ODERZO - «Di fronte a un elemento testimoniale servono sempre dei riscontri oggettivi. Che in questo caso mi pare di poter dire siano abbastanza difficili da ricostruire». Non sarà facile verificare la versione di Carlo Frisiero, lo psicologo e antropologo 44enne di Oderzo che sabato sera si è consegnato ai carabinieri di Bologna accusandosi dell’omicidio del padre, il 77enne Nino, morto per soffocamento il 24 settembre del 2016. Ma quello che sembrava un decesso per cause naturali sarebbe in realtà un omicidio, compiuto come gesto di “pietà” di un figlio di fronte alle sofferenze del padre. Ad ammetterlo è il Procuratore della Repubblica di Treviso Michele Dalla Costa, che però attende le carte del fascicolo prima di esprimersi. Il corpo di Nino Frisiero è stato cremato tre giorni dopo il decesso. Impossibile verificare la dinamica dei fatti raccontata dal figlio Carlo attraverso la riesumazione di un cadavere che non esiste più. E i familiari non credono alla versione di Carlo Frisiero. Secondo loro l’uomo è rimasto psicologicamente segnato dalla scomparsa prima della madre e poi dell’altro genitore e non sarebbe più nel pieno delle sue facoltà mentali: «È in uno stato confusionale e di agitazione abbastanza evidente».
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