I nuovi conti dei divorziati che perdono il mantenimento

Venerdì 12 Maggio 2017 di Cristiana Mangani
I nuovi conti dei divorziati che perdono il mantenimento
«Allora, il mutuo è trentennale. Alla scuola dei figli continua a pensarci lui»... Tribunale civile di un giorno qualunque, voci che si sovrappongono. Sono molti i problemi da risolvere per chi ha scelto di non affrontarli più in due. Settanta le udienze fissate, ovunque coppie “scoppiate”, volti tristi, lacrime. Tante mogli, e qualche marito. La Cassazione ha emesso un verdetto rivoluzionario dal punto di vista sociale e culturale: ha deciso che il mantenimento non sarà più stabilito in base al tenore di vita, ma sull’autosufficienza. E gli avvocati, loro sì, già guardano alla richiesta della revisione dell’assegno. «Intendo chiederlo subito al giudice, oggi stesso», conferma Natale Perri, difensore di Andrea, che raggomitolato su una sedia ammette: «E’ una bella decisione, è una questione di giustizia. Ho amici che sono costretti a mangiare alla Caritas, che non hanno più una casa dove dormire. Le donne che hanno rinunciato alla loro vita per la famiglia hanno certamente diritto a non essere abbandonate, ma non si può ridurre le persone sul lastrico».

I SENSI DI COLPA 
Le storie si inseguono. Basta fermarsi nel cortile e ascoltare. «Mi vuole distruggere». «Avvocato, ma i figli me li farà vedere?». Mariti provati, forse anche schiacciati da enormi sensi di colpa. Ora potrà rivedere il suo mantentimento, che ne pensa? «Ah, io ho già rimediato - confida la sua strategia un ex agente farmaceutico - Passavo quattromila euro al mese a mia moglie. Non sapevo più come vivere. E allora ho fatto una bella pensata: mi sono licenziato» E ora come vive? «Tutto in nero, ma lei è stata costretta a trovarsi un lavoro».

Forse è stato amore, ora è quasi odio. «Ho capito - interviene un altro ex marito mentre il suo avvocato ammette di non avere ancora letto bene la sentenza - Ma io non le ho chiesto di rimanere a casa. L’ha voluto fare lei per dedicarsi ai figli, è una sua scelta. Ora non mi può massacrare». Il divorziando parla agitato, le sue condizioni economiche sono molto peggiorate. Ma questo non gli ha impedito di lasciare la moglie e tre figli gemelli, nonostante il legale glielo sconsigliasse. E lo ha fatto per seguire un’amante nullatenente, e soprattutto nullafacente. «Se tornassi indietro? - dice ora - non mi separerei proprio. Vivo con 200 euro al mese. Questa sentenza della Cassazione era più che necessaria».

Gianluca Gismondi, invece, è in attesa di udienza nella doppia veste di separando e di avvocato. «Vuole aspettare mia moglie? - chiede - Così vede anche lei. Tra un po’ arriva. La mia è una separazione molto conflittuale. La decisione dei Supremi giudici è giustissima. Se lei non lavora, nel momento in cui si lascia con il marito troverà qualcosa da fare». Molte donne, però, non l’hanno fatto mai, e con la crisi economica, non è poi molto facile. 
Le ore passano, le persone aumentano. Tutte concentrate in una saletta molto piccola. Dolori vissuti senza privacy, litigi all’ultimo sangue messi in piazza davanti a chi aspetta il suo turno. Mentre Gianfranco Proietti dispensa informazioni. Sono 37 anni che lavora in Tribunale, prima al civile, poi al penale, e ora di nuovo al civile. Da cinque dà chiarimenti sui moduli da usare, informa sul calendario e sullo stato delle cause. Chi soffre di più, la donna o l’uomo? «Stando alla mia esperienza - dichiara - soffrono più i mariti. E’ più elevato il numero di donne che chiedono la separazione, sono molto più agguerrite. Guardi, ormai capita spessissimo che abbiano un amante e, visto che si sanno organizzare meglio degli uomini, riescono anche a farsi mantenere». Non fa in tempo a finire la frase che una giovane signora scappa fuori dall’aula in preda a una crisi di pianto. Perché, sebbene il livello di litigiosità sia altissimo, soprattutto quando si discute dei figli e dei soldi, è pur sempre la fine di un amore.

I PATRIMONI
Un paio di giorni fa, distrutto per un mantenimento che non era in grado di dare, un uomo si è dato fuoco nell’aula di udienza, davanti al giudice. Sono intervenuti i carabinieri, le ferite non sono state gravi, ma l’assegno di mantenimento è rimasto lo stesso. «Questa sentenza è molto interessante - immagina già di utilizzarla un cinquantenne abbronzato, Rayban azzurri - Certo, però, non credo che riguarderà i morti di fame. Sarà utile a chi ha bei patrimoni. Lì cambieranno veramente le cose. Penso a Berlusconi, a Cecchi Gori». Poco distante da lui, un uomo segue con lo sguardo basso la ex moglie: capelli corti, pantaloni, e un ciuffo di capelli azzurri sul bianco-argento della chioma. «Io cercherò proprio di utilizzare la sentenza della Cassazione - afferma - Assolutamente. Mia moglie mi ha lasciato per un’altra donna. Ma le pare normale che debba mantenere lei e lei?».

 
Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 14:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA