Veneto-Trentino, guerra sui Passi: stop al traffico ogni mercoledì

Venerdì 7 Luglio 2017 di Angela Pederiva
Il Sella
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Dopo i confini della Marmolada, la chiusura del Passo Sella. Si apre un nuovo fronte nella “guerra” fra Veneto e Trentino (e questa volta pure Alto Adige): Palazzo Balbi sta studiando la possibilità di sostenere anche giudiziariamente, oltre che politicamente come sta già facendo, la battaglia degli operatori turistici delle Dolomiti contro lo stop al traffico nel valico che collega la Val di Fassa alla Val Gardena, in vigore per tutti i mercoledì di luglio e agosto. Motivata con argomentazioni di «salvaguardia dei beni paesaggistici e ambientali tutelati», l’ordinanza delle Province di Trento e Bolzano rischia secondo la Regione di avere pesanti ricadute economiche sul Bellunese.

Al centro della disputa c’è il progetto “#Dolomitesvives”, ideato per valorizzare e tutelare un territorio che è Patrimonio dell’Umanità Unesco. Focalizzata sul tema della mobilità sostenibile, l’iniziativa prevede che ogni mercoledì dal 5 luglio al 31 agosto, dalle 9 alle 16, il tratto di strada da Pian Schiavaneis (Canazei) a Bivio Miramonti (Selva) sia percorribile solo in bicicletta, a piedi, con i veicoli elettrici e con i mezzi del trasporto pubblico locale, in modo da trasformare Passo Sella in un anfiteatro naturale di incontri, spettacoli, eventi ed escursioni.
Vista dai promotori, che peraltro hanno incassato il parere positivo del ministero delle Infrastrutture, la prima giornata è stata un successo. «Sui Passi dolomitici – dice Mauro Gilmozzi, assessore trentino all’Ambiente – vogliamo più persone e meno macchine. Con questa scelta la politica guarda avanti, noi vogliamo pensare ai cittadini del ventunesimo secolo e a quelli delle generazioni future. Abbiamo lavorato insieme, fra le due Province ma anche con i sindaci, i presidenti di comunità, gli operatori economici». Ma gli occhi del Comitato per la salvaguardia dei Passi dolomitici, che raduna 79 imprese con 623 dipendenti, hanno osservato tutt’altro: «Un fallimento – sentenzia il presidente Osvaldo Finazzer – fra alberghi semideserti, autobus vuoti, negozi costretti ad abbassare le serrande, rifugi che hanno registrato la metà degli incassi abituali. I divieti erano stati emessi ipotizzando l’arrivo di 2.000 auto, ma ci saranno state al massimo 200 persone. E com’è che in appena un mese sono riusciti ad allargare il tratto di strada interessato da questa manifestazione, mentre le strade del Pordoi e del Fedaia attendono da anni di essere sistemate dopo le frane? Tutte ragioni che ci hanno indotto a preparare un ricorso che ci apprestiamo a presentare al Tar del Trentino Alto Adige e in cui speriamo di ottenere il supporto legale della Regione Veneto».
Federico Caner, assessore veneto al Turismo che sta già seguendo la partita giudiziaria sulla Marmolada, conferma l’attenzione di Venezia: «La nostra Avvocatura valuterà se sussistono gli estremi giuridici per una nostra costituzione in giudizio. Posso comunque già assicurare il nostro appoggio politico nel contrasto a decisioni che fanno sentire i loro effetti al di là dei confini amministrativi». Il timore è che possano essere attuate misure analoghe pure nei Passi che insistono sul Bellunese. «Qui rischia di passare il messaggio che le Dolomiti sono più inquinate di Shanghai – protesta Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno – per questo chiediamo di essere coinvolti nel confronto con Trento e Bolzano».
Ultimo aggiornamento: 8 Luglio, 08:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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