«Sta per scoppiare una bomba alla
Fincantieri» e inneggiano ad Allah

Sabato 12 Novembre 2016 di Paola Treppo
Un cantiere navale alla Fincantieri di Monfalcone
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MONFALCONE (Gorizia) - Avevano fatto scattare un allarme bomba facendo una telefonata dove, inneggiando ad Allah, dicevano che un ordigno sarebbe esploso all'interno dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone. La chiamata aveva portato all'immediata attivazione del piano di emergenza e poi, della bomba, non era stata trovata alcuna traccia. Allora è partita un'indagine per procurato allarme che ha portato alla denuncia di due cittadini monfalconesi che lavorano in questa zona. 

A individuarli sono stati i carabinieri del Nucleo investigativo e del Nucleo Informativo del Comando provinciale di Gorizia. Sono stati denunciati 2 monfalconesi, di 31 e 37 anni, per procurato allarme. I fatto risalgono al 23 settembre quando era giunta al 112, nella Centrale operativa del Comando provinciale dei Carabinieri di Gorizia, una telefonata anonima. La chiamata preannunciava per il pomeriggio di quello stesso giorno l’esplosione di una bomba all’interno dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone. Ma alla fine, dopo le accurate ispezioni delle forze dell’ordine e del personale della security di Fincantieri, con l’adozione di tutte le precauzioni necessarie, l’allarme era rientrato. 

Le successive indagini, condotte dal personale dell’Arma, hanno consentito di raccogliere numerosi elementi di responsabilità a carico dei due monfalconesi, attualmente dipendenti di una società che opera presso i cantieri navali. Nella telefonata anonima, fingendosi cittadini arabi e inneggiando ad Allah, avevano riferito di essere a conoscenza che alcuni connazionali avrebbero fatto deflagrare un ordigno esplosivo collocato all’interno di una delle navi da crociera in costruzione nello stabilimento Fincantieri di Monfalcone. Nella giornata di giovedì 10 novembre, i carabinieri hanno fatto una perquisizione a casa dei due indagati e hanno trovato e sequestrato il telefono cellulare utilizzato per fare la telefonata anonima; al telefonino, cui intanto era stata tolta la scheda telefonica, si era risaliti attraverso minuziose indagini. L'operazione è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Gorizia, in particolare dal sostituto procuratore Valentina Bossi.   
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