Il Pd: «Radiarla». La Rubinato: «Perché l'inchiesta fu archiviata?»

Giovedì 20 Aprile 2017
Federico Gelli
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TREVISO - Sdegno, rabbia, fermezza nel chiedere giustizia e spiegazioni per il comportamento dell'assistente sanitaria che a Treviso fingeva di vaccinare i bambini. Il mondo politico si muove e commenta il caso della donna che ha messo a rischio la salute di 500 tra adulti e bambini.


IL PD: RADIARLA SUBITO
«Si indaghi per scoprire i motivi che hanno spinto l'assistente sanitaria a mettere in pericolo la vita di oltre 500 bambini e si faccia in modo di interrompere per sempre l'attività di questa professionista». È quanto chiesto da Federico Gelli, responsabile sanità Pd, che commenta così la notizia di un'assistente sanitaria di Treviso che avrebbe finto di vaccinare i bambini disfacendosi delle fiale prima dell'effettiva somministrazione.

«Mi auguro - continua Gelli - che non ci sia alcuna correlazione fra le campagne di disinformazione contro i vaccini di questi ultimi mesi e il folle comportamento di questa donna. Se così fosse, dovranno sentirsi responsabili di quanto accaduto coloro che ogni giorno investono il proprio tempo nel raccontare false notizie a proposito dell'importanza delle vaccinazioni. Qui siamo alla presunta mancata erogazione di un servizio richiesto e pagato dai cittadini».

LA RUBINATO: PERCHÉ LA PROCURA HA ARCHIVIATO?
«Siamo di fronte ad una condotta di assoluta infedeltà di un dipendente pubblico alla azienda sanitaria, agli utenti, in questo caso dei minori, e alle regole deontologiche, che se accerta merita il massimo della sanzione. Ma una riflessione è dovuta anche su come sia potuto accadere che, dopo l'indagine dei Nas attivata dall'Asl 2, si sia arrivati all'archiviazione del caso in Tribunale su richiesta della Procura». È quanto afferma Simonetta Rubinato, parlamentare del Pd, in merito alla vicenda dell'infermiera che avrebbe finto di vaccinare molti dei bambini che arrivavano al suo ambulatorio, buttando via le fiale. «Questo caso conferma come la forza della sanità veneta stia soprattutto nelle risorse umane. È il caso del dott.
Giovanni Gallo che, in qualità di responsabile del dipartimento prevenzione dell'allora Ulss 10, nonostante l'archiviazione decisa dal Gip su richiesta della Procura, ha continuato a dare fiducia alle testimonianze del personale collaboratore facendo avviare d'intesa con i vertici dell'Azienda delle indagini interne, supplendo di fatto alla magistratura, che hanno portato alla luce lo sconcertante caso» conclude la parlamentare trevigiana.


 
Ultimo aggiornamento: 13:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA