Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Torino 34/6 Tra giovani prostitute e magrebini
commuove la ricerca di un padre fantasma

Venerdì 25 Novembre 2016

LES DERNIERS PARISIENS di Hamè Bourokba e Ekoué Labitey (Concorso)
– Appena uscito dopo due anni dal carcere, grazie alla disponibilità del fratello che gli offre un lavoro nel suo bar a Pigalle, il magrebino Nasser vorrebbe cambiare vita e ristabilire un contatto con una realtà più fattiva e serena, così come Arezki vorrebbe lasciare la capitale e trasferirsi in Provenza. Ma cambiare vita non è semplice ed essere onesti in un contesto generalmente malsano è un’operazione assai complicata, spesso fallimentare. Il lato oscuro di Parigi, la sua realtà infernale, dalla quale tutti vorrebbero fuggire, a due passi dai percorsi turistici. Regia nervosa, ritmo rappato, lo sguardo su una comunità turbolenta e pronta ad esplodere. La coppia di registi gira un film sincero e partecipato, certo non originale, ma riesce ad arrivare al cuore pulsante di chi non vuole farsi schiacciare per sempre. Nel pessimismo generale, il sorriso di due fratelli che forse stanno finalmente imparando a volersi bene. Voto: 6,5.
TURN LEFT TURN RIGHT di Doug Seok (Concorso)
– Tra la Cambogia di ieri (le rovine di Agkor) e quella di oggi (l’affollata capitale Phnom Penh), una ragazza continua a perdere il lavoro per svagata partecipazione, accudendo il padre morente e sognando un’altra realtà, dove la musica abbia il sopravvento. Un film ipnotico, pop, affascinante e misterioso che lo statunitense-coreano Doug Seok costruisce come un concept album di 12 tracce. Tra ricordi affettuosi e una quotidianità precaria, arriva lo scatto decisivo della commozione, specie nella seconda parte, quando il mare aggiunge un ulteriore luogo emblematico a una storia che fortunatamente resta inafferrabile. Voto: 7.
LES FILS DE JEAN di Philippe Lioret (Festa mobile)
– Il parigino Mathieu, separato con un figlio, viene informato dal Canada che suo padre, che non ha mai conosciuto, è morto. Parte quindi per Montreal per conoscere anche i fratelli, nati da un’altra donna regolarmente sposata dal genitore-fantasma. Ma non sempre la realtà è quella che appare. Un film sulle identità che scombina più volte le carte dei rapporti, con una sorpresa finale. Lioret firma una eccellente storia, scritta e interpretata ad alti livelli, destrutturando ogni sicurezza, ma lasciando aperta una porta alla commozione più vera e profonda. Tra distanze e separazioni, ma anche autentiche sparizioni, sono il silenzio e gli sguardi a dominare, a raccontare. Ultima mezzora da lacrimoni, con un’asciutezza del narrare esemplare. Tra le cose migliori del festival. Voto: 7,5.
FIXEUR di Adrian Sitaru (Festa mobile)
– Un giornalista francese, aiutato da un mediatore rumeno nell’ambito televisivo, cerca di ottenere un’intervista esclusiva con una minorenne rimpatriata da Parigi, dove era costretta a prostituirsi. La conferma della splendida (ormai lunga) stagione del cinema rumeno, che continua a confrontarsi con dilemmi morali che spingono a chiedersi dove sia il confine tra informazione-denuncia e cinismo ossessionato dallo scoop, ma anche tra adolescenza violata e adesione a tale schiavitù. Un film teso e duro, capace di arrivare al cuore del problema. Voto: 7,5.
  Ultimo aggiornamento: 18:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA