Città del Vaticano I dati sono sconvolgenti: tra il 1950 e il 2010 il 7 per cento dei preti cattolici australiani, pari a 4.444 casi di pedofilia, è stato accusato di abusi sessuali su bambini. Purtroppo alle accuse e ai sospetti non sono mai seguite adeguate indagini. La Royal Commission, l’organismo istituzionale al quale è stato affidato dal Parlamento il compito di indagare sulle responsabilità della Chiesa in Australia, ha terminato uno studio che inchioda l’episcopato, mettendo in luce in tanti casi un atteggiamento lacunoso e pieno di omissioni. In questo contesto, nel febbraio scorso, era stato ascoltato a Roma anche il cardinale Pell, super ministro dell’Economia di Papa Bergoglio, e prima di arrivare a Roma cardinale di Sidney. Il governo australiano aveva deciso di istituire una Commissione nel 2012, dopo un decennio di pressioni crescenti da parte dell’opinione pubblica affinché venissero avviate indagini su presunti abusi su bambini in tutto il Paese.
"Fra il 1950 e il 2010 il 7% dei presunti autori delle violenze sono stati dei sacerdoti", ha spiegato Gail Furness, responsabile della Commissione. "I resoconti sono terribilmente simili, i bambini sono stati ignorati o peggio ancora puniti. Le accuse non sono state esaminate. Preti e religiosi semplicemente rimossi. Le parrocchie dove sono stati spostati non sapevano nulla del loro passato. Il segreto ha prevalso così come l’insabbiamento".L’età media delle vittime è di 10 anni per le bambine e 11 per i bambini. Dei 1.880 presunti responsabili delle violenze, il 90 percento erano uomini. L’ordine St. John of God Brother è risultato il peggiore, con oltre il 40% dei membri accusati di abusi. La Commissione in questi anni ha ascoltato migliaia di sopravvissuti alle violenze. Le indagini hanno avuto per oggetto la Chiesa ma anche le scuole, gli orfanotrofi, l’esercito, le associazioni giovanili e i club sportivi.
"Queste cifre sono scioccanti, tragiche, indifendibili", ha dichiarato Francis Sullivan, capo del Truth, Justice and Healing Council della Chiesa australiana: "Questi dati, sommati a tutto quello che abbiamo sentito in questi ultimi quattro anni, non possono essere interpretati che in un solo modo: l’immenso fallimento della Chiesa cattolica d’Australia nel proteggere i bambini dagli abusi. In quanto cattolici, chiniamo umilmente il capo".
Il Vaticano ha seguito da vicino i lavori della Commissione. L’inchiesta ha coinvolto anche il cardinale George Pell, interrogato sulla presunta copertura di abusi su minori nello stato di Victoria negli anni Settanta. Secondo le testimonianze raccolte, l’età media delle vittime era di 10 anni e mezzo per le bambine e 11 e mezzo per i bambini, che rappresentano la maggioranza, e il tempo medio che intercorre tra quando si è verificato il presunto abuso e quando è stata presentata una denuncia è di 33 anni.
Dal cardinale Pell non ci sono ancora state reazioni o commenti di sorta. Solo l’arcivescovo di Sidney, monsignor Anthony Fisher ha parlato. “E’ qualcosa di straziante. Mi sono sentito personalmente scosso e umiliato da queste informazioni. La Chiesa è dispiaciuta e io sono dispiaciuto per gli errori del passato che hanno causato tanti danni e dolore. So che molto sacerdoti e religiosi pensano la stessa cosa, che come cattolici dobbiamo chinare la testa per la vergogna”.
Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 12:41
© RIPRODUZIONE RISERVATA "Fra il 1950 e il 2010 il 7% dei presunti autori delle violenze sono stati dei sacerdoti", ha spiegato Gail Furness, responsabile della Commissione. "I resoconti sono terribilmente simili, i bambini sono stati ignorati o peggio ancora puniti. Le accuse non sono state esaminate. Preti e religiosi semplicemente rimossi. Le parrocchie dove sono stati spostati non sapevano nulla del loro passato. Il segreto ha prevalso così come l’insabbiamento".L’età media delle vittime è di 10 anni per le bambine e 11 per i bambini. Dei 1.880 presunti responsabili delle violenze, il 90 percento erano uomini. L’ordine St. John of God Brother è risultato il peggiore, con oltre il 40% dei membri accusati di abusi. La Commissione in questi anni ha ascoltato migliaia di sopravvissuti alle violenze. Le indagini hanno avuto per oggetto la Chiesa ma anche le scuole, gli orfanotrofi, l’esercito, le associazioni giovanili e i club sportivi.
"Queste cifre sono scioccanti, tragiche, indifendibili", ha dichiarato Francis Sullivan, capo del Truth, Justice and Healing Council della Chiesa australiana: "Questi dati, sommati a tutto quello che abbiamo sentito in questi ultimi quattro anni, non possono essere interpretati che in un solo modo: l’immenso fallimento della Chiesa cattolica d’Australia nel proteggere i bambini dagli abusi. In quanto cattolici, chiniamo umilmente il capo".
Il Vaticano ha seguito da vicino i lavori della Commissione. L’inchiesta ha coinvolto anche il cardinale George Pell, interrogato sulla presunta copertura di abusi su minori nello stato di Victoria negli anni Settanta. Secondo le testimonianze raccolte, l’età media delle vittime era di 10 anni e mezzo per le bambine e 11 e mezzo per i bambini, che rappresentano la maggioranza, e il tempo medio che intercorre tra quando si è verificato il presunto abuso e quando è stata presentata una denuncia è di 33 anni.
Dal cardinale Pell non ci sono ancora state reazioni o commenti di sorta. Solo l’arcivescovo di Sidney, monsignor Anthony Fisher ha parlato. “E’ qualcosa di straziante. Mi sono sentito personalmente scosso e umiliato da queste informazioni. La Chiesa è dispiaciuta e io sono dispiaciuto per gli errori del passato che hanno causato tanti danni e dolore. So che molto sacerdoti e religiosi pensano la stessa cosa, che come cattolici dobbiamo chinare la testa per la vergogna”.