Contro il salva Roma tenaglia Renzi-Napolitano, Letta amareggiato

Venerdì 27 Dicembre 2013 di Alberto Gentili
Contro il salva Roma tenaglia Renzi-Napolitano, Letta amareggiato
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​Il governo ha sbagliato. Letta doveva fermarsi prima, come noi gli avevamo chiesto, ed evitare di mettere la fiducia su un decreto-porcata che alla fine ha abbandonato. Matteo Renzi non tenero con il premier. E per una volta la stroncatura del neosegretario del Pd trova palazzo Chigi in serio imbarazzo. Indifendibile, o quasi. Perché mai nella storia repubblicana un governo aveva posto la fiducia su un decreto, per poi ritirarlo meno di ventiquattr’ore dopo. Perché dietro alla rovinosa marcia indietro c’è la scomunica di Giorgio Napolitano, che su quel provvedimento «impresentabile» e «stravolto» rispetto alla versione originaria, non ha voluto apporre la propria firma. E perché il passo indietro nasconde il terrore di un clamoroso scivolone: oggi, a causa delle vacanze di Natale, la maggioranza poteva fare harakiri. Affondata dalle assenze dei propri deputati e dall’ostruzionismo delle opposizioni.



L’AVVERTIMENTO

C’è da dire che Renzi aveva avvertito per tempo Letta. Prima aveva bocciato la norma sul gioco d’azzardo definendola «una porcata». Poi sabato 21, due giorni prima che il governo ponesse la fiducia, aveva mandato a bussare alla porta del ministro Dario Franceschini una delegazione composta dal capogruppo Roberto Speranza, dal portavoce Lorenzo Guerini e dal relatore Angelo Rughetti. I tre erano latori di una richiesta secca: «Ritirate il decreto salva-Roma». Spiegazione: «La norma sulle slot-machine è impresentabile ed è gravissimo che sia stato cancellato il divieto di “affitti d’oro” per la pubblica amministrazione. In più il provvedimento è stato caricato di marchette vergognose e inaccettabili». La risposta di Franceschini, secondo quanto riferito dai renziani, è stato un altrettanto perentorio: «Non se ne parla, il decreto va approvato. Ma correggeremo le storture». Poi, però, è arrivato il fragoroso stop del Quirinale.

Adesso Renzi ha buon gioco a bacchettare il governo. Sport, per altro, a lui molto gradito nonostante l’appello di Letta a siglare il “patto della new generation”. Parlando con i suoi, il neosegretario parla di «incidente evitabile». «Il decreto nella sua impostazione originaria andava bene», è il ragionamento di Renzi, «poi il Senato vi aggiunto vagoni impresentabili, come quello sulle slot e quello sugli affitti d’oro su sollecitazione del sottosegretario Giorgetti e del Tesoro. E nonostante gli avvertimenti, il governo ha posto la fiducia, salvo poi ritirare il provvedimento». Insomma, «è stata scritta una brutta pagina».



L’AMAREZZA DEL PREMIER

Letta, che ha ricevuto lo stop di Napolitano al telefono la vigilia di Natale mentre era a Pisa con la famiglia, è descritto «amareggiato» e «un tantino irritato». Non tanto per la bacchettata di Renzi: «Effettivamente si poteva capire per tempo come andava a finire ed evitare la fiducia», ammettono a palazzo Chigi. Quanto per lo «scempio» compiuto in Parlamento. «Ci aspettavamo un contributo di senatori e deputati, non una corsa a infarcire il decreto di marchette clientelari», aggiungono nell’entourage del premier. E Franceschini ricorda: «L’ho detto anche in Aula che era necessario un approfondimento sui criteri di omogeneità e di urgenza di alcune norme inserite nel salva-Roma». Peccato però che mettendo la fiducia, il governo sul decreto ha messo anche la faccia.
Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 13:42

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