizzo del telecomando». Tra l'altro la signora ha spiegato che il figlio ha cominciato a limitare «i pasti in misura "essenziale", eliminando completamente dolci e alcoolici».

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LA MAMMA:
«MATTIA È IN UNA SETTA»
«Mio figlio ultimamente (...) ci ha detto di non essere più cattolico, e che sta seguendo una religione che non ci ha dettagliato. La mia deduzione è che si tratti di una specie di setta. Questo nuovo stile di vita è ispirato (...), a suo dire e se non ricordo male, da un gruppo chiamato "Concilio Vaticano II"». Lo ha messo a verbale la madre di Mattia Del Zotto.

MATTIA CHIUSO NELLA SOLITUDINE, IL PAPÀ:
«CI SIAMO RIVOLTI A UN CROMOTERAPEUTA»
«Abbiamo chiesto consigli a Wimala, abbiamo deciso di non rivolgerci a uno psicologo perché mio figlio caratterialmente non è propenso ad avere rapporti con altre persone». Con queste parole Domenico Del Zotto, il padre di Mattia, ha spiegato agli investigatori come ha tentato, insieme a sua moglie, di aiutare il figlio ad uscire dalla solitudine in cui si era rinchiuso da tempo, rivolgendosi ad una cromoterapeuta. La coppia, come si legge nell'ordinanza del gip Federica Centonze, si era rivolta a tale "Wimala", presunta specialista in terapie naturali che aveva anche seguito Patrizia Del Zotto, sorella di Domenico e vittima di avvelenamento da tallio per mano del nipote, per la sua allergia ai metalli. Il signor Domenico, come si evince dal provvedimento del giudice, era stato in passato denunciato dal figlio in quanto durante una discussione era stato «strattonato».

LE VITTIME
Avvelenamento da metallo pesante di un'intera famiglia di Nova Milanese. Le vittime sono Giovanni Battista Del Zotto, 94 anni, la moglie Maria Gioia Pittana, 88 anni, nativi del borgo friulano di Santa Marizza di Varmo (Udine), e Patrizia Del Zotto 62 anni. Ricoverate in ospedale altre cinque persone. 



TALLIO COMPRATO NEL PADOVANO
Sarebbe stato acquistato in un'azienda del Padovano il tallio che Mattia Del Zotto avrebbe usato per avvelenare la sua famiglia. È quanto emerge dalle indagini degli investigatori. I primi ad accusare i sintomi da intossicazione da tallio sono stati i suoi nonni e la zia, poi deceduti. In seguito è stata la volta di Laura Del Zotto e di Enrico Ronchi, rispettivamente sorella minore e vedovo di Patrizia Del Zotto, e della badante di famiglia Serafina Pogliani, finiti in ospedale per avvelenamento. Infine anche i nonni materni, Alessio Palma e Maria Lina Pedon, 83 e 81 anni, sono stati ricoverati in ospedale per lo stesso tipo di avvelenamento. Proprio a casa di questi ultimi gli inquirenti hanno sequestrato una miscela di erbe per infusi contaminate da tallio.


VOLEVA PRENDERE L'ARSENICO
Mattia Del Zotto da giugno si stava documentando per procurarsi una sostanza velenosa e aveva inizialmente contattato diverse ditte per comprare arsenico. È quanto è emerso dalle indagini. Il 27enne ha poi rinunciato all'acquisto dell'arsenico perché in un caso ha ricevuto la richiesta di tracciabilità della transazione e in un altro una dichiarazione di utilizzo. Ha così scelto la ditta di Padova e ha acquistato il solfato di tallio.

IL GIP
«Il piano di Mattia è certamente il frutto di una accurata e prolungata programmazione» il gip di Monza Federica Centonze nell'ordinanza di custodia cautelare accogliendo l'ipotesi del procuratore Luisa Zanetti. Secondo il giudice, il giovane Del Zotto «ha prima svolto una meticolosa ricerca in rete delle ditte distributrici di composti chimici contenenti il veleno, e ha poi, sotto falso nome, trattato le condizioni di vendita» con l'azienda di Padova sollecitandone la consegna
. Il 27enne poi si è quindi premurato di ritirare personalmente il prodotto, eliminando ogni traccia della corrispondenza dal proprio pc». Per il gip questi sono elementi «significativi di un proposito delittuoso e persistente, senza traccia di alcun ripensamento tra la sua ideazione, avvenuta quanto meno nel mese di giugno, e la realizzazione seguita di circa tre mesi e indicativi di una lucida premeditazione».

Ultimo aggiornamento: 8 Dicembre, 14:07 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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