Nonnismo fra compagni di football: assolti i 7 presunti molestatori

Mercoledì 6 Dicembre 2017
Nonnismo fra compagni di football: assolti i 7 presunti molestatori
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VENEZIA  - Tutti assolti con formula piena, «perché il fatto non sussiste». È finita in una bolla di sapone - in attesa di eventuali ricorsi in appello - la vicenda processuale di 7 tra giocatori e allenatori della squadra di football americano "Islanders Venezia" accusati di 'riti' iniziatori a sfondo sessuale ai danni di un loro compagno. Il pm aveva chiesto per i sette condanne severe, per complessivi 29 anni. Ma oggi il Tribunale di Venezia (collegio presieduto da Sara Natto), dopo 4 anni dall'avvio del processo, ha mandato tutti assolti.

Alla sbarra erano stati chiamati Stefano Brutesco, 52 anni di Mogliano, Tommaso Canuto, 50 anni di Mestre, Giancarlo Serio, 38 anni di Mestre, Marco Grinzato, 27 anni di Mestre, Giacomo Canal, 28 anni di Mogliano, Stefano De Giorgi, 40 anni di Martellago, e Claudio Pavanello, 43 anni di Mestre. La presunta vittima si era costituita parte civile, chiedendo il risarcimento di un milione di euro. La pm Lucia D'Alessandro aveva ritenuto gli allenatori ed i giocatori responsabili di violenza sessuale di gruppo, percosse, lesioni personali, violenza privata, tutti in concorso tra loro, per aver costretto il giovane, nuova leva del gruppo veneziano, a subire alcuni presunti «riti» di iniziazione, sul pullman di ritorno da una partita vittoriosa giocata a Trieste nel 2011, contro la squadra locale dei Muli.

Per gli allenatori, aveva avanzato una richiesta di 3 anni e otto mesi ciascuno, mentre per i giocatori di 4 anni e quattro mesi. L'ipotesi dell'accusa era che i due allenatori avessero partecipato all'episodio di violenza con la presenza, tanto che la vittima li aveva definiti «spettatori divertiti». I compagni di squadra, secondo la sua versione, sarebbero stati quelli che invece avevano avuto un ruolo attivo nei riti iniziatori, consistiti in giochi a sfondo sessuali; come correre nudo per la corriera, venendo contemporaneamente picchiato con mazze di plastica, oppure dover subire che sempre i compagni appoggiassero il sedere o il pene sul volto e sulla testa. Il giovane, 20enne all'epoca dei fatti, aveva raccontato di essere uscito sconvolto da quell'esperienza, e si era recato in ospedale per far refertare le contusioni subite negli 'scherzì più violenti.

Una vicenda da 'arancia meccanica' che, pur nella sua cruda ricostruzione, non ha convinto i giudici del tribunale veneziano.

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