Rocchetta, Chiavegato e i due
ex Serenissimi: gli arrestati

Mercoledì 2 Aprile 2014
Franco Rocchetta
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Il più conosciuto è senz'altro Franco Rocchetta, 67 anni il 12 aprile prossimo, che è stato l'ideatore della Liga Veneta.



Franco Rocchetta è in Veneto quello che Gianfranco Miglio è stato considerato per la Lega Lombarda. Il fondatore negli anni '80 della Liga Veneta - «la madre di "tutte le leghe" come la definì Giorgio Lago - l'uomo cui tutti gli irredentisti hanno sempre guardato, è ora in carcere, arrestato dai carabinieri del Ros assieme agli altri 23 secessionisti accusati di aver fatto parte dell'associazione "Alleanza", con finalità di terrorismo ed eversione. Secondo i magistrati volevano rifare (ma in modo «più serio») l'assalto armato in Piazza San Marco che nel maggio 1997 fece conoscere la questione veneta in tutto il mondo. «Per sette ore la Repubblica Veneta è stata ricostituita», aveva detto all'epoca Rocchetta, commentando l'impresa degli otto del campanile.



Una vita politica lunghissima quella di questo signore di 66 anni, nato a Venezia e residente a Colle Umberto (Treviso), che preferisce usare la 'lingua veneta' anziché l'italiano, e ha sempre ammirato i sistemi federali e chi si batte per i territori. Una storia non sempre lineare: da giovane è stato iscritto al Pri, poi al Pci, ha militato in Lotta Continua. Nel '68 partecipò ad un viaggio con alcuni leader post-fascisti nella Grecia dei Colonnelli, e questo gli valse l'accusa di essere un ordinovista, cosa che ha sempre fermamente negato.



«Ho sempre manifestato e posto in atto idee e comportamenti ispirati al dialogo ed al bene comune, antimilitaristi e democratici, non sono mai stato né nazionalista né estremista», diceva solo qualche settimana fa. Negli anni '70 è l'ideologo del progetto che dieci anni più tardi lo vedrà tenere a battesimo, assieme alla moglie, Marilena Marin, la Liga Veneta, che più tardi si unirà alla Lega Lombarda per formare nel 1989 la Lega Nord di Umberto Bossi e Miglio. Marilena Marin ne sarà la presidente.



Ma i veneti in quegli anni restano in una posizione di secondo piano rispetto ai lombardi, ed il fiero e irrequieto Rocchetta prenderà via via le distanze, venendo infine espulso dal Carroccio nel 1994. «È un berlusconiano, vada con Berlusconi», commenta tranchant il senatur. Franco Rocchetta in quell'epoca è già alla seconda legislatura parlamentare, con la Lega Nord. Passerà a fine '94' nel gruppo dei Federalisti e Liberaldemocraticì di Raffaele Costa, quindi entrerà nel primo Governo Berlusconi, come sottosegretario agli esteri. Infine, dal '95, l'ultima avventura a Montecitorio, deputato di An.



In questi ultimi 40 anni Rocchetta è stato un fiero sostenitore della continuità della Repubblica Serenissima, ma da diverso tempo aveva abbandonato la scena politica attiva.
Vi è rispuntato, a sorpresa, solo poche settimane fa, con il 'boom' mediatico del referendum indipendentista on line nel quale i venetisti di Gianluca Busato hanno detto d'aver raccolto oltre 2,3 milioni di voti. Tutti ancora da dimostrare sul piano formale. Mentre si proclamava la rinascita della 'Repubblica Veneta', il 'patriota' Rocchetta - il copyright è di Mario Borghezio - era presente sul palco di Piazza dei Signori a Treviso. Quella gente che sventolava bandiere con il Leone di San Marco, e quei numeri altisonanti sul referendum, rappresentavano per Rocchetta una «autentica e pacifica rivoluzione morale», un «popolo sovrano che si manifesta e fa sentire la sua voce». Non sapeva che anche la sua 'voce', al telefono, veniva ascoltata dagli investigatori del Ros che stavano per far scattare il blitz anti-secessione.






Lucio Chiavegato, al di là di Franco Rocchetta, è il big e nome illustro del gruppo: anima del movimento dei forconi è alla testa dell'associazione la Life (Liberi imprenditori federalisti europei), con sede a Conegliano (Treviso), nata del 1994 e che lui guida dal maggio 2013 dal falegname veronese.



Chiavegato, 49 anni compiuti l'8 febbraio scorso, chiama alla rivolta contro il sistema «vessatorio, burocratico e fiscale, che pretende solo di sfruttare chi produce». Nel mirino ci sono dunque la guardia di finanza, l'Agenzia delle entrate ed Equitalia. Chiavegato ha anche stilato un promemoria con 10 regole per affrontare i finanzieri in caso di controlli. «Siamo stanchi di malaffare, tasse e leggi che strangolano le imprese».



Putin idolo. Dice di non votare più nessuno, si considera un deluso della Lega e ora è un autonomista convinto. Come punto di riferimento politico ha il presidente russo Vladimir Putin, «perché decide e non si inchina e difende il proprio Paese».

Sul sito di Chiavegato, si trovano le sue idee indipendentiste per il Veneto, mentre l'annuncio della protesta del 9 dicembre è stato dato da un suo videomessaggio dal titolo «L'inizio della fine».



In carcere anche altri 6 veronesi come Chiavegato. Sono: Patrizia Badii nata a Scandicci (Firenze) il 20 novembre 1963; Tiziano Lanza, nato a Bovolone il 23 settembre 1961; Andrea Meneghelli, nato a Isola della Scala il 5 marzo 1966; Corrado Turco nato a Isola Rizza il 24 agosto 1967 residente a Bovolone; Renato Zoppi nato a Monteforte d’Alpone il 16 giugno 1957; Elisabetta Adami, nata a Villafranca di Verona l’8 febbraio 1947.



Gli ex Serenissimi. Gli altri grossi nomi dell'inchiesta sono Luigi Faccia e Flavio Contin - entrambi padovani, 59 e 71 anni - visto che i magistrati hanno documentato come «alcuni militanti dell'organizzazione si siano adoperati per reperire armi leggere attraverso dei contatti con la criminalità albanese, da destinare ai membri dell'organizzazione». Nel progetto dell'Alleanza, secondo gli investigatori, «oltre alla liberazione di piazza San Marco, è prevista l'insurrezione degli strati delle popolazioni del nord-Italia maggiormente esasperati dalla crisi economica, con la creazione di ambasciate presso Paesi amici, già individuati nella Serbia e nella Svizzera, al fine di ottenere un formale riconoscimento internazionale».



Nell'azione del maggio di 17 anni fa agirono con altri 6 Serenissimi padovani e veronesi: Gilberto Buson, Cristian Contin, Antonio Barison, Luca Peroni, Moreno Menini e Andrea Viviani. Giunsero a Venezia, poco dopo mezzanotte, all'imbarcadero del Tronchetto, per imbarcarsi verso la loro destinazione: alcuni in tuta mimetica e armati di un fucile mitragliatore Beretta Mab 38, residuato bellico della 2. guerra mondiale, ma funzionante e con un finto autoblindo e lo dirottarono su piazza San Marco.
Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 13:43

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